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Bufanda

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

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Il miracolo del santo barbiere

racconto di Vito Nicassio

illustrazione di Noemi Russo

La porta del salone da barba si aprì e si richiuse in silenzio. Filippo,

il barbiere, e la sparuta combriccola dei suoi habitué, si guardarono

sbalorditi.Vedere il Toni in giro per le vie di Castropera era

di per sé una stranezza. Ma vederlo entrare nella barberia in un pomeriggio

di martedì e chiedere barba e capelli era davvero un

evento. Era un personaggio chiuso e introverso, il Toni. La sua vita

si svolgeva nel raggio dei venti metri che intercorrevano tra la casa

dell’anziana madre con la quale conviveva e il retrobottega della

ferramenta nella quale svolgeva mansioni di magazziniere. L’unica

uscita che si concedeva al di fuori di quel raggio era per la messa

domenicale.

Venti anni addietro, però, nel pieno della sua giovinezza, il Toni

era stato tutt’altra persona. Aitante e gagliardo, la personalità istrionica,

brillante ed effervescente, aveva messo in subbuglio l’intero

borgo. Le sue beffe avevano trovato clamore finanche nei paesi viciniori.

Tutto finì quando Elena – la sua bellissima fidanzata – lo lasciò

per sposare Arturo, il figlio del farmacista. Un personaggio insulso

che più di toporagno che non di uomo aveva l’aspetto. Forse

questo particolare aveva reso ancora più cocente la frustrazione del

Toni, che da quel momento si era chiuso in se stesso, somatizzando

una smorfia di inconsolabile sofferenza. Da allora l’uomo rifuggiva

ogni contatto umano. Non aveva più né amici né interessi, a parte

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