Gemma Del Carlo - Coordinamento Toscano delle Associazioni per ...
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conosciuto nel suo luogo di cura. Ritengo che molti DSM nella loro attuale organizzazione e<br />
funzione e con il loro centralismo tecnico non sono servizi utili alla comunità, non si vedono gli<br />
atti concreti. Esistono senz’altro es<strong>per</strong>ienze importanti, movimenti, suggerimenti e dibattiti<br />
ricchi, ma manca un approccio e una buona pratica condivisa che ne esprima la crescita e la<br />
diffusione. Psichiatria di comunità non è un’idea, penso che il suo ruolo dovrebbe essere<br />
quello di intercettare tutte quelle sofferenze e disagi, favorendo la conoscenza e<br />
l’avvicinamento ai servizi. Non posso immaginare una psichiatria di comunità che non tenga<br />
conto dei bisogni primari degli utenti e dei familiari e non vedere nelle sue pratiche ordinarie<br />
un’attenzione alla dimensione dell’abitare, del lavoro e della socialità, fermo restando che le<br />
pratiche psico-farmacologiche ambulatoriali sono importanti, ma non bastano. E’ quindi<br />
opportuno fare una riflessione sulla psichiatria di comunità in un confronto in particolare sui<br />
servizi della riabilitazione e dell’inclusione sociale. Un altro aspetto importante è l’impatto con<br />
la struttura, il modo di fare accoglienza, il luogo dove avviene l’incontro con la struttura che<br />
<strong>per</strong> la <strong>per</strong>sona che soffre il disagio e la sua famiglia sono momenti molto importanti. Sono<br />
proprio i primi minuti e i primi scambi che influiscono sui <strong>per</strong>corsi di cura. La presa in carico è<br />
un termine troppo spesso abusato, mentre una buona presa in carico dovrebbe essere<br />
conoscenza reale della <strong>per</strong>sona e della famiglia, piena condivisione dei <strong>per</strong>corsi di cura,<br />
coinvolgimento dell’utente e della sua famiglia nel senso della responsabilizzazione.<br />
Ieri si è avuto un incontro con la società della salute di Prato, dove abbiamo discusso di<br />
diverse situazioni e abbiamo a<strong>per</strong>to uno sportello a Prato <strong>per</strong> fare accoglienza, in quanto è<br />
importante che quando si arriva al Dipartimento a ricevere le <strong>per</strong>sone ci sia un familiare o un<br />
utente. Grazie.<br />
<strong>Gemma</strong> <strong>Del</strong> <strong>Carlo</strong><br />
Grazie a <strong>Carlo</strong> e chiamiamo adesso il Dott.Serrano.<br />
Dott. Mario Serrano<br />
Molte <strong>delle</strong> cose le ha detto molto efficacemente Paolo Martini e non sto a ripetere; volevo<br />
fare tre sottolineature come proposta, la prima è questa: nella relazione della <strong>Del</strong> <strong>Carlo</strong> si è<br />
fatto, secondo me giustamente, con forza riferimento al progetto <strong>per</strong>sonalizzato <strong>per</strong>ché la<br />
qualità deve scaturire da qualcosa che dà i suoi frutti. E’ lì che vanno a confluire una serie di<br />
problemi che sono il punto di vista degli utenti, degli o<strong>per</strong>atori, dei familiari, la questione <strong>delle</strong><br />
risorse e <strong>delle</strong> reti e quant’altro. Aggiungo solo una questione: oltre al facilitatore sociale, a<br />
Livorno stiamo s<strong>per</strong>imentando la figura degli utenti intervistatori, ricercatori con qualche<br />
risultato confortante. Credo che questa sia una strada molto ricca che debba essere<br />
sviluppata. La seconda questione è invece un punto che generalmente ci mette in crisi ed è la<br />
riduzione fortissima di risorse <strong>per</strong> i progetti s<strong>per</strong>imentali della Regione. Visto che siamo in<br />
Toscana e ci possiamo <strong>per</strong>mettere il lusso di essere molto chiari e molto franchi,<br />
bisognerebbe mettere sul tavolo cosa funziona e cosa no utilizzando lo strumento della<br />
valutazione, e possiamo dire che i progetti s<strong>per</strong>imentali sono stati uno dei meccanismi migliori<br />
che la Regione Toscana ha usato in tutti questi anni <strong>per</strong> incrementare l’innovazione; credo<br />
inoltre sia fondamentale affrontare il problema dell’autismo dentro un assetto di risorse più<br />
chiaro. Mi unisco a quanto detto relativamente al 2010 come data troppo in là, in quanto già<br />
nel 2008 sono arrivate le richieste. Grazie<br />
<strong>Gemma</strong> <strong>Del</strong> <strong>Carlo</strong><br />
Grazie e passiamo la parola a Kira Pellegrini.<br />
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