interpretazioni mitologiche di fenomeni naturali - Centro ...
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Sembra <strong>di</strong> riu<strong>di</strong>re per certi aspetti Leopar<strong>di</strong> a queste parole, cariche <strong>di</strong> uno spessore<br />
evocativo. Anche là dove Pavese nel suo <strong>di</strong>ario in<strong>di</strong>ca i focherelli visti dal treno<br />
lungo la pineta <strong>di</strong> Viareggio, segno <strong>di</strong> un’esperienza avvenuta, carica <strong>di</strong> mistero e che<br />
si rivive, anzi si scopre «sempre una seconda volta». Si attua un tempo ritrovato, e un<br />
ripresentarsi del significato rilevante, cioè un «reincarnarsi in ripetizioni»<br />
emblematiche, «così come la festa ricelebra il mito e insieme lo instaura come se ogni<br />
volta fosse la prima». 45<br />
C’è dunque un gusto preciso dell’incorporeo, che costituisce un «legame» (per <strong>di</strong>rla<br />
alla Bruno) fra momenti lontani, e gusto del Divino o <strong>di</strong> Dio (magari in un senso<br />
laico, come il Dio <strong>di</strong> Rilke), che viene da determinate circostanze o da siffatti<br />
<strong>fenomeni</strong> <strong>naturali</strong>, appunto il fulmine. Che si ammantano <strong>di</strong> un’atmosfera <strong>di</strong><br />
suggestione e <strong>di</strong> Mito, inteso come esperienza o evento singolare, tale che si stacca<br />
dall’episo<strong>di</strong>co e dal <strong>fenomeni</strong>co e mira a un ristabilirsi <strong>di</strong> quell’esperienza ‘lontana’<br />
<strong>di</strong> cui non ci si è resi abbastanza conto (Pavese), esperienza esemplare, valida per il<br />
significato <strong>di</strong> là dal fatto in sé, per i messaggi attivi su un’onda <strong>di</strong> pensiero: il suo<br />
riflettere sugli elementi normativi dell’esistenza, su come riscontrarli nel nostro<br />
percorso, appunto la Vigna, la Collina, la Luna, i Falò, elementi simbolo <strong>di</strong> uno stare<br />
in relazione con le esperienze avute e in svolgimento. Così lo stesso impalpabile, che<br />
ci serpeggia <strong>di</strong> tra le mani (quando privo <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>camenti, come <strong>di</strong> un riferimento<br />
para<strong>di</strong>gmatico).<br />
L’incorporeo, che nel giovane e maturo Leopar<strong>di</strong> attrae in modo pressante nelle<br />
parole commosse dell’abbozzo all’Inno ai Patriarchi,<br />
A me si rallegra e si <strong>di</strong>lata il core, o ch’io ti [Abramo] rimembri sedente ec. o che ec. ec. Idd<strong>di</strong>o o<br />
per se, o ne’ suoi Angeli, non isdegnava ne’ principii del mondo <strong>di</strong> manifestarsi agli uomini, e <strong>di</strong><br />
conversare in questa terra colla nostra specie. Era lo spirito <strong>di</strong> Dio nel vento, e nel fuoco ec. V.<br />
quel che la Scritura <strong>di</strong>ce d’un’apparizione <strong>di</strong> Dio ad Elia in spiritu aurae lenis: e quella a Mosè nel<br />
roveto ardente senza consumarsi. I nostri padri lo sentivano come a passeggiare a <strong>di</strong>porto sul<br />
vespro ec. (Genesi) E parlava loro: e la sua voce usciva dalle rupi e da’ torrenti ec. Le nubi, le<br />
nebbie, le piante erano abitate dagli Angeli che <strong>di</strong> tratto in tratto si manifestavano agli occhi<br />
umani. 46<br />
Situazione che si riduce, man mano che crescono le colpe e l’infelicità, così «tacque<br />
la voce viva <strong>di</strong> Dio, e il suo sembiante si nascose agli occhi nostri, la terra cessò <strong>di</strong><br />
sentire i suoi pie<strong>di</strong> immortali, e la sua conversazione cogli uomini fu troncata». 47<br />
Considerato anche il trasporto emotivo <strong>di</strong> tale pensiero, è evidente la tensione <strong>di</strong><br />
Leopar<strong>di</strong> a <strong>di</strong>re, ad affermare, proprio a stabilire una realtà altrimenti precaria,<br />
perdentesi.<br />
Realtà comunque problematica, dai molteplici aspetti, specie se confrontata fra<br />
antico e moderno, fra meri<strong>di</strong>onale e settentrionale, e magari rapportata agli assur<strong>di</strong><br />
della società, quella «stretta» e troppo ‘vicina’ o non abbastanza ‘lontana’, dove<br />
45 Pavese 1979, p. 142.<br />
46 Leopar<strong>di</strong> I 1997, p. 470.<br />
47 Ivi, p. 471.<br />
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