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Bufanda

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

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va sempre con indicibile ingordigia e che adorava alla follia i dolci.

Al termine della cena trascorsi un po’ di tempo con lei. Ci divertimmo

come matti divorando un intero vassoio di pasticcini, e avremmo

continuato se non fossero finiti! Mi piace mangiare mi confessò

Laura, voglio mangiare sempre tantissimo! Quelle affermazioni

così sicure e determinate, quella serata così speciale, non mi passarono

più di mente. Da quel momento continuai a pensare a lei, mi

ero finalmente innamorato! Ma c’era un problema... Laura era una

bambina di dieci anni! Avevo perso la testa per una bambina vorace

e sorridente di appena dieci anni!

La rividi ancora. Sempre più spesso. Ne seguii la crescita veloce;

di quelle mangiate ci siamo fatti! Più cresceva, più i suoi sentimenti

nei miei confronti si trasformavano da affetto infantile in amore

vero e proprio. Quando compì diciotto anni le chiesi di sposarmi.

Accettò entusiasticamente, senza indugiare, come se l’avessi soltanto

preceduta in una proposta che avrebbe altrimenti fatto lei.

Dopo qualche mese di matrimonio Laura cominciò a ingrassare.

E più ingrassava meno mangiava. Nulla poterono le mie parole di

conforto.La rassicuravo continuamente,le dicevo che per me la sua

bellezza risiedeva in ciò che aveva dentro. Sì, dentro allo stomaco.

Tu non capisci mi diceva, non riesco nemmeno più a entrare nei

miei vestiti! Risposi che poteva stare tranquilla, perché gliene avrei

comprati di nuovi e di taglia superiore. Tuttavia la mia disponibilità

non fu assolutamente apprezzata:s’infuriò e io venni accusato di insensibilità

senza apparente motivo. Ma va da sé che gli uomini,

quando non capiscono le bizzarrie delle donne, sono sempre considerati

insensibili... Allora ho realizzato che nemmeno Laura è la

donna della mia vita e che non esisterà mai una donna della mia vita.

Ed eccomi qui. Ho sempre desiderato di morire all’improvviso,

mentre degusto un piatto di escargots à la bourguignonne: anche

questo sogno non si avvererà mai...»

A quel punto iniziò una lunga critica nei confronti delle moderne

costumanze, che temetti seriamente non sarebbe mai terminata.

Invece così si concluse: «Perché, mi chiedo, perché a questo mondo

non siamo tutti grassi?»

«Ma certo! È proprio per questo che lei non si deve buttare di

sotto! Lei deve farsi promotore di una nuova tendenza, quella di essere

tutti grassi!»

Forse non era un’idea nuova e originale, ma dovevo pur dargli

qualche ragione per non buttarsi.

«E poi guardi che acquaccia sporca!»

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