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Bufanda

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

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di non essere solo.Si rese anche conto,con un certo imbarazzo,che

si doveva essere lasciato andare a qualche parola scomposta, come

un bambino assorto.

Posandogli una mano su una spalla, il rabbino O’Reilly disse con

voce calda e ferma: «Ricordati figlio mio: nello spazio profondo nessuno

può sentirti salmodiare.»

Burp.

Uh, troppe ciambelle. O troppo succo.

Sospetto troppe ciambelle e troppo succo.

Pausa urina, vah.

Diiii queeella pira... l’orrendooo foooco... Oh là.

Va meglio. Dunque... Rivediamo un po’...

Posandogli una mano su una spalla, il rabbino O’Reilly disse con

voce calda e ferma: «Ricordati figlio mio: anche nello spazio profondo

nessuno è mai davvero solo.»

Sì, certo... «non può piovere per sempre», «domani è un altro

giorno», «non c’è più la mezza stagione»... mi piaceva di più prima,

ma bisogna anche provare a strappare un po’ di lacrime

ogni tanto! Per il giusto pathos, eh.

«Grazie,rabbi» disse calcandosi il cappello fradicio «ma non sono

qui in cerca di conforto spirituale. Sono qui per avere la risposta.»

Silenzio. Un vago sentore di cammello umido.

«Sono stato ovunque! Ho seguito le tracce di mondo in mondo,

dai monaci di Roquartus ai saltimbanchi di Ibahjar, su Abernia, su

Qehotesu, su Pfftrp... Prhffrhtp... Prhtrppthrp... Oh, Grande Ramazza

Onnipotente!» Pat stava ora tremando, vinto dalla frustrazione e

dalla stanchezza «Mi sono trascinato questo animale puzzolente per

mezza galassia! Ora voglio sapere.»

«Figlio mio, è una lunga...»

«... maledetta storia?»

«Prego?»

«Uh, nulla. Déjà vu.»

Stupida, stupida antenna.

«C’è da fare un lavoruccio EVA, caro» dice lei con tutte le moine

del mondo. «Un lavoruccio da niente per uno come te, no?»

Puah! Donne, ne conoscono una più del diavolo, dammi retta fi-

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