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PIÈÏIRË DE
De nemiche armi, e di bellezze amice,
Senzo trouarfra duoi fifiotti eflremi
Speronza al-men dhauer qualChe conforta.
Che fie vero è Che maifiamma eflaetta
Ch' effa di mon dAmor non ha riparo
Onde fichermir fit poffa vn gentil core:
E Je gli èveroancor Che la Diuino
ForZ1* del terzo fiel dolce o amora
Che fientir fi faccia in petto humano
Senzo sfogar non cape e lo sfogarla,
Et opre dono dette celéfli Mufle:
Detta quai amorofia gentillez^o
Et dette flàe fiue fieguaci rime
Soognunojtalia mio, quanto tu abondi:
Cheforai tu di refiigerio priuo
E difiuoco d'amor mai fiempre ardente?
Certo rinoueroil'ontico effempio
Di Semele infidice, al'hor Ch' in mezo
D'ogni fiuo gioia al troppo incenfi lume
Del celéfie amator Cener diuenne.
Beato me che i faftidi e le pêne
Di queflo vltimoetà mi fanno hor taie
Che fimile ad Amicla io dette poci
E dell ire dAmor e viuo fleuro\
Pero ne i cafi fluoi poco a me tocco
ll pianger o il cantorne ,che lontona
Si faccia e fia per me muta ogni Mufia :
Ma del fiuror di Marte che non ficherne
Seffo ne etade olcuna, onde egli impari
D'effer men crudo altrui,chi mi affleura ?
Quefli do quante parti, e conquali armi
Di che debil cagion,guerre afpre efiorti
Fulminarfioglia,e tutte ad anta e flratio
Del belcorpo djtalia,$? delfiuo nome,
Quafi indegna non fia dogni fiuo pena,
Non è d'eflranivn fol che non intenda,
Ne membro alcuno in leiihegianon fienta,
S che àflentir non fia ,fc per coflume
Stimar fl puote il ver dell' auuenire,
Ail haro d'onde thauran modi e parole
Di virgineo pudor,dorba vecchiezzas
Di fanciulli , di madri egre innocent^
Che fien?a la diuino compognio
Dell' vna almendi tante aimefiorelle,-
Che alla mortalito noftra fiouuegna
Ronsard.
Sperino di trouar qualche pietode ?
ijif
Pouera Italia mia ! patria mio cara \
Potrio mio génitrice ond' io conofico
( Gratia e mené di Dm ) tutto il mio bene:
Tu degnamente già fofti Regina
Detta terra e del mare per tutte quatro
Parti del Mondo :ede tuoifigli humant
Fatti per virtu lor etemi è diui,
Moite sfiereceleftiornar ficleui:
Per te le Çreche Mufe volentieri
Stdendo in ripa hor di Teuere , hor d'Arné
Nouellamente in non men zentilvoce
Che prima vdiffe già Pin do c Parndfo,
Impararo à cantor Toflco e Romano.
Hor vi fi tacer à fie non chefiorfe
Aile Veliquiedc noflri alti accentî
Jterando i lorfiuon in guifio d'Eccho],
Alcun di noi fiarà qualche rifipofta :
Pouera Italia mia , ma datti pace
Per ch' hai bene^ond' ancora chefie U glorid
Di ambtdue le fiue lingue andar fl vede l
Dietro ail' altra,dctt' arme} elle va inparte
Che lfluo efilio fiarà libero e lieto.
Régna hora in lei quella vna inclita Donna±
Natural noflra carne, e fpirito efingue
Di Fioren?a cor tuo, che madré effèndo
Di tanti Re non pur nati ma eletti,
Non è per tutto cio ne mai fiu fichiffa,
An?i vuol pur con quel detta corona
Sempre il titolhauer defferti figlia.
A lei d'ogni virtu figliuola e madré
Tal fie te voi nel dir dette fiue laudi
Nobil R o N z A R D', quoi voile Alefiandrô
Che fuffe à lui Profitde ey Apelle
Gran moeflri diflile, e di pennetto,
Onde l'intaglio l'vn, l'altro'l dipinfèj
Dunque à cantor di lei corne fluggetto
Pari ail' altezz4 > dette voflre voce
Dotandoui fia voidi mutuagloria,
frederfidee ch'ognun via fpetti e chiami.
Io certo fi, ch' effendo infieme aggiunti
Pernotura e per gratia Italia e Froncis
In queflo aima diuino , io fin fleura
Che l'armonio del noflro altero canto
Non le feompagnerà nette fiue rime.
Ê E E e ee e
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