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Bufanda

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

Considerate Bufanda come una sciarpa metaforica. Quindici illustrazioni per quindici racconti o, specularmente, quindici racconti per quindici illustrazioni: un intreccio variegato di trama e ordito, inorganico, forse sbilenco e inelegante, ma di certo non casuale. Una sorta di sciarpa della nonna sferruzzata. Una sciarpa da portarsi sempre appresso, valido rimedio contro il fastidioso vento gelido che sferzerà il vostro umore. E, proprio come una sciarpa, assorbirà odori, profumi, pensieri. Ogni volta che la prenderete in mano sarà, sì, tanto familiare, ma sempre diversa, sfumata, ricca di sensazioni e particolari che magari non avevate notato prima.

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drupede ruminante,quella sera c’era davvero un sacco di gente sotto

la pioggia battente, nello spazioporto di Deltholopithan IV. Sempre

che non si intenda essere troppo schizzinosi sul termine gente,

beninteso.

Patermulus Ig’neteryu Lytllodh era uno spazzino.

Uno spazzino onesto e rispettato, sissignore, come suo padre e

il padre di suo padre prima di lui...A dirla tutta il nonno spesso sosteneva

di essere stato invece un fante spaziale, ma considerato che

a volte sosteneva anche di essere stato un famoso ballerino di woocha-woocha,

un tecnico di una società eterofonica e un apribottiglie

klathuriano (di quelli verdi con il manico corto, su questo punto

il vecchio era inamovibile), Pat dubitava che alla cosa si dovesse

dare gran peso. Cosa diavolo fosse il woocha-woocha rimaneva comunque

un mistero inesplicato. Sia lodata l’Imponderabile Saggezza

della Grande Ramazza Onnisciente.

Va bene, insomma: le idee del nonno non erano più limpide come

un tempo, ma anche lui era uno spazzino rispettabile. Che diamine,meglio

un vecchio spazzino mezzo rimbambito che uno spazzino

bagnato fino alle ossa in uno spazioporto di frontiera in compagnia

di un cammello pulcioso. Anche senza consultare il Manuale

dello Stile della Corporazione Pangalattica degli Spazzini,Pat

avrebbe scommesso la sua ultima camicia pulita (la quale, per inciso,

si trovava ben ripiegata in un cassetto a quindicimila parsec di

distanza) che la situazione fosse molto in basso nella Scala della Rispettabilità

(pagina 127, appena prima del capitolo Conosci La

Raccolta Differenziata Che È In Te, da sempre uno dei suoi preferiti).

Che cosa non avrebbe dato per essere a casa ad ascoltare una

storia strampalata del nonno!

«Darei volentieri te, maledetto figlio di una dromedaria.»

Il cammello ricambiò il suo cipiglio imbronciato sbattendo gli

occhi con fare sonnacchioso e, Pat avrebbe giurato, vagamente irridente.

Sballottata dal vento, l’insegna sgangherata diceva:

DA ZIO RAZZO PAZZO

CUCINA INTERPLANETARIA:

SE VOI POTETE DIGERIRLO, NOI POSSIAMO CUCINARLO!

Una leggenda aleggiava attorno al locale di Zio Razzo Pazzo: si di-

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