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Bufanda

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

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cari cotto.

E se lo sarebbero anche mangiato, ma un pollo a colazione era

troppo anche per Tano ‘u Curtu.

L’avrebbero mangiato a pranzo.

Il giorno dopo nessuno parve accorgersi della sparizione del

gallo Titino. Ognuno nella strada era intento alle sue solite attività.

Verso la tarda mattinata, però, si levò alta la voce della vedova Diotiguardi:

«Amara me, l’avia dittu io che era cosa tinta. Quacchiduno

si futtiu u jaddu miu!»

«Come come?» Attisò le orecchie Tano ‘u Curtu e macari tutta

la sua famiglia, che era già assittata a tavola per mangiarsi il pollo.

«Pigliasti quello della vedova,mischina!» Disse la moglie del Raccuia.

«Muta Saruzza, e cu ci u dissi a iddu di veniri sutta la finestra

mia? Colpa sua fu. Con quel buio fitto non vitti nenti.»

Il pollo, cotto e profumato, fumava nel piatto di portata, ma ai

commensali si era chiuso lo stomaco e nessuno si azzardava a toccarlo.

Silenziosi, gli occhi sgranati, non sapevano che fare.

In quel mentre fuori, sotto la finestra, si levò alto e cristallino un

canto.

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