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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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tà”. Il meraviglioso nome <strong>di</strong> Cristo non può e non deve essere mescolato a quello che produce la carne<br />

e qui vi sono due sentimenti carnali.<br />

• 1. L’invi<strong>di</strong>a. Non si può ignorare quello che la Scrittura afferma su questo sentimento carnale, ad<br />

esempio che l’invi<strong>di</strong>a genera il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e la contesa (Gm 3:16) e risulta chiaro il risultato <strong>di</strong> questo<br />

loro operare ovvero l’angoscia stessa <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> (v.17). Inoltre l’invi<strong>di</strong>a è intrinseca nell’orgoglio (1 Ti<br />

6:4) e nell’annunciare il vangelo tale stato non vi deve essere. La pre<strong>di</strong>cazione cristiana deve essere<br />

caratterizzata dall’umiltà.<br />

• 2. La rivalità. <strong>Paolo</strong> nella seconda lettera <strong>ai</strong> Corinti poteva <strong>di</strong>re “Infatti, temo, quando verrò, <strong>di</strong> non<br />

trovarvi quali vorrei, e <strong>di</strong> essere io stesso da voi trovato quale non mi vorreste; temo che vi siano<br />

tra <strong>di</strong> voi contese, gelosie, ire, rivalità” (2 Co 13:4). Da notare che il termine greco riguardo a temere,<br />

in questo caso, è phobeo, il cui significato non implica soltanto una semplice tensione, ma include<br />

anche una particolare paura. Ed è proprio così! Rivalità e invi<strong>di</strong>a sono veramente <strong>di</strong>struttive!<br />

Fino ad ora abbiamo visto l’aspetto negativo che <strong>Paolo</strong> sottolinea. Egli però non vuole assolutamente<br />

contristare gli animi dei filippesi, infatti egli parla anche <strong>di</strong> coloro che erano caratterizzati dalla rettitu<strong>di</strong>ne<br />

spirituale “ma ce ne sono altri che Lo pre<strong>di</strong>cano <strong>di</strong> buon animo”. Ecco la contrapposizione!<br />

La figura <strong>di</strong> coloro che annunciavano Cristo <strong>di</strong> buon animo, rappresenta certamente il credente spirituale,<br />

ripieno <strong>di</strong> fervore per il Signore, vincitore in Cristo e soprattutto consapevole che in lui non vi è<br />

alcun merito. In tutta sincerità possiamo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> rientrare in questa categoria <strong>di</strong> cristiani?<br />

1.2 - Le ragioni <strong>di</strong> questa contrapposizione - (Fl 1:16-17).<br />

<strong>Paolo</strong> continua la sua <strong>di</strong>chiarazione, mettendo in evidenza la ragione che è all’origine <strong>di</strong> questa contrapposizione<br />

<strong>di</strong> sentimento “Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della <strong>di</strong>fesa<br />

del vangelo”. Quin<strong>di</strong>, la sorgente che scaturiva dall’animo <strong>di</strong> questi credenti era identificata nella<br />

semplice, ma efficace carità. Il loro desiderio era tutto in<strong>di</strong>rizzato all’annuncio <strong>di</strong> Cristo verso coloro<br />

che erano avvolti dall’oscurità, con lo scopo che si prefiggeva lo stesso <strong>Paolo</strong>, la <strong>di</strong>fesa del vangelo.<br />

Siamo noi costantemente animati da questo spirito? Il nostro compito <strong>di</strong> annunciare Cristo è rivolto al<br />

solo scopo <strong>di</strong> magnificare e glorificare il nome <strong>di</strong> Cristo? Il nostro animo è pervaso dall’amore per<br />

coloro che sono ancora attaccati a Satana? Sono domande che hanno bisogno <strong>di</strong> un’attenta e sincera<br />

risposta.<br />

Ma <strong>Paolo</strong>, per concludere, deve ancora citare quelle persone che annunciavano il nome <strong>di</strong> Cristo con<br />

un animo non spirituale “ma quelli annunziano Cristo con spirito <strong>di</strong> rivalità, non sinceramente,<br />

pensando <strong>di</strong> provocarmi qualche afflizione nelle mie catene”. La ragione o la conseguenza è ricondotta<br />

proprio al provocare qualche afflizione a <strong>Paolo</strong> stesso. E’ certamente gratificante e consolante<br />

osservare come l’apostolo non si <strong>di</strong>lunghi affatto sul giu<strong>di</strong>zio che queste persone stimolavano. Egli<br />

afferma, però, in maniera chiara e decisa che il loro agire era accompagnato da una rivalità insulsa ed<br />

assurda.<br />

E’ triste verificare che quando si compiono opere gra<strong>di</strong>te al Signore, si viene osteggiati e ostacolati.<br />

Ma bisogna comportarsi come ha fatto <strong>Paolo</strong>, in quanto egli prosegue il suo <strong>di</strong>scorso donando anche<br />

consolazione.<br />

2. L’allegrezza <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> (Fl 1:18-21).<br />

L’apostolo sottolinea in questi quattro versetti, tre punti principali che rientrano, appunto, nella sfera<br />

dell’allegrezza che <strong>Paolo</strong> stava sperimentando.<br />

2.1 - La sorgente dell’allegrezza - (Fl 1:18).<br />

Può risultare strano che l’apostolo, nel concludere questa serie <strong>di</strong> riflessioni <strong>di</strong> cui si è visto prima il<br />

contenuto, inserisca una domanda retorica “Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità,<br />

Cristo è annunziato; <strong>di</strong> questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora”. Diverse volte questo versetto<br />

è stato usato in modo arbitrario per <strong>di</strong>mostrare vari pensieri liberali che sono sorti e che esistono<br />

tuttora, oppure per invitare alla tolleranza nei confronti <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazioni non sempre precise e ortodosse.<br />

Ciò significa dare una sbagliata interpretazione perché qui si tratta <strong>di</strong> persone che annunciano Cristo.<br />

Qui <strong>Paolo</strong> sta soltanto mettendo in evidenza il fatto che l’annuncio <strong>di</strong> Cristo deve essere espresso,<br />

nella sua forma completa, dall’annuncio dell’Evangelo, come ha comandato il Signore (Mt 28:19-20).<br />

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