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Bufanda

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

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dolore, li sopporterò con dignità, dico.

Nel frattempo i minuti passano, fuggono, ma un po’ più lenti. La

nottata è stata dura anche per loro. Il sonno sembra volere infine

sopraggiungere per accantonare in un angolo la mia inquietudine.

Gli faccio compassione, e allora mi accarezza le palpebre, così stanche,

così pesanti... Gli occhi si assopiscono... Dormo. Ma la sveglia

trilla tutto il mio terrore.

Ci siamo! La resa dei conti.

La testa ronza, gli occhi ingrommati bruciano per il riposo negato.

Il cuore pulsa lo sgomento che mi pervade. La paura si fa largo

tra le vene e circola attraverso tutto il corpo alla velocità del tempo

che passa, fugge a braccetto dei suoi minuti.

Appoggio un secondo il capo al guanciale, solo un secondo, nel

patetico tentativo di ristabilire la calma. Dicono che si soffra meno

se non si è agitati.

Sollevo la testa dal cuscino e getto un’occhiata alla sveglia. Ma

come? Da quando è suonata è già trascorsa un’ora. Quanto fuggono

i minuti, se non visti! Volano. Mi sarò appisolato. Maledizione! Devo

vestirmi in fretta e furia e uscire di casa. Che ritardo pazzesco!

Già che gli stavo antipatico. Adesso sì che il dentista s’incazza.

90

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