Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI
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catene <strong>di</strong> tutti si spezzarono” (At 16:26). Fu dopo questo episo<strong>di</strong>o che vi fu la conversione del carceriere<br />
<strong>di</strong> Filippi (At 16:34). I cristiani <strong>di</strong> Filippi occupavano sempre un posto speciale nel cuore <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>.<br />
Egli aveva sofferto in quel luogo, ma per la misericor<strong>di</strong>a del Padre Celeste, me<strong>di</strong>ante la fatica<br />
dell’apostolo era sorta una chiesa fedele. D<strong>ai</strong> filippesi, <strong>Paolo</strong> accettò, durante i suoi viaggi attraverso<br />
la Macedonia, offerte per <strong>ai</strong>uti materiali “Anche voi sapete, <strong>Filippesi</strong>, che quando cominci<strong>ai</strong> a pre<strong>di</strong>care<br />
il vangelo, dopo aver lasciato la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte <strong>di</strong> nulla per quanto<br />
concerne il dare e l’avere, se non voi soli” (Fl 4:15), fino alla fine resteranno, come egli stesso afferma,<br />
i suoi fratelli cari e desideratissimi, la sua allegrezza, la sua corona. Proprio per questo,<br />
l’esegesi moderna ritiene, benché il libro degli Atti non lo <strong>di</strong>chiari formalmente, che <strong>Paolo</strong>, nel 56-57<br />
d.C, dopo il tumulto <strong>di</strong> Efeso andò in Grecia, passò per la Macedonia, e si fermò per poco tempo nella<br />
chiesa <strong>di</strong> Filippi. Al ritorno della Grecia <strong>Paolo</strong> prese la stessa via della Macedonia e Luca, questa<br />
volta, afferma chiaramente la fermata <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> a Filippi “E noi, dopo i giorni degli azzimi, partimmo<br />
da Filippi” (At 20:6).<br />
2. L’occasione dell’epistola <strong>ai</strong> <strong>Filippesi</strong>.<br />
Dal testo stesso della lettera si può benissimo notare che questa è stata scritta mentre <strong>Paolo</strong><br />
era prigioniero, tant’è che l’intero testo rientra nella collana delle “epistole della prigionia”. I<br />
filippesi, informati della prigionia <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>, mandarono come messo Epafro<strong>di</strong>to, con<br />
l’incarico <strong>di</strong> portargli i loro amorevoli doni, per questo, <strong>Paolo</strong> approfitta dell’occasione e<br />
scrive <strong>ai</strong> suoi destinatari parole <strong>di</strong> consolazione e <strong>di</strong> esortazione nel praticare le virtù cristiane.<br />
Epafro<strong>di</strong>to, dopo essersi rimesso dalla sua infermità, ritorna a Filippi. Come per altre<br />
tre epistole <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>, <strong>ai</strong> Colossesi, a Filemone e agli Efesini, è sorta una questione: a quale<br />
prigionia <strong>Paolo</strong> si trovava? Per tale domanda bisogna rifarsi <strong>ai</strong> manoscritti antichi: le loro<br />
annotazioni, avvallate da antichi commentatori, hanno in<strong>di</strong>cato la prima prigionia <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> a<br />
Roma (nel 60-62 o 61-63 d.C). L’epistola stessa dei <strong>Filippesi</strong> ci può venire in <strong>ai</strong>uto: nel primo<br />
capitolo e v.13 sta scritto “al punto che a tutti quelli del pretorio e a tutti gli altri è<br />
<strong>di</strong>venuto noto che sono in catene per Cristo” (in greco tois loipois pasin). Anche il passo <strong>di</strong><br />
<strong>Filippesi</strong> 4:22 è molto convincente “I fratelli che sono con me vi salutano e specialmente<br />
quelli della casa <strong>di</strong> Cesare”.<br />
Quest’ultima espressione non è riferita <strong>ai</strong> membri della famiglia imperiale, ma <strong>ai</strong> servi<br />
dell’imperatore, schiavi e liberi. Quin<strong>di</strong>, molti sono i commentatori che sono propensi a pensare<br />
che sia Roma la “casa imperiale” e la “casa <strong>di</strong> Cesare”. Tuttavia nonostante queste in<strong>di</strong>cazioni<br />
storiche importanti, alcuni hanno pensato ad un’altra soluzione, ad un’altra variante.<br />
La parola greca pr<strong>ai</strong>torion ( cioè pretorio) in Fl 1:13, in<strong>di</strong>ca principalmente il quartiere generale<br />
che era situato a Roma, ma può anche in<strong>di</strong>care il palazzo <strong>di</strong> un governatore, il quale a<br />
sua volta, governava una qualsiasi provincia romana. Se così fosse, la traduzione non in<strong>di</strong>cherebbe<br />
così perentoriamente la prigionia <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> a Roma. Lo storico M.Goguel afferma<br />
“Diverse iscrizioni attestano la presenza <strong>di</strong> schiavi e liberi imperiali nelle provincie, e specialmente<br />
ad Efeso” (tratto dal libro Les epitres pauliennes). Dall’inizio del ventesimo secolo<br />
molti autori, respingendo l’opinione tra<strong>di</strong>zionale, hanno posto la composizione dell’epistola<br />
<strong>ai</strong> <strong>Filippesi</strong> all’epoca <strong>di</strong> una prigionia <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> in quella città, cioè sostengono l’origine efesina<br />
per questa lettera. Per affermare questo, si sono basati su una critica interna alquanto <strong>di</strong>scutibile:<br />
1) La lingua dell’epistola <strong>ai</strong> <strong>Filippesi</strong> risulta essere più vicina a quelle delle epistole più antiche,<br />
invece <strong>di</strong> quelle appartenenti alle epistole della cattività;<br />
2) per giustificare la teoria della prigionia <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> ad Efeso, questi stu<strong>di</strong>osi si sono altresì<br />
basati sulle relazioni tra <strong>Paolo</strong> e i filippesi, la corrispondenza, l’invio <strong>di</strong> doni, il viaggio <strong>di</strong><br />
Epafro<strong>di</strong>to e l’invio <strong>di</strong> Timoteo (descritto in Fl 2:19) affermando “Tutto ciò è stato possibile<br />
grazie alla vicinanza che vi è tra Efeso e Filippi, che non tra Roma e Filippi”. Ma bisogna<br />
ammettere che queste ipotesi sono troppo instabili e non sono supportate da una prova certa<br />
e inconfutabile. Se si prendono in considerazione semplicemente le parole dei testi biblici così<br />
come sono, non si può pensare ad una prigionia <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> ad Efeso.<br />
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