dolore paziente pediatrico - Age.Na.S.
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20 F. Benini, L. Manfredini, P. Papacci<br />
entità del proprio <strong>dolore</strong>. Nei bambini più grandi si ricorre alle scale con le<br />
facce (foto o disegni) che, per la loro immediatezza, possono essere comprese<br />
e utilizzate dal bambino con facilità. Nei ragazzi in età scolare si ricorre<br />
a strumenti più analitici che richiedono abilità cognitive più complesse (numeri<br />
o linee).<br />
Scale di eterovalutazione. Persone diverse dal bambino (genitori/operatori sanitari)<br />
valutano e danno una misurazione del <strong>dolore</strong> provato dal bambino stesso.<br />
Sono utili nella valutazione del <strong>dolore</strong> in bambini con handicap cognitivo<br />
e/o neuromotorio. Più limitata invece è l’efficacia diagnostica dell’eterovalutazione<br />
da parte di genitori (tendono a sopravvalutare) e/o sanitari (tendono a<br />
sottovalutare) per quanto riguarda i bambini senza problematiche neuromotorie.<br />
Gli strumenti usati sono quelli stessi dell’autovalutazione.<br />
Metodi fisiologici. Valutano l’effetto del <strong>dolore</strong> su parametri fisiologici (i più<br />
frequenti sono aumento di frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, pressione<br />
arteriosa, sudorazione palmare, riduzione della saturazione transcutanea<br />
di ossigeno). Non sono in realtà indicatori specifici di <strong>dolore</strong>, ma misurano lo<br />
stress fisico ed emozionale che al <strong>dolore</strong> si accompagna. Sono utili in pazienti<br />
ove, per età e/o situazione clinica, non è possibile applicare metodi di autovalutazione.<br />
Metodi comportamentali. Valutano le risposte comportamentali secondarie<br />
al <strong>dolore</strong>. Non forniscono una valutazione diretta delle caratteristiche qualiquantitative<br />
dello stimolo nocicettivo, ma rappresentano la risposta globale<br />
(sensoriale ed emozionale) all’esperienza dolorosa.<br />
I parametri comportamentali più utilizzati sono la postura, la mimica facciale,<br />
il movimento, il pianto, le modificazioni del ritmo circadiano (sonno, alimentazione,<br />
relazione...).<br />
La valutazione viene eseguita tramite apposite scale validate, che trasformano<br />
la globalità dei dati comportamentali (e talvolta anche fisiologici) in items numerici<br />
oggettivi (trasformano cioè dati qualitativi in dati numerici). Risultano<br />
utili in tutte le età, e soprattutto nei bambini che, per età e/o situazione clinica,<br />
non sono in grado di dare un’autovalutazione del <strong>dolore</strong> e nella misurazione<br />
del <strong>dolore</strong> cronico.<br />
Quali metodi usare nell’attività clinica e quali le “best practice” di applicazione?<br />
Sono state individuate, fra le molte a disposizione, tre scale algometriche che<br />
per efficacia, efficienza e applicabilità, risultano le più indicate per la misurazione<br />
del <strong>dolore</strong> nel bambino competente, da 0 a 18 anni (l’algometro allegato<br />
raccoglie le tre scale e permette la valutazione del <strong>dolore</strong> in tutte le età<br />
pediatriche e situazioni).