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Bufanda

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

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sei pure simpatico. Però, la sola idea che tu mi tocchi...»

«Ti capisco.»

«Davvero?»

«Al cento per cento.»

«Grazie.»

«Io, invece, posso farti una domanda?»

«Non farti problemi nemmeno tu. Capirai. Impossibile essere indiscreti

in queste condizioni...»

«Sei fidanzata?»

«Non proprio. Frequento uno conosciuto la settimana scorsa.

Niente di che. E tu?»

«Mah... sto valutando una nuova conoscenza. Però non lo so.»

«Perché?»

«È gelosa.»

«Molto?»

«Be’, mi ha detto che se ci mettiamo insieme e mi becca anche

solo a parlare con un’altra, me lo taglia con il trinciapollo...»

«Scherzi?»

«Magari.»

«Roba da matti...»

«Eh, c’è gente strana, in giro.»

«Chiamala strana.»

«Intanto il regista continua a parlare. E io continuo a non capire

cosa dice.Tu come fai?»

«Vado a orecchio.»

«E funziona?»

«Poco. Afferro una cosa su cinque. Quando va bene. Ma devo

concentrarmi al massimo.»

«Hai la pelle d’oca.»

«Vorrei vedere te.»

«Guarda che ce l’ho anch’io...»

Ma vi volete decidere?... Sono stanco di sgolarmi. Mi state facendo

ripetere la stessa cosa da ore. Ve lo dico per l’ultima volta:datevi

una mossa!

State bloccando la lavorazione del film. Manca solo la scena madre.

Se non vi decidete, non se ne fa più nulla. Anche perché dura

novanta minuti... Non so più cosa dirvi. Non so più come dirvelo. I

responsabili dei provini mi avevano parlato così bene di voi! Ragazzi

seri, educati, gentili, con voglia di fare... A vedervi non si direbbe.

O si sono sbagliati, o mi hanno raccontato delle gran balle, o li ave-

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