Elevatori Magazine 1 - 2023

substances.
In order to identify the reasons that, in the case
of PVC, prompted the European Union
to consider possible restrictions on what is one
of the most widely used plastics in the world,
by virtue of its extreme versatility, it is
necessary to put oneself in the shoes of
the EU legislator who, as mentioned in
the introduction, has the protection of the
environment and European citizens as his
primary objective. It is therefore understandable
how Europe could consider as an unacceptable
risk that PVC can release extremely hazardous
compounds such as dioxins and furans during
manufacture or combustion.
This is why ECHA (European Chemicals Agency)
has recently received a formal mandate from
the Commission to conduct investigations in
preparation for the finalisation of a legislative
proposal to restrict the use of PVC.
The aim of the investigation (to be completed by
May 2023) will be to gather information on
the potential risks arising from the use
of PVC and the presence of the various additives
in PVC itself. The survey will be conducted over
the entire life cycle of PVC and will also
have to consider the socio-economic aspects of
possible alternatives to PVC and the additives
used.
It is a different case for PFAS, which represent
a large family of almost 5,000 chemical
compounds that have been widely used since
the 1950s throughout society and globally.
The problem with PFAS is their extreme
resistance to degradation, which makes them
extremely persistent, so that if released into the
environment, they will continue to accumulate
to the point of contaminating drinking water
and foodstuffs. Because of these considerations,
the competent authorities of Germany,
Denmark, the Netherlands, Sweden and Norway
agreed on the need to limit the risks arising
from the production and marketing of PFAS,
PFAS o sostanze perfluoroalchiliche.
Per individuare le motivazioni che, nel caso del
PVC, hanno spinto l’Unione europea a valutare
possibili restrizioni su quella che è una delle
materie plastiche più utilizzate al mondo, in
virtù della sua estrema versatilità, è necessario
mettersi nei panni del legislatore comunitario
che, come detto in premessa, ha come obiettivo
primario la protezione dell’ambiente e dei
cittadini europei. Si comprende quindi come
l’Europa non possa non vedere come un rischio
inaccettabile il fatto che, in fase di fabbricazione
o in caso di combustione, il PVC possa rilasciare
composti estremamente pericolosi come diossine
e furani.
Per questo motivo l’ECHA (Agenzia europea per
le sostanze chimiche) ha recentemente ricevuto
un mandato formale dalla Commissione, che la
incarica di condurre delle indagini propedeutiche
alla finalizzazione di una proposta legislativa
volta a limitare l’uso del PVC. Obiettivo
dell’indagine, che dovrà concludersi entro
maggio 2023, sarà la raccolta di informazioni sui
potenziali rischi derivanti dall’impiego del PVC
e dalla presenza dei vari additivi nel PVC stesso.
L’indagine verrà condotta sull’intero ciclo di vita
del PVC e dovrà tenere conto anche degli aspetti
socioeconomici inerenti alle possibili alternative
del PVC e degli additivi utilizzati.
Caso differente invece per i PFAS, i quali
rappresentano una grande famiglia di quasi 5.000
composti chimici ampiamente utilizzati sin dagli
anni Cinquanta nell’intera società e a livello
mondiale. Il problema dei PFAS è rappresentato
dalla loro estrema resistenza alla degradazione,
aspetto che li rende estremamente persistenti,
ragion per cui, qualora rilasciati nell’ambiente,
continueranno ad accumularsi fino a contaminare
l’acqua potabile e gli alimenti. Sulla base di tali
considerazioni le Autorità competenti di Germania,
Danimarca, Olanda, Svezia e Norvegia hanno
condiviso la necessità di limitare i rischi derivanti
dalla produzione e commercializzazione dei PFAS,
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