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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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Il centro <strong>di</strong> questo versetto è caratterizzato dall’importante conclusione <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> che identifica<br />

l’annuncio <strong>di</strong> Cristo come il motivo o la sorgente della sua allegrezza “<strong>di</strong> questo mi rallegro e mi rallegrerò<br />

ancora”. Le sofferenze stesse <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> sono una testimonianza vivente <strong>di</strong> allegrezza nelle sofferenze<br />

stesse <strong>di</strong> Cristo e nell’annuncio <strong>di</strong> Cristo. E questo sentimento lo ha portato a <strong>di</strong>re “Che importa?”.<br />

Questa domanda non è sinonimo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenza o superficialità, ma una chiara <strong>di</strong>mostrazione<br />

del fatto che egli non pensava a se stesso. A <strong>Paolo</strong> interessava soltanto che Cristo fosse annunciato<br />

, e nello stesso tempo, si <strong>di</strong>sinteressava dei suoi problemi, <strong>di</strong> quelle che potevano essere le sue afflizioni,<br />

anche causate da coloro che erano spinti da rivalità ed invi<strong>di</strong>a. Questo significa confidarsi sempre<br />

nel Signore! Noi ci comportiamo nello stesso modo?<br />

2.3 - Una convinzione - (Fl 1:19).<br />

Egli afferma “so infatti che ciò tornerà a mia salvezza, me<strong>di</strong>ante le vostre suppliche e l’assistenza<br />

dello Spirito <strong>di</strong> Gesù Cristo”. Bisogna <strong>di</strong>re che il v.19 può presentare delle <strong>di</strong>fficoltà. Non tutti sono<br />

d’accordo sul significato da dare alla parola “salvezza”. Alcuni la interpretano in senso spirituale, altri<br />

invece in senso fisico ovvero la liberazione dal carcere. Questa seconda interpretazione sembra la<br />

più attinente, soprattutto se si osserva la continuazione del testo. Il pensiero <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> può essere questo<br />

“Tutte le <strong>di</strong>fficoltà che incontro vi porteranno da intercedere e con l’<strong>ai</strong>uto del Signore, questo avrà<br />

per effetto la salvezza, cioè la liberazione”. Inoltre è doveroso osservare che nel greco, la parola salvezza<br />

in questo versetto è soteria che esprime, prima <strong>di</strong> tutto, liberazione d<strong>ai</strong> propri nemici. Un altro<br />

punto da osservare è la stringente comunione che <strong>Paolo</strong> manifesta con le parole “me<strong>di</strong>ante le vostre<br />

suppliche”. Le preghiere dei filippesi vengono considerate dall’apostolo come un qualcosa <strong>di</strong> prezioso.<br />

Come si sa, il termine “supplica” in<strong>di</strong>ca un’orazione intensa e ripetuta. Questa è la comunione fraterna!<br />

E’ importante che nelle nostre assemblee vi siano delle riunioni <strong>di</strong> preghiera, affinchè si possa<br />

sperimentare la gioia che producono questi momenti. Preghiamo per i nostri fratelli? In questi tempi,<br />

si ha bisogno <strong>di</strong> un continuo e progressivo ritorno alla preghiera abbinato ad un continuo e progressivo<br />

cammino <strong>di</strong> santificazione, per sperimentare continuamente la comunione con il Signore.<br />

2.3 - Il vivere è Cristo - (Fl 1:20-21).<br />

Dobbiamo <strong>di</strong>re che la fiducia <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> non viene meno neanche <strong>di</strong> fronte alla prospettiva della morte.<br />

Egli rimane sereno perché egli ha la certezza <strong>di</strong> non essere smentito in alcuna cosa. Infatti afferma<br />

“secondo la mia viva attesa e la mia speranza <strong>di</strong> non aver da vergognarmi <strong>di</strong> nulla, ma che con<br />

ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la<br />

morte. Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno”. Lo scopo <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> è rimasto immutato<br />

<strong>di</strong> fronte a qualsiasi evenienza. Il suo unico scopo è quello <strong>di</strong> annientare se stesso, non vi è alcuna <strong>di</strong>fferenza<br />

tra vita e morte. Perciò da questi due versetti notiamo almeno due cose.<br />

• 1. Non vi era vergogna in lui (v.20). Nella Scrittura si può rilevare che la vergogna è provocata<br />

quando subentra la carnalità ed è particolarmente connessa al peccato. In Ge 2:25 sta scritto “l’uomo<br />

e sua moglie erano entrambi nu<strong>di</strong> e non ne avevano vergogna”, ma dopo la caduta Adamo <strong>di</strong>sse<br />

“Ho u<strong>di</strong>to la Tua voce nel giar<strong>di</strong>no e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto” (Ge<br />

3:8-10). Inoltre l’apostolo <strong>Paolo</strong> ha dovuto riprendere i Corinti e in tale riprensione ha proprio messo<br />

in evidenza l’argomento della vergogna “Ri<strong>di</strong>ventate sobri per davvero e non peccate; perché alcuni<br />

non hanno conoscenza <strong>di</strong> Dio; lo <strong>di</strong>co a vostra vergogna”. Ma in questo frangente, <strong>Paolo</strong> <strong>di</strong>chiara<br />

apertamente <strong>di</strong> non avere vergogna e le sue non sono soltanto delle parole, ma una <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong><br />

quello che egli stava sperimentando e che aveva fatto.<br />

• 2. Cristo è il centro (v.20). Con la sua vita fisica, <strong>Paolo</strong> appartiene ancora alla terra, ma <strong>di</strong>venta sempre<br />

più proprietà <strong>di</strong> Cristo. La realtà terrena è presa e permeata da Cristo tanto che il suo corpo è uno<br />

strumento visibile della potenza <strong>di</strong> Cristo, sia con la vita, che con la morte. Il Signore Gesù deve essere<br />

sempre il punto <strong>di</strong> riferimento del credente, affinchè anche lui possa essere un esempio <strong>di</strong> vita vera,<br />

<strong>di</strong> vita cristiana, <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Cristo. Ed è proprio da questo pensiero che <strong>Paolo</strong> afferma “Infatti per me<br />

il vivere è Cristo e il morire guadagno”. L’apostolo <strong>di</strong>pende soltanto da Cristo. Questa convinzione,<br />

<strong>Paolo</strong> l’ha potuto esprimere anche nella lettera <strong>ai</strong> Galati “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono<br />

più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio<br />

<strong>di</strong> Dio, il Quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Ga 2:20).<br />

Riuscire a capire che la vita non appartiene più a noi stessi può essere facile a parole, ma sperimentarlo<br />

ogni giorno, e tutt’altra cosa. Il credente deve giungere a questa convinzione pratica e non soltanto<br />

teorica. In questo modo anche la sua esistenza terrena, potrà essere un esempio <strong>di</strong> vita cristiana. Non<br />

per niente, <strong>Paolo</strong> afferma varie volte <strong>di</strong> essere “servo <strong>di</strong> Cristo” (Ro 1:1).<br />

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