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interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...

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L’INTERPRETAZIONE DEI FENOMENI NATURALI NELLE OPERE DI<br />

CESARE PAVESE<br />

<strong>di</strong> Daniele Monacchini<br />

Nelle opere <strong>di</strong> Cesare Pavese è evidente la presenza del mito pur se l’autore agì<br />

nell’ambito <strong>di</strong> una cultura che privilegiava l’adesione alla realtà (Vittorini, Fenoglio,<br />

e, in parte, anche Calvino). Pavese, inoltre, nonostante il suo carattere e la<br />

propensione alla solitu<strong>di</strong>ne e al non far gruppo (‘il <strong>di</strong>sgrupparsi’ lo chiamava), sentì<br />

profondamente l’impegno nell’Italia del dopoguerra, come attivista nell’ambito della<br />

cultura, lavorando presso Einau<strong>di</strong> e nella <strong>di</strong>ffusione della letteratura americana con le<br />

traduzioni <strong>di</strong> Steinbeck e <strong>di</strong> Wiliam Faulkner.<br />

Frutto <strong>di</strong> queste due esperienze sono i Dialoghi con Leucò. In essi Pavese mescola<br />

la sua più intima esperienza <strong>di</strong> vita con l’apporto culturale e con il sottile filtro<br />

speculativo del tempo mitico, dell’inconscio e del sogno (in un <strong>di</strong>alogo costante con<br />

Freud, Frazer, De Martino, Jung e Kerényi). Dall’analisi testuale emerge come in<br />

Pavese i <strong>fenomeni</strong> <strong>naturali</strong> costituiscano lo sfondo delle vicende sin dall’alternarsi <strong>di</strong><br />

mattina, mezzogiorno e sera, nei testi poetici, nei Dialoghi con Leucò fino alla Casa<br />

in Collina. Data l’ampiezza degli argomenti ho scelto <strong>di</strong> concentrarmi sull’analisi del<br />

momento del meriggio, ossia quel momento della giornata nel quale il sole è allo<br />

zenit.<br />

Il meriggio nella storia della letteratura da sempre si è imposto come il momento<br />

della giornata maggiormente carico <strong>di</strong> significati, il più inquietante ricco <strong>di</strong> figure.<br />

Spesso il mezzogiorno è stato visto come l’ora degli spiriti che corrisponde<br />

esattamente alla mezzanotte. Esso indubbiamente è un’ora critica, <strong>di</strong> passaggio,<br />

l’unica nell’arco della giornata come afferma Caillois (1988) in cui, essendo il sole<br />

allo zenit, non esiste più l’ombra e l’anima pari all’ombra risulta essere esposta a<br />

gran<strong>di</strong> pericoli.<br />

Il tema narrativo del mezzogiorno (d’ora in poi tema meri<strong>di</strong>ano) nelle sue<br />

molteplici e complesse accezioni compare nell’opera <strong>di</strong> Cesare Pavese, il quale<br />

sensibile alle suggestioni del mito e della letteratura ad interesse etnologico recupera<br />

in gran parte delle sue opere questa tematica strettamente collegato a quello della<br />

natura. Il momento meri<strong>di</strong>ano in Pavese <strong>di</strong>venta la cifra attraverso la quale è possibile<br />

comprendere il valore della vita legata al bisogno <strong>di</strong> recuperare una <strong>di</strong>mensione<br />

mitica. Il mito così in Cesare Pavese è uno degli elementi più significativi della sua<br />

produzione letteraria, ciò che permette <strong>di</strong> fissare e <strong>di</strong> definire le sue originarie<br />

intuizioni sulla infanzia e sulla vita. In Feria d’Agosto Pavese afferma che«…un<br />

mito è sempre simbolico; per questo non ha mai un significato univoco, allegorico,<br />

ma vive <strong>di</strong> una vita incapsulata che, a seconda del terreno e dell’umore che l’avvolge,<br />

può esplodere nelle più <strong>di</strong>verse e molteplici fioriture». 1 La collina, tante volte citata<br />

dall’autore è il luogo privilegiato del mito; le Langhe nella narrativa pavesiana sono<br />

popolate da suici<strong>di</strong>, maniaci sessuali, assassini e piromani (cfr. La luna e i falò). La<br />

collina <strong>di</strong>venta luogo mitico e la raffigurazione delle vicende, che in essa si svolgono,<br />

1 Pavese 1973, p. 141<br />

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