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interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...

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La mitologia come la conosciamo noi, non può essere la protagonista degli stu<strong>di</strong><br />

sugli Etruschi, dunque, perché le fonti <strong>di</strong>rette che li riguardano sono scarsissime e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficile interpretazione. Eppure, questo popolo ha lasciato traccia delle sue credenze<br />

attraverso i suoi luoghi <strong>di</strong> culto ancora oggi visitabili. Non stiamo parlando <strong>di</strong><br />

sontuosi templi né delle tombe <strong>di</strong>pinte; faremmo l’errore <strong>di</strong> confondere il mondo<br />

ctonio con il periodo <strong>di</strong> influenza greca; al contrario, ci stiamo riferendo ai secoli<br />

‘sconosciuti’ <strong>di</strong> epoca villanoviana e protostorica. Saranno questi a darci le maggior<br />

informazioni sulla loro mitologia, o meglio, sulle credenze che avrebbero potuto<br />

portare (e che hanno portato) ad una produzione letteraria mitologica ricca e varia.<br />

La loro religiosità era nota fin da epoca romana, anzi era uso <strong>di</strong>re ‘religioso come<br />

un etrusco’ e Livio infatti li designa come: (V 1, 67) «gens ante omnes alias eo magis<br />

de<strong>di</strong>ta religionibus, quod excelleret arte colen<strong>di</strong> eas» (popolo che fra tutti gli altri si<br />

de<strong>di</strong>cò particolarmente alle pratiche religiose, in quanto si <strong>di</strong>stingueva nel saperle<br />

coltivare).<br />

Protagonista assoluta <strong>di</strong> questa religiosità rimarrà sempre, per gli Etruschi, anche <strong>di</strong><br />

epoca orientalizzante, anche sotto la dominazione romana, la natura, le sue<br />

manifestazioni, i suoi luoghi. Fonti classiche per quanto appena affermato sono<br />

poche, eppure, in<strong>di</strong>rettamente, anche loro danno ragione a quanto l’archeologia<br />

protostorica sta facendo emergere dagli scavi.<br />

Ne è testimonianza il fatto che, le <strong>di</strong>vinità greche, pur essendo protagoniste assolute<br />

<strong>di</strong> tutta la ceramografia e della pittura etrusca, così come siamo abituate a conoscerle,<br />

non sono le uniche protagoniste; infatti, nella loro arte c’è tutta una serie <strong>di</strong> dèi, geni<br />

e figure, non ancora ben identificati, che <strong>di</strong> greco e antropomorfico hanno ben poco.<br />

Inoltre, molta della ceramografia e pittura <strong>di</strong> artisti etruschi mostra una mitologia<br />

greca alterata da contaminazioni, incongruenze e intersezioni <strong>di</strong> elementi locali come<br />

le numerose figure mostruose e demoniache che hanno da sempre caratterizzato l’arte<br />

etrusca: dalla tomba dell’Orco ai vasi bronzei protostorici con danze rituali (quasi<br />

tribali) attorno a mostri dalla testa informe, dal mito dell’eroe che combatte con<br />

l’arma <strong>di</strong> un vomere, al mostro dalla forma <strong>di</strong> lupo che salta fuori da un pozzo.<br />

Accanto ai maggiori esseri <strong>di</strong>vini, personalizzati dell’Olimpo ellenico, dunque,<br />

persistono figure e concezioni sopran<strong>naturali</strong> in<strong>di</strong>gene, collegi <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinità oscure e<br />

misteriose, delle quali il numero ed il nome stesso erano sconosciuti. Inoltre, anche<br />

gli stessi <strong>fenomeni</strong> <strong>naturali</strong> erano protagonisti della loro religiosità e non solo come<br />

manifestazione <strong>di</strong> volontà <strong>di</strong>vina, come accade con il fulmine ed il tuono, ma gli<br />

stessi luoghi <strong>naturali</strong>, quali cavità, sorgenti e fiumi, erano considerati venerabili o<br />

ad<strong>di</strong>rittura luoghi atti a ricevere sacrifici umani.<br />

A tutto questo quadro, infine, va aggiunta l’etrusca <strong>di</strong>sciplina dalla quale non si<br />

può prescindere perché assoluta signora <strong>di</strong> tutta la letteratura classica che ebbe come<br />

tema il popolo degli etruschi. Essa ha come punto <strong>di</strong> partenza la ricerca scrupolosa<br />

della volontà <strong>di</strong>vina attuata con tutti i mezzi, dei quali i più importanti sono la lettura<br />

del fegato (aruspicina) e l’interpretazione dei fulmini (cheraunoscopia). I romani<br />

erano perfino spaventati dal potere degli aruspici etruschi, tanto che, già in epoca<br />

repubblicana, autori come Cicerone si sono trovati a dover demonizzare l’arte<br />

dell’arusipicina ed a farla <strong>di</strong>ventare semplice superstizione, benché le cose non<br />

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