Bufanda
Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.
Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.
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Il grassone
racconto di French
illustrazione di Luca Bonardi
L’indomani avrei festeggiato il sedicesimo anniversario di matrimonio.Vagavo
per la città,turbato,speranzoso di trovare un’idea,l’idea
giusta: dovevo pensare a un regalo per mia moglie, che è di gusti
difficili. È quasi proibitivo riuscire a soddisfarla.
Erano da poco passate le tre di notte, l’aria odorava di broccolo,
tanto da augurarsi di non possedere l’olfatto. Mentre mi chiedevo
chi, a quell’ora, potesse mai cucinare tale ortaggio aromatizzando
l’ambiente in modo così profondo e sgradevole, vidi sul ciglio
del ponte un uomo. Alcuni fatti incontrovertibili mi indussero a credere
che si stesse suicidando: per esempio si trovava oltre la balaustra
del ponte, alla quale nervosamente si aggrappava con le mani.
Per un attimo temetti che il ciglio sul quale sostava stesse per crollare
a causa della sua considerevole massa. Non possiedo la capacità
innata di stabilire ad occhio nudo il peso di persone e oggetti,ma
se una bilancia avesse segnato per quell’individuo un peso inferiore
ai duecento chili avrei certamente sospettato un guasto. Quell’uomo
infatti era grosso come un bidone dell’immondizia, e probabilmente
ne aveva la stessa recettività alimentare. Nel buio di quella
sera, inquinato solo da qualche lampione, poche stelle e nessuna
luna, osservavo la sua sagoma cogitabonda: immagino si stesse domandando,
per l’ultima volta, se fosse proprio il caso di buttarsi. Mi
avvicinai a lui lentamente,cercando nel mio ridotto dizionario men-
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