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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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tale manifestazione d’amore fraterno. La preghiera è un’arma per il credente, ma deve essere<br />

usata!<br />

Nello stesso tempo, l’orazione non deve m<strong>ai</strong> risultare un impegno gravoso o forzato per il<br />

credente. Riguardo a questo mi è capitato <strong>di</strong> sentire, in <strong>di</strong>versi campi biblici, preghiere nelle<br />

quali non si avvertiva nessuna gioia, nessun fervore, ma soltanto la testimonianza che quello<br />

che si stava facendo era un qualcosa <strong>di</strong> obbligato. <strong>Paolo</strong> è chiaro, egli afferma “prego con<br />

gioia”. La parola greca per in<strong>di</strong>care il termine “gioia” è chara che in<strong>di</strong>ca uno stato <strong>di</strong> intensa<br />

allegrezza. Quin<strong>di</strong>, la gioia che l’apostolo <strong>Paolo</strong> riversava nella sua preghiera, doveva essere<br />

davvero particolare, in quanto questo sentimento si riflette non soltanto in questo passo, ma<br />

in tutta la lettera. L’allegrezza del credente, che deve caratterizzare la comunione fraterna<br />

con gli altri membri della famiglia <strong>di</strong> Dio, si deve manifestare in tutto e per tutto, anche nella<br />

preghiera. D’altronde, è proprio quando si eleva la voce a Dio che si sperimenta la vera e<br />

propria gioia nella comunione con Lui, confessando tutti i nostri peccati. Proprio per il motivo<br />

che il Signore è Onnisciente e che scruta quello che vi è nell’intimo, un credente gioioso<br />

per Lui, che desidera pregare per i propri fratelli e sorelle con zelo e costanza, è certamente<br />

approvato dal Padre Celeste. Quello che l’apostolo ha tenuto è un atteggiamento esemplare,<br />

ma che nello stesso tempo è ricondotto all’esempio eccellente <strong>di</strong> Cristo e soprattutto alla<br />

preghiera che Egli rivolse al Padre per i Suoi<br />

<strong>di</strong>scepoli e per coloro che avrebbero creduto alla loro testimonianza “Non prego<br />

soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in Me per mezzo della loro parola”<br />

(Gi 17:20). In questa frase il Signore Gesù mette in evidenza la grande importanza da<br />

cui è costituita la preghiera. D’altronde il corpo <strong>di</strong> Cristo non deve essere formato da persone<br />

in<strong>di</strong>vidualistiche, ma da credenti che nel loro bagaglio spirituale e nella pratica manifestano<br />

in concreto tutti quegli insegnamenti che lo stesso Signore ha impartito: amore, dolcezza,<br />

temperanza, gioia.<br />

2.2 - Il motivo dell’allegrezza <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> - (Fl 1:5).<br />

In questo versetto si può benissimo osservare, che <strong>Paolo</strong> offre una spiegazione intorno allo<br />

stato d’animo che era insito nel suo cuore. Egli afferma “a motivo della vostra partecipazione<br />

al Vangelo, dal primo giorno, fino ad ora”. E’ chiaro e limpido che il motivo chiave<br />

che alimentava in <strong>Paolo</strong> uno stato allegro e gioioso, era la stessa attività che i membri della<br />

chiesa <strong>di</strong> Filippi svolgevano nei riguar<strong>di</strong> del Vangelo. Non poteva esistere una causa migliore:<br />

l’adesione al Vangelo che implica l’accettare la Persona amata del Signore Gesù, fa scaturire<br />

nel cuore <strong>di</strong> ogni credente, un sentimento <strong>di</strong> profonda allegrezza. La parola usata in<br />

questa circostanza cioè partecipazione, nel greco ha lo stesso significato <strong>di</strong> comunione cioè<br />

Koinonia, per cui <strong>Paolo</strong> si riferisce al continuo e perseverante adempimento <strong>di</strong> tutti gli insegnamenti<br />

che i <strong>Filippesi</strong> conoscono. Loro, quali credenti, partecipavano alla medesima sorte<br />

dei santi nella luce (Cl 1:12), ma sperimentavano anche quale era il vero significato <strong>di</strong> comunione<br />

con il Signore Gesù. La stessa lettera ci viene in soccorso approfondendo questo<br />

argomento: in Fl 3:10 sta scritto “Tutto questo allo scopo <strong>di</strong> conoscere Cristo, la potenza<br />

della Sua risurrezione, la comunione delle Sue sofferenze, <strong>di</strong>venendo conforme<br />

alla Sua morte”.<br />

Questa frase richiama, in una maniera delicata ma efficace, il profondo significato che caratterizza<br />

la frase “comunione con il Signore Gesù”. Il credente non deve m<strong>ai</strong> trovare una<br />

giustificazione per riguardare al mondo, ma deve ricercare e fissare lo sguardo sul Signore.<br />

Per tutti quei cristiani che permangono in uno stato <strong>di</strong> preoccupante carnalità, <strong>Paolo</strong> pone<br />

una domanda certamente efficace “quale comunione tra la luce e le tenebre?” (2 Co 6:14).<br />

Il credente è chiamato sempre a <strong>di</strong>mostrare la sua comunione, la sua partecipazione al Vangelo,<br />

affinchè non sia salvato soltanto “come attraverso il fuoco” (1 Co 3:15). L’apostolo<br />

Giovanni con decisione afferma chiaramente che tutti coloro che si <strong>di</strong>cono partecipi alla comunione<br />

con Dio, ma camminano nelle tenebre, sono mentitori “Se <strong>di</strong>ciamo che abbiamo<br />

comunione con Lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in<br />

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