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interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...

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nemici-belva ma che egli stesso, a sua volta nemico del proprio nemico, doveva<br />

essere, perlomeno in guerra, come una belva, con le sue caratteristiche <strong>di</strong> coraggio,<br />

forza e aggressività.<br />

Questa dualità del rapporto del guerriero con sé stesso è evidente in alcuni riti <strong>di</strong><br />

iniziazione dei guerrieri del mondo ‘indoeuropeo’: dall’istituzione spartana della<br />

crypteia, per la quale il giovane aspirante guerriero veniva inviato per un certo tempo<br />

sulle montagne per condurre una vita da lupo, 15 alle <strong>di</strong>fficili e violente prove <strong>di</strong><br />

‘animalesco’ coraggio dei popoli germanici e scan<strong>di</strong>navi. Ma il vivere da lupo era<br />

anche una caratteristica <strong>di</strong> una specie <strong>di</strong> guerrieri-belva scan<strong>di</strong>navi, i bersekr<br />

(letteralmente ‘pelle d’orso’) e gli ulfhednar (‘manto <strong>di</strong> lupo’), 16<br />

temuti e<br />

coraggiosissimi, oppure dei mitici ‘cinocefali’ longobar<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui parla Paolo Diacono,<br />

dalla testa <strong>di</strong> lupo, fortissimi in guerra e bevitori <strong>di</strong> sangue umano 17 . Tra l’altro già<br />

Tacito aveva parlato dei costumi dei Catti, tribù germanica stanziata sulla destra del<br />

Reno, al limite meri<strong>di</strong>onale della Selva Ercinia, l'attuale Assia, dove i giovani<br />

guerrieri venivano iniziati attraverso una loro trasformazione rituale in animale<br />

selvatico e dove alcuni guerrieri continuavano per tutta la vita a condurre una vita<br />

ferina: 18<br />

E’ fra i Catti comune a tutti una costumanza che presso altri popoli germanici s'incontra bensì, ma<br />

rara, e solo per iniziativa singola: ed è, non appena entrati in pubertà, <strong>di</strong> lasciar crescere capelli e<br />

barba, e non <strong>di</strong>smettere codesto abito, consacrato a un voto <strong>di</strong> valore, sino a che non abbiano ucciso<br />

un nemico. Sulla insanguinata spoglia <strong>di</strong> questo si radono il capo, e allora soltanto considerano <strong>di</strong><br />

avere degnamente corrisposto, per sé per la patria per i parenti, al beneficio della vita ricevuta. Gli<br />

ignavi e gli imbelli se ne rimangono col loro selvatico aspetto. Ogni più ar<strong>di</strong>to porta altresì<br />

(umiliante emblema) un braccialetto <strong>di</strong> ferro a mo’ <strong>di</strong> catena, che solo la morte <strong>di</strong> un nemico varrà a<br />

spezzare. Codeste acconciature piacciono alla maggior parte dei Catti, e vi sono tra essi quelli che<br />

incanutiscono sotto tali segni, mostrati a <strong>di</strong>to ai nemici e ai compagni. Tutti i combattimenti sono<br />

iniziati da costoro, primi sempre in linea, sempre spaventosi a vedersi, dacché neppure in pace<br />

<strong>di</strong>stendono il volto a più miti <strong>di</strong> espressioni. Non si danno cura della casa, né del campo, né d'altro;<br />

ovunque sia rechino trovano da sfamarsi: pro<strong>di</strong>ghi dell'altrui, del proprio fatti sprezzanti, sinché la<br />

intorpi<strong>di</strong>ta vecchiaia fiacchi in essi tanto rigore <strong>di</strong> vita.<br />

D'altronde Tacito sottolinea come i Catti siano dei ‘veri’ guerrieri, nel senso che<br />

mentre «gli altri [vanno] in battaglia, i Catti vanno alla guerra». 19<br />

Il guerriero aveva la consapevolezza <strong>di</strong> far parte <strong>di</strong> una particolare razza dotata <strong>di</strong><br />

capacità fisiche e morali ‘bestiali’: la netta attitu<strong>di</strong>ne alla guerra <strong>di</strong> rapina, alla<br />

violenza e, dato importante per il nostro <strong>di</strong>scorso, l’appetito smodato.<br />

15<br />

Plutarco, Lyc. 28.<br />

16<br />

Per i besekr e gli uomini-lupo germanici cfr. F. Car<strong>di</strong>ni, cit. p. 77 passim e P. Galloni, Il cervo e il lupo, Roma-Bari,<br />

1993, pp. 44-45.<br />

17<br />

Nel racconto <strong>di</strong> Paolo Diacono (Historia Langobardorum, I,11) il Longobar<strong>di</strong> fanno credere che nelle loro schiere vi<br />

fossero questi mitici mostri, che peraltro si credeva esistessero effettivamente: nel Liber monstruorum de <strong>di</strong>versis<br />

generibus, anteriore al IX sec., si parla dei cinocefali come “esseri dalla testa <strong>di</strong> cane, che non possono <strong>di</strong>re una parola<br />

senza interrompersi ed abbaiare, mescolando latrati e <strong>di</strong>scorso. E non gli uomini imitano, allorché mangiano carne<br />

cruda, ma gli stessi animali” (cfr. l’e<strong>di</strong>zione del Liber a cura <strong>di</strong> Corrado Bologna, Bompiani, Milano, 1977, p. 51).<br />

18<br />

Tacito, Germania, 31<br />

19 ibid. 30.<br />

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