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Gemma Del Carlo - Coordinamento Toscano delle Associazioni per ...

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Io ritengo importante ragionare di queste situazioni, in quanto, mi risulta che sul territorio<br />

nazionale ci sia un proliferare di nuove associazioni di familiari del tipo “vittime della legge180”<br />

E penso che questo nuovo governo farà di tutto <strong>per</strong> modificare, o abolire la 180. Come<br />

sapete nel nome della sicurezza hanno iniziato con i Rom, le prostitute e la “caccia” al<br />

diverso. E il diverso domani potrebbe essere il portatore di problemi psichiatrici. Può darsi<br />

che al primo fatto di cronaca di un certo impatto emotivo o di una violenza <strong>per</strong>petrata da<br />

<strong>per</strong>sona con disturbo psichico, nel nome della sicurezza si inizi una campagna contro la<br />

Legge 180.<br />

I problemi non sono pochi. Presa in carico, <strong>per</strong>corsi di cura condivisi, mancanza di <strong>per</strong>sonale<br />

e di risorse nei servizi, <strong>per</strong>si di vista, non collaboranti, stigma e pregiudizio, lavoro, abitare, e<br />

l’elenco sarebbe molto lungo.<br />

E mi chiedo, oggi il disagio psichico come è visto dall’immaginario collettivo?.<br />

E il suo luogo di cura il DSM, come è conosciuto?<br />

La popolazione in generale, ha idee molto confuse e insufficienti, non solo sul disagio<br />

psichico, ma anche sull’esistenza e l’organizzazione dei servizi di salute mentale. Io ritengo,<br />

che molti DSM nella loro attuale organizzazione e funzione, con il loro centralismo tecnico,<br />

non sono servizi di psichiatria di comunità, di cui tanto si parla, ma di cui troppo spesso non si<br />

vedono nelle pratiche quotidiane gli atti coerenti e conseguenti. Esistono sicuramente<br />

es<strong>per</strong>ienze importanti, movimenti suggerimenti dibatti ricchi. Ma manca complessivamente un<br />

approccio, una buona pratica condivisa che ne esprima il radicamento. La crescita, la<br />

diffusione.<br />

Psichiatria di comunità, non è un’ idea. Penso che, il suo ruolo dovrebbe essere quello di<br />

intercettare tutte quelle sofferenze e situazioni di disagi psicolabili, favorendo la conoscenza<br />

e l’avvicinamento ai servizi.<br />

Non posso immaginare una psichiatria di comunità che non tenga conto dei bisogni primari, di<br />

utenti e familiari e non veda nelle sue pratiche ordinarie un’attenzione alla dimensione<br />

dell’abitare, del lavoro e della socialità. Fermo restando, che le pratiche, psico-farmaco-<br />

ambulatoriale, sono importanti, ma da sole non bastano. Quindi è opportuno fare una<br />

riflessione sulla psichiatria di comunità, in un confronto in particolare sui servizi di riabilitazione<br />

e di inclusione sociale<br />

Uno dei momenti più importanti “cittadino servizio” è l’impatto con la struttura quindi il modo di<br />

fare accoglienza.<br />

Il luogo dove avviene “l’incontro” con la struttura e la <strong>per</strong>sona che soffre il disagio e la sua<br />

famiglia è un momento molto importante. Sono proprio i primi minuti, i primi scambi che poi<br />

influiscono nei <strong>per</strong>corsi di cura. Ritengo, che questo sia il passaggio principale tra il possibile<br />

utente, la sua famiglia e il servizio, avendo vissuto questo momento in prima <strong>per</strong>sona.<br />

Ma penso anche a tutte quelle volte che l’utente e la sua famiglia ritornano al servizio<br />

La presa in carico.<br />

Troppo spesso queste due parole, secondo il mio giudizio, e non solo come familiare, ma<br />

anche come Presidente di una Associazione di familiari, dai racconti e dalle lamentele che mi<br />

vengono fatte, emerge chiaro che queste parole (presa in carico) sono abbastanza abusate.<br />

• Una buona presa in carico dovrebbe essere: conoscenza reale della <strong>per</strong>sona e della<br />

sua famiglia, piena condivisione dei <strong>per</strong>corsi di cura, coinvolgimento dell’utente e della<br />

sua famiglia, nel segno della responsabilizzazione, favorendo l’empowerment in un<br />

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