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interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...

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sole con il nome <strong>di</strong> Tonatiuh (‘vai per illuminare e per scaldare’) e fece spuntare la<br />

prima aurora; gli dei che stavano fissando il cielo ai quattro punti car<strong>di</strong>nali la videro<br />

sorgere ad est. Tecucitzecatl, che invitato prima <strong>di</strong> lui a gettarsi nel fuoco, aveva<br />

esitato, seguì ora il suo esempio e, <strong>di</strong>venuto la luna, sorse anche egli ad est: per<br />

attenuare il suo splendore uno degli dei gli gettò un coniglio in faccia, la cui<br />

impronta, secondo gli Aztechi, sarebbe la sagoma oscura che si vede al centro<br />

dell’astro. Ma il sole e la luna erano ancora immobili nel cielo e <strong>di</strong> conseguenza la<br />

luce e il calore <strong>di</strong>ventarono insopportabili: solo dopo che tutti gli dei, riluttanti ma<br />

incalzati da Tonatiuh, ebbero sacrificato se stessi e dopo che Ehecatl (altro nome <strong>di</strong><br />

Quetzalcoatl) ebbe soffiato e risoffiato, i due astri furono collocati nelle loro orbite<br />

<strong>di</strong>urna e notturna. 28<br />

La stella del mattino (Venere) era Tlahuizcalpantecuthli.<br />

L’inverno e i fred<strong>di</strong> del nord trovavano a loro volta personificazione in<br />

Tezcalipotla (‘specchio fumante’), <strong>di</strong>o dell’Orsa Maggiore, che era anche signore<br />

della morte. 29<br />

La pioggia era impersonata dal <strong>di</strong>o Tlaloc, ‘colui che fa germogliare’, che era anche<br />

signore dell’al<strong>di</strong>là e aveva per simbolo l’albero della vita. Il nome deriva da tlalli,<br />

‘terra’ e dal suffisso oc, che implica ‘qualcosa che giace sopra la superficie’, con<br />

allusione alla vista familiare delle nuvole che sorgono dal canyon e si addensano<br />

intorno alle vette durante la stagione delle piogge, ed è sicuramente azteco. Tuttavia,<br />

il culto del <strong>di</strong>o della poggia è uno dei culti più antichi e universali della Mesoamerica:<br />

l’idea <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o della tempesta, identificato con i luoghi sacri delle vette delle<br />

montagne e con la pioggia generatrice <strong>di</strong> vita era presente in varie civiltà<br />

precolombiane. Abbiamo già visto come fosse presente nella civiltà Maya, che<br />

attribuiva a questa <strong>di</strong>vinità il nome <strong>di</strong> Chac; ma la troviamo anche nella precedente<br />

civiltà messicana <strong>di</strong> Teotihuacan (200-900 d.C.), come attesta il fatto che la maschera<br />

<strong>di</strong> Tlaloc dagli occhi sporgenti era onnipresente in quella antica città. Il <strong>di</strong>o era<br />

rappresentato con denti a forma <strong>di</strong> pettine sporgenti dalla mascella superiore. Questa<br />

caratteristica esprime simbolicamente il potere fertilizzante della pioggia, fenomeno<br />

naturale che presso tutte le civiltà agricole arcaiche è raffigurato con un insieme <strong>di</strong><br />

linee a forma <strong>di</strong> pettine, laddove la linea trasversale in<strong>di</strong>ca le nuvole mentre quelle<br />

verticali, che da essa si <strong>di</strong>partono, raffigurano le strisce tracciate dalle gocce <strong>di</strong><br />

pioggia. 30 Chi nelle cerimonie impersonava Tlaloc indossava la sua maschera<br />

caratteristica, il copricapo <strong>di</strong> penne d’airone e spesso portava uno stelo <strong>di</strong> grano o una<br />

bacchetta a forma <strong>di</strong> fulmine; un altro simbolo era un vaso rituale pieno d’acqua.<br />

Luogo sacro della <strong>di</strong>vinità era la vetta del monte Tlaloc. 31<br />

Sorella e compagna <strong>di</strong> Tlaloc era Chalchiuhtlicue (‘colei che porta la gonna <strong>di</strong><br />

giada’), che era dea dell’acqua freatica, i cui luoghi sacri erano le sorgenti, i torrenti, i<br />

canali d’irrigazione e gli acquedotti: il più importante <strong>di</strong> questi siti si trovava a<br />

28 Sahagun 1575-77, vol 7<br />

29 Bellinger 2004, p.51.<br />

30 Biedermann 2004, p.405<br />

31 Townsend 2001, pp. 129-30<br />

31

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