Bufanda
Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.
Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Titino l’invincibile
racconto di Mariagrazia Di Stasi
illustrazione di Silvia Pizzi
Saruzzo Sarcinello, detto ‘u Pitturi, possedeva un gallo.
Veramente possedeva anche svariate galline, ma il gallo Titino
era il suo preferito. Un galletto corto, nero e furbacchione, dai barbagli
cremisi e dagli occhietti vispi.
Lo teneva con tutti gli onori come un fratello e meglio di un figlio,
nel pollaio dietro la casa. Ma il gallo Titino aveva un’anima gitana
e proprio non ne voleva sapere di farsi i fatti suoi nella sua iaddinara,
e se ne andava a curiosare qua e là per la via, col permesso
del suo padrone. Dirimpetto alla casa di Sarcinello stava l’abitazione
di Tano Raccuia, detto ‘u Curtu, con il quale questi aveva una serie
infinita di contrasti e rancori che risalivano alla notte dei tempi
e coinvolgevano le rispettive famiglie da generazioni e generazioni.
Ora, poiché il gallo Titino era d’animo buono e generoso, si mise
in testa di mettere pace fra i due e così prese l’abitudine di passare
e spassare sotto la finestra del Raccuia, di giorno e di notte, per
omaggiarlo di sontuose e interminabili serenate, nelle quali si produceva
a gola spiegata.
Tano Raccuia era però uomo dai gusti semplici, che si spezzava
la schiena a campare la numerosa famiglia, e poco avvezzo a gustare
i piaceri dell’arte.Non gradiva affatto le attenzioni canore del gallo
Titino e così, come fu come non fu, decise di rivolgersi alla legge
per risolvere una volta per tutte la questione. L’avvocato che inter-
37