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17 Sulla barca del Concilio. Un un vescovo - Parrocchia di santa ...

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Gesù sul regno, si esprime sempre in prospettive <strong>un</strong>iversalistiche. Il Regno<br />

<strong>di</strong> Dio non pone limiti e non ha frontiere: è aperto a tutti i popoli e a tutti gli<br />

uomini. Il popolo <strong>di</strong> Israele (le pecorelle perdute <strong>del</strong> popolo <strong>di</strong> Israele, come<br />

si esprime Gesù) vi è convocato per primo, ma il Regno non gli appartiene<br />

in esclusiva. Israele ha assolto il suo ruolo: esso era chiamato a preparare<br />

gli ultimi giorni, era la porta d’ingresso che Dio aveva scelto per entrare nel<br />

tempo definitivo e nella creazione, il veicolo <strong>di</strong> accesso al mondo tutto: ora<br />

questo è compiuto e il tempo <strong>di</strong> Israele è finito, inizia il tempo nuovo <strong>del</strong><br />

popolo nuovo. Anche la sua f<strong>un</strong>zione profetica è finita: la profezia d’ora in<br />

poi non è più privilegio esclusivo <strong>di</strong> <strong>un</strong> popolo, ma <strong>un</strong> dono <strong>di</strong> tutti. Israele<br />

sarà popolo <strong>di</strong> Dio a patto che si integri nel popolo nuovo che ha le <strong>di</strong>mensioni<br />

<strong>del</strong>la umanità e l’ampiezza <strong>di</strong> tutta la storia.<br />

Da quando è apparsa «l’umanità e la misericor<strong>di</strong>a <strong>del</strong> Salvatore Nostro<br />

Gesù Cristo» tutti i popoli, «quelli che vengono dall’Oriente e dall’Occidente,<br />

sono chiamati a sedersi a mensa con Abramo e con Isacco e con Giacobbe».<br />

Ogni visione particolaristica e povera <strong>del</strong> regno è lontana dal pensiero <strong>di</strong> Gesù.<br />

Ness<strong>un</strong>o può sequestrarlo in proprio: è per tutti. Non sorprende perciò che il<br />

messaggio <strong>di</strong> Gesù abbia potuto incontrare l’opposizione <strong>del</strong>la Sinagoga, e in<br />

genere <strong>del</strong>le piccole sette, arroccate nelle loro tra<strong>di</strong>zioni e nelle loro certezze<br />

e <strong>del</strong>use ora nelle loro speranze. Sono proprio quelle certezze e quelle mal<br />

riposte speranze che Gesù intende mettere in crisi. La certezza che ann<strong>un</strong>cia<br />

non ha sede nella sola intelligenza <strong>del</strong>l’uomo, nè è fatta a misura <strong>di</strong> uomo, ma<br />

si ra<strong>di</strong>ca sulla Parola <strong>di</strong> Dio, accolta con animo continuamente nuovo.<br />

La Parola alla base <strong>del</strong> Regno<br />

Il Regno, cioè, si e<strong>di</strong>fica non a partire dall’uomo e dal suo giu<strong>di</strong>zio sulle<br />

cose o dalla sua azione volta a mo<strong>di</strong>ficarle, ma sulla Parola <strong>di</strong> Dio e sulla<br />

azione che quella Parola promuove in chi con animo docile la accoglie. La<br />

parola infatti che ann<strong>un</strong>cia l’avvenimento <strong>del</strong> Regno è anche appello rivolto<br />

all’uomo perchè voglia sottomettersi a Dio e riconoscerlo come suo Signore.<br />

E’ <strong>un</strong> invito alla obbe<strong>di</strong>enza: <strong>un</strong>a obbe<strong>di</strong>enza totale e incon<strong>di</strong>zionata, che<br />

faccia morire in noi ogni pres<strong>un</strong>zione e ogni sicurezza, e tragga i suoi motivi<br />

non dall’intimo <strong>del</strong> nostro io ma da Dio.<br />

Il Regno è <strong>un</strong>a liberazione dal nostro intimo io, prima che dalle altre cose.<br />

La libertà ha come sua <strong>di</strong>mora la coscienza <strong>del</strong>l’uomo, è interiore all’uomo,<br />

risiede nel dominio riservato <strong>del</strong>la persona. Il Regno vi penetra attraverso la<br />

interiore adesione all’appello <strong>di</strong> Dio, se accolta e seguita. E lo si e<strong>di</strong>fica sulle<br />

rovine <strong>del</strong>l’antica costruzione, sulle rovine <strong>di</strong> quel «noi stessi» che avevamo<br />

creato a partire dalle nostre autonomie.<br />

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