interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
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ichiama un importante passo: « […] E certamente, se la beneficenza <strong>di</strong>vina volesse<br />
darci dei consigli, sarebbe più degno <strong>di</strong> essa il darceli più chiari mentre vegliamo, che<br />
più oscuri mentre sogniamo». 34<br />
Il capitolo si conclude con una citazione da Leone imperatore:<br />
Leone imperatore <strong>di</strong>ce che Leone Affricano 35 “rigettò l’astrologia … l’arte <strong>di</strong> conoscere il futuro per<br />
mezzo dei sogni, ed altre simili fogge <strong>di</strong> presagire e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care, con tutto ciò che può servire <strong>di</strong><br />
ostacolo alla utile provvidenza <strong>di</strong> Capitano”.<br />
Si conclude così il Capo quinto Dei sogni. Iniziato, come si è visto, con<br />
l’invenzione leopar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fantasia elevato a para<strong>di</strong>gma universale, il<br />
capitolo procede con citazioni tra le più varie, soprattutto da autori antichi, da<br />
Microbio a Niceforo Gregora, da Omero a Virgilio, da Eliodoro allo Scholiastes <strong>di</strong><br />
Apollonio, ad Argonaut., da Aristofane a Teocrito a Luciano, in Bis Accusatus, seu<br />
For., da Plauto a Plutarco, da Petronius Arbiter ad Apuleio, citazioni che aprono uno<br />
scorcio sull’eru<strong>di</strong>zione mirabile e, il più delle volte, come pare, <strong>di</strong> prima mano, <strong>di</strong><br />
Leopar<strong>di</strong> giovinetto su autori greci e latini.<br />
Tra i temi più avvincenti richiamati dall’autore, l’incubatio, il Favismo e la<br />
multiforme gamma <strong>di</strong> superstizioni legate ai sogni.<br />
Leopar<strong>di</strong> prende relativamente le <strong>di</strong>stanze da leggende e miti quando questi siano<br />
palesemente ‘errori popolari’: in nome <strong>di</strong> un razionalismo cattolico ancora<br />
marchigiano e abbastanza papalino, cerca <strong>di</strong> riportare a spiegazioni oggettive e<br />
razionali <strong>fenomeni</strong> <strong>naturali</strong> erroneamente interpretati in chiave mitologica.<br />
Accanto a indubbi valori poetici, con scorci narrativi <strong>di</strong> una certa suggestione, il<br />
capitolo quinto del Saggio è importante per il suo valore documentario sulla cultura<br />
del giovane Leopar<strong>di</strong>.<br />
Ma mi ero riproposto <strong>di</strong> chiarire ed evidenziare anche, come accennato all’inizio,<br />
attraverso questa analisi, in che modo e in quali forme il mito, nella sua prima fase,<br />
quella delle ‘favole antiche’, sia presente a Leopar<strong>di</strong>, in questo Capo quinto del<br />
Saggio: abbiamo visto alcuni richiami interessanti.<br />
Lo sviluppo stesso della scrittura leopar<strong>di</strong>ana procede secondo la prospettiva del<br />
mito classico in veste antica, anche se con sensibilità nuova, la prospettiva che<br />
ritroveremo in tanti spunti mitologici nelle Canzoni e, para<strong>di</strong>gmaticamente, in Alla<br />
primavera o delle favole antiche.<br />
In questa fase, a <strong>di</strong>fferenza del Monti che, riflettendo sui miti antichi, si ferma ad<br />
elementi esterni, c’è invece in Leopar<strong>di</strong> coscienza precisa della lontananza storica e<br />
quin<strong>di</strong> anche esistenziale del mito.<br />
Nel 1818, quando nel Discorso <strong>di</strong> un italiano intorno alla poesia romantica<br />
Leopar<strong>di</strong>, appena ventenne, espone la sua definizione <strong>di</strong> mito e ferma in essa le linee<br />
della sua poetica, chiarendo la sua posizione relativamente alla polemica in corso tra<br />
34 In nota 233 (83 Bronzini) Leopar<strong>di</strong> scrive: Illud enim requiro, cur si Deus ista visa nobis providen<strong>di</strong> causa dat, non<br />
vigilantibus causa det, quam dormientibus: sive enim externus, et adventitius pulsus animos dormientium commovet,<br />
sive per se ipsi animi moventur, sive quae causa alia est cur secundum quietem aliquid videre, au<strong>di</strong>re, agere videamur:<br />
eadem vigilantibus esse poterai … Fuit igitur <strong>di</strong>vina beneficentia <strong>di</strong>gnus, cum consuleret nobis, clariora visa dare<br />
vigilantibus, quam obscuriora per somnium. Cicero, De <strong>di</strong>vinat. Lib. II.<br />
35 In nota 234 (84 Bronzini) si legge: Leo imperator, Tactic. Cap. 20, num. 80.<br />
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