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Se nell’urina viene escreta una media di 5 µg/L di Cr in 36 ore e il volume totale di<br />

urina nello stesso tempo è 2 litri, per via urinaria vengono in tutto escreti 10 µg di Cr,<br />

ossia il 27.8% della dose assorbita.<br />

Quindi, 100 – 8 – 27.8 = 64.2% del Cr inalato persiste all’interno del corpo.<br />

L’efficienza dell’esalazione rispetto all’escrezione per via urinaria sarebbe 2.9/10 =<br />

29%, chiaramente più bassa di circa 3.5 volte ma non trascurabile.<br />

7.4 Un modello che riassume i tre studi<br />

Alla luce dei due studi presentati, è possibile formulare un modello che tenga conto dei<br />

dati raccolti in vivo sui lavoratori esposti (Figura 22).<br />

Quando il Cr(VI) arriva a contatto con il lining fluid bronco-alveolare, tre fenomeni<br />

chimici competitivi tra loro a livello cinetico si attivano:<br />

- La riduzione: Cr(VI) viene ridotto a Cr(III) direttamente nel lining fluid, ma con<br />

un’efficienza relativamente bassa (circa il 50% a fine turno, con persistenza di<br />

Cr(VI) anche 48 ore dopo l’esposizione.<br />

- L’assorbimento: Cr(VI) non ridotto viene quindi assorbito a livello della mucosa<br />

e può quindi superare le membrane cellulari delle cellule epiteliali del polmone,<br />

provocando effetti tossici ed infiammatori (come mostrato dai due biomarcatori<br />

di stress ossidativo considerati: H2O2 e MDA).<br />

- L’esalazione: Cr(VI) e Cr(III) derivanti dal lining fluid bronco-alveolare<br />

possono essere esalati. L’esalazione può quindi rappresentare una via di<br />

escrezione non trascurabile di Cr dal corpo umano, in particolare dalle vie aeree<br />

(vedi paragrafo precedente). Da questo punto di vista, dunque, Cr nel CAE può<br />

essere visto come un buon indicatore di dose interna polmonare e rappresentare<br />

quindi un biomarcatore di esposizione a livello locale, aggiungendo quindi<br />

informazioni fondamentali a quelle fornite dal tradizionale monitoraggio<br />

biologico in sangue e urina.<br />

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