Elevatori Magazine 1 - 2023

“Gold, for example, is the classic safe haven
asset that increases its value when there is a
whiff of economic recession or when the economy
is plummeting, but the price of this metal, in the
last year, has risen by barely 6%; it is almost at a
standstill. Whereas copper, which had plummeted
in mid-2022, has risen again and is now stable,
despite the monetary tightening.” Another
contradiction concerns the euro-dollar exchange
rate, “which has fallen from 1.24 to 1 in a few
months, despite the fact that the EU economy is
currently stronger than the US economy”.
All these things are reflected in the Italian
scenario, as Lucio Poma explained. “The
country comes from a period of extraordinary
growth, despite being, together with Germany,
the one most affected by the effects of the
war. It grows, but becomes impoverished, i.e.
purchasing power and per capita income fall
because real wages no longer follow inflation.
Why then does a richer country become poorer?
Because Italian companies, pressurised by
energy costs and value chains, struggle to pass
on marginality to the final price and are unable
to increase wages. Consumer and business
confidence is declining, despite the fact that
employment and exports are very positive at
the moment. Are we sure that Italy will go into
recession or stagnation in 2023? My feeling
is this: if raw materials, energy and supply
chains remain in this situation, the strength of
our economy and manufacturing will make a
good 2023. If, on the other hand, prices spike
upwards again, Italy will necessarily suffer,
despite a brilliant economy,” Lucio Poma
concluded.
“L’oro, ad esempio, è il classico bene rifugio che
aumenta il proprio valore quando vi è sentore
di recessione economica o quando l’economia
sta precipitando, ma il prezzo di questo metallo,
nell’ultimo anno, è aumentato di appena il 6%;
è pressoché fermo. Mentre il rame, che era
crollato a metà 2022, è tornato a salire e ora è
stabile, nonostante la stretta monetaria”. Un’altra
contraddizione riguarda il tasso di cambio eurodollaro,
“che è sceso da 1,24 a 1 in pochi mesi,
nonostante l’economia UE sia al momento più
forte di quella americana”.
Tutto questo si riflette sullo scenario italiano,
come ha spiegato Lucio Poma. “Il Paese arriva
da un periodo di crescita straordinaria, nonostante
sia, insieme alla Germania, quello più colpito dagli
effetti della guerra. Cresce, ma si impoverisce, cioè
calano il potere d’acquisto e il reddito pro capite
perché il salario reale non segue più l’inflazione.
Perché allora un Paese più ricco diventa più povero?
Perché le imprese italiane, pressate dai costi
energetici e dalle catene del valore, fanno fatica
a riversare la marginalità sul prezzo finale e non
riescono ad aumentare i salari. Il clima di fiducia
dei consumatori e delle imprese è in flessione,
nonostante occupazione ed export siano in questo
momento molto positivi. Siamo sicuri che l’Italia
nel 2023 andrà in recessione o in stagnazione?
La mia sensazione è questa: se le materie prime,
gli energetici e le catene di approvvigionamento
resteranno in questa situazione, la forza della
nostra economia e della nostra manifattura riuscirà
a marcare un buon 2023. Se, invece, i prezzi
dovessero nuovamente schizzare verso l’alto,
l’Italia per forza di cose, nonostante un’economia
brillante, ne risentirà”, ha concluso Lucio Poma.
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