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17 Sulla barca del Concilio. Un un vescovo - Parrocchia di santa ...

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con<strong>di</strong>zione la libertà e <strong>di</strong>gnità dei fi gli <strong>di</strong> Dio, per legge il comandamento<br />

nuovo, per fi ne il Regno.<br />

Dobbiamo chiederci ora come e in che misura la dottrina conciliare è<br />

entrata nel tessuto vivo <strong>del</strong>la Chiesa fi no a creare <strong>un</strong>a nuova mentalità o,<br />

quanto meno, <strong>un</strong> modo nuovo <strong>di</strong> porsi <strong>di</strong> fronte ai problemi <strong>del</strong>la missione,<br />

così come ora si vanno confi gurando. Per <strong>un</strong>a risposta adeguata manca <strong>un</strong>a<br />

documentazione suffi ciente, ma si possono ugualmente fare alc<strong>un</strong>i rilievi e<br />

considerazioni.<br />

Innanzitutto l’acquisizione <strong>del</strong>la dottrina conciliare avviene lentamente:<br />

questa è <strong>un</strong>a regola che vale non solo per il <strong>Concilio</strong> Vaticano II. I processi<br />

<strong>di</strong> revisione <strong>del</strong>la mentalità e perfi no <strong>del</strong>le abitu<strong>di</strong>ni sono sempre faticosì: la<br />

prassi or<strong>di</strong>naria tende a risolversi in norma e quin<strong>di</strong> a ricevere giustifi cazioni a<br />

sostegno, anzichè esser chiamata in questione. A render più lenta l’accoglienza<br />

<strong>del</strong>la dottrina <strong>del</strong> Vaticano II hanno concorso altri motivi. Sono d’avviso che<br />

certe interpretazioni <strong>un</strong>ilaterali <strong>di</strong> alc<strong>un</strong>i testi, la marcata sottolineatura fra il<br />

prima e il dopo-<strong>Concilio</strong>, lo stesso parlare <strong>del</strong> <strong>Concilio</strong> in termini generici<br />

hanno <strong>di</strong> fatto rappresentato <strong>un</strong> ostacolo al cammino <strong>del</strong>la dottrina nel corpo<br />

<strong>del</strong>la Chiesa e alla sua accoglienza nelle com<strong>un</strong>ità.<br />

La dottrina, poi, che riguarda la missione sembra aver incontrato le<br />

prime resistenze proprio là dove ci si sarebbe atteso <strong>un</strong>a buona ricezione.<br />

Mi riferisco agli istituti religiosi missionari o aventi missione che pure tanti<br />

meriti hanno avuto ed hanno tuttora. Forse il loro stesso “carisma”, l’esser<br />

stati, <strong>di</strong> fatto, l’espressione concreta <strong>del</strong>la missione <strong>del</strong>la Chiesa, quasi a loro<br />

<strong>del</strong>egata, rende più arduo prender coscienza che la Chiesa nel suo insieme,<br />

ogni Chiesa è per natura sua missionaria e quin<strong>di</strong> deve impegnarsi non solo<br />

nella cooperazione con Chiese sorelle, ma anche nell’evangelizzazione dei<br />

popoli dove il Vangelo non è ancora stato ann<strong>un</strong>ciato.<br />

Sono <strong>di</strong>ffi coltà più <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne psicologico che <strong>di</strong> altra natura, aggravate talora<br />

da <strong>un</strong> calo <strong>di</strong> vocazioni le cui cause tuttavia sono da ricercarsi nel contesto<br />

culturale nel quale viviamo. Il ruolo degli Istituti missionari resta com<strong>un</strong>que<br />

- e lo sarà in futuro - fondamentale per l’opera <strong>del</strong>la evangelizzazione. Il loro<br />

carisma resta <strong>un</strong>a ricchezza per la Chiesa e per tutti <strong>un</strong> invito a guardare a<br />

tali istituti con profondo senso <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne. Non solo, ma il loro apporto è<br />

insostituibile proprio anche ai fi ni <strong>di</strong> formare <strong>un</strong>a nuova coscienza missionaria.<br />

Se mi sono permesso questo rilievo non è certo con intenzione critica; non<br />

sarebbe infatti corretto misconoscere l’impegno degli Istituti missionari sia<br />

per <strong>un</strong>a loro revisione interna sia per <strong>un</strong> inserimento più organico ed <strong>un</strong>a<br />

collaborazione effettiva nelle Chiese locali.<br />

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