Bufanda
Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.
Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.
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stante le immense cifre spese per la soddisfazione della gola mia e
altrui.»
Scartò un’altra brioche.
«Un boccone?»
«No, grazie.»
«Qualcosa in me cambiò circa quindici anni fa... Avevo venticinque
anni. Cominciai a sentire un bisogno nuovo e incomprensibile.
Poi capii: desideravo una donna da amare e dalla quale essere amato.
L’amore insomma, un sentimento sino ad allora sconosciuto per
me. Come sconosciuta era la gelosia, se non per chi stesse mangiando
una fiorentina più grande della mia; e sconosciuta anche l’apprensione,
se non di sapere quale pietanza vi fosse per cena. Iniziarono
le mie ricerche del grande amore,della cosiddetta donna della
mia vita, quella con cui avrei condiviso una grande passione culinaria.
Frequentai dapprima alcune cuoche: se c’è qualcuno che
ama cucinare, mi dissi, probabilmente amerà anche mangiare. Mai
una deduzione fu così falsa! Feci altre conquiste. Può sembrare strano,
data la mia corpulenza, ma questa non mi intralciava affatto:
molte donne forse non mi consideravano bello ma, se non altro, allegro
e brillante. Probabilmente alcune erano interessate anche alle
mie ricchezze, magari si attendevano grandi e costosi regali, ma
saranno rimaste deluse vedendo che genere di regali facevo loro...»
«Che genere di regali?»
«Generi alimentari: salumi, formaggi, volatili...»
Dato che l’argomento regali m’interessava parecchio, pensai alla
reazione di mia moglie se per il nostro anniversario le avessi regalato
un salame... sarebbe stato di certo uno dei modi più efficaci
per avviare le pratiche del divorzio!
«Molte trovavano in me l’uomo da accudire, da portare sulla retta
via, da cambiare. Quasi sempre volevano farmi dimagrire. Io, invece,non
solo cercavo una donna che non fosse interessata alla mia
linea e, in fede mia, alcune ne ho trovate, ma che non fosse interessata
neppure alla propria! Desideravo una donna che fosse avvinta
soltanto da me e dal buon companatico. Per anni le mie ricerche
non sortirono alcun esito.
Un giorno, esattamente otto anni fa, capitai per la prima volta a
cena da alcuni amici. C’era anche la figlia, Laura. Che viso delizioso
e incantevole aveva! Non mi dilungherò oltre nel descriverla, perché
troppo grande è il dispiacere nel ricordare la sua bellezza. Dico
soltanto che mi stupì la sua incredibile voracità durante la cena.
Chiesi se si trattasse di un caso, mi confermarono che Laura si ciba-
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