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Le concentrazioni di metalli tossici nel CAE possono anche essere visti come marcatori<br />

di dose, in quanto la loro tossicità dipende dalla loro concentrazione polmonare. E’ per<br />

esempio noto che l’esposizione a Cd è in relazione con lo sviluppo dell’enfisema<br />

(Hendrick, 2004), probabilmente perché Cd è in grado di inibire la produzione delle<br />

proteine del tessuto connettivo (Tatrai et al., 2001). D’altra parte, diversi sintomi e<br />

malattie polmonari sono state messe in relazione all’esposizione a Cd (paragrafo 5.3).<br />

Anche se gli effetti pneumotossici del Pb sono relativamente poco studiati (paragrafo<br />

5.4), è possibile che il Pb, che ha alta affinitità per i gruppi sulfidrilici e causa quindi<br />

una riduzione del glutatione cellulare, possa avere un’azione sinergica con altri metalli<br />

tossici a livello polmonare, aggravandone gli effetti.<br />

E’ importante notare come lo studio dei metalli tossici nel CAE possa essere usato per<br />

studiare la relazione tra pneumotossicità ed esposizione a particolato ambientale, poiché<br />

gli elementi metallici possono modulare gli effetti tossici di PM2.5 (cioè, particelle con<br />

diametro inferiore a 2.5 micron) e PM10 (cioè, particelle con diametro inferiore a 10<br />

micron) soprattutto per quanto riguarda lo stress ossidativo (MacNee and Donaldson,<br />

2003) e sembra esistere una relazione tra l’esposizione a particolato ambientale e la<br />

mortalità dovuta a malattie respiratorie (Donaldson and MacNee, 2001; Lagorio et al.,<br />

2006; MacNee and Donaldson, 2000).<br />

10. Conclusioni<br />

Per la prima volta in letteratura, il CAE è stato usato per investigare l’esposizione acuta<br />

e a lungo termine a Cr(VI) e per fare ipotesi sulla dose interna assorbita a livello<br />

dell’organo bersaglio. Il Cr-CAE come biomarcatore di esposizione correlava poi coi<br />

livelli di due biomarcatori di stress ossidativo misurati sempre nel CAE, evidenziando<br />

come il CAE possa essere utilizzato per studiare le interazioni tra il tessuto polmonare e<br />

i metalli pneumotossici in lavoratori esposti, rafforzando i dati pubblicati su Co e W<br />

(Goldoni et al., 2004).<br />

Inoltre, lo sviluppo di un metodo per misurare il Cr(VI) nel CAE e lo studio della sua<br />

cinetica di riduzione mette in evidenza la grandissima potenzialità di questo fluido nel<br />

monitoraggio delle dosi al bersaglio e nel possibile studio degli effetti di elementi di<br />

transizione pneumotossici inalabili anche con diversi stati di ossidazione. Studi sui<br />

livelli di Cr in diversi compartimenti del sangue ci ha poi permesso di fare ipotesi anche<br />

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