Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI
Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI
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meravigliosa “Opera <strong>di</strong> Cristo” dovrebbe rappresentare l’obiettivo primario <strong>di</strong> ciascun credente.<br />
<strong>Paolo</strong> ci tiene a <strong>di</strong>re che esse hanno lottato insieme a lui, per mettere in evidenza quali<br />
siano i vantaggi e l’efficacia <strong>di</strong> una comunione fraterna salda. Quin<strong>di</strong>, queste ulteriori informazioni<br />
possono risultare certamente <strong>di</strong> incoraggiamento per ciascuno <strong>di</strong> noi. <strong>Paolo</strong> non sbagliava<br />
a pregare questo fedele collaboratore nell’<strong>ai</strong>utare queste donne.<br />
• 4. Questo <strong>ai</strong>uto si doveva estendere anche ad altre persone specificate da <strong>Paolo</strong> (v.3d).<br />
Se si segue bene questo versetto si può osservare che non soltanto Evodìa e Sintiche dovevano<br />
essere le beneficiarie dell’<strong>ai</strong>uto offerto da questo collaboratore <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>, ma anche altre<br />
persone dovevano esserne implicate. Il primo che viene citato alla fine del v.3 risulta essere<br />
Clemente, certamente ausiliario utile per <strong>Paolo</strong>, <strong>di</strong> cui però non si hanno molte informazioni<br />
circa la sua identità. Alcuni, ad esempio, hanno ipotizzato che questo Clemente si possa associare<br />
ad uno dei Padri della Chiesa, cioè Clemente <strong>di</strong> Roma. Questo Clemente <strong>di</strong> Roma avrebbe<br />
scritto una lettera da Roma alla chiesa <strong>di</strong> Corinto verso la fine del primo secolo. Tuttavia<br />
non si hanno prove certe per queste identificazione.<br />
Dopo Clemente non vengono citati personaggi specifici, ma in senso generale <strong>Paolo</strong> conclude<br />
<strong>di</strong>cendo “e agli altri miei collaboratori”. Questo significa che <strong>Paolo</strong> non era solo, ma vi erano<br />
<strong>di</strong>versi credenti che collaboravano con lui. Verso tali persone, questo fedele collaboratore<br />
era pregato <strong>di</strong> apportare un buon contributo <strong>di</strong> <strong>ai</strong>uto.<br />
Non è forse meraviglioso osservare la sintonia e l’armonia esistente in quelle chiese in cui vi<br />
è un <strong>ai</strong>uto reciproco, in contrapposizione all’egoismo che alberga nel mondo? Per cui è opportuno<br />
fare nostra questa porzione della Parola <strong>di</strong> Dio, affinchè ciascuno <strong>di</strong> noi possa godere<br />
e sperimentare il buon sentimento della comunione fraterna, argomento che portava <strong>Paolo</strong> ad<br />
amare i membri che facevano parte della chiesa <strong>di</strong> Filippi.<br />
2. Varie raccomandazioni (Fl 4:4-9).<br />
Dopo aver posto delle precise esortazioni a delle precise persone, <strong>Paolo</strong> si rivolge all’intera comunità<br />
dei filippesi raccomandando questi su <strong>di</strong>versi argomenti e comportamenti e l’apostolo li<br />
elenca.<br />
2.1 - Primo argomento: l’allegrezza - (Fl 4:4).<br />
Le parole che si riscontrano nel v.4 sono già state riscontrate nella lettera, tuttavia non possono<br />
essere ignorate a motivo della loro portata ed importanza spirituale “Rallegratevi sempre nel Signore.<br />
Ripeto: rallegratevi” (v.4).<br />
Da questa semplice frase dell’apostolo si possono cogliere determinati insegnamenti che magari<br />
sono già stati sottolineati, ma che è bene, come si evince dalle parole <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>, ripetere.<br />
• 1. L’allegrezza deve essere costante e continua (v.4a). Quando un in<strong>di</strong>viduo sperimenta la<br />
conversione e la nuova nascita comprende certamente tutte quelle meravigliose promesse e<br />
bene<strong>di</strong>zioni sottolineate nella Scrittura riguardanti proprio il credente. Per cui la gioia non<br />
deve essere un “optional”, bensì una costante nella propria vita spirituale a motivo dei vantaggi<br />
che questo atteggiamento può comportare. L’apostolo <strong>Paolo</strong> anche in situazioni <strong>di</strong>fficili<br />
e in cui esisteva afflizione egli poteva <strong>di</strong>re “come afflitti, eppure sempre allegri” (2Co 6:10).<br />
Nel leggere il contesto <strong>di</strong> questo sesto capitolo della seconda lettera <strong>ai</strong> Corinzi, si può comprendere<br />
la sua tristezza e la sua afflizione per tutto quello che vedeva <strong>di</strong> negativo, ma non<br />
era depresso, anzi mette in evidenza una particolarità “eppure sempre allegri”. Questo sentimento<br />
non lo si può ricercare in un uomo, ma l’origine della vera gioia viene sottolineata nel<br />
proseguo della frase <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>.<br />
• 2. La vera allegrezza è nel Signore (v.4b). E’ già stato sottolineato che il Signore è il “Dio<br />
della pace e dell’allegrezza” (Ro 15:13), ma è necessario che questi attributi <strong>di</strong>vini siano da<br />
noi ricercati nella Persona <strong>di</strong> Dio. Con la mente è probabile che tutte queste cose le conosciamo,<br />
ma è necessario sperimentarle come ha fatto <strong>Paolo</strong> nella circostanza <strong>di</strong> 2Co 6:10. Solo<br />
nel Signore si può essere veramente ricolmi <strong>di</strong> gioia e in nessun altro. <strong>Paolo</strong> questo lo sapeva<br />
e desidera esortare i filippesi con forza con un ulteriore ripetizione “ripeto: Rallegratevi”.<br />
2.5 - Ricercare l’e<strong>di</strong>ficazione - (Fl 4:5-9).<br />
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