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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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da mille anni. Questo si può benissimo osservare nel libro dell’Apocalisse “Gli altri morti,<br />

non tornarono in vita prima che i mille anni fossero trascorsi” (Ap 20:5).<br />

Il credente deve ringraziare il Signore in quanto parteciperà alla prima risurrezione e sia che<br />

siamo morti, sia che siamo viventi acquisteremo un corpo incorruttibile e trasformato “Non<br />

tutti morremo, ma tutti saremo trasformati ... Perché la tromba squillerà e i morti risusciteranno<br />

incorruttibili e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta<br />

incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità” (1Co 15:51-53). Per questo, <strong>Paolo</strong><br />

poteva gioire per questi gran<strong>di</strong> scopi e soprattutto per quest’ultimo: risorgere per rivestire<br />

l’incorruttibilità e l’immortalità.<br />

<strong>Paolo</strong>, ora, in<strong>di</strong>ca <strong>ai</strong> filippesi quello che lui desidera fare nel tempo presente.<br />

6. Correre verso il traguardo (Fl 3:12-14).<br />

Nella nostra vita da credenti è opportuno domandarsi se siamo dei buoni atleti spirituali. Diverse<br />

volte si corre il rischio <strong>di</strong> impigrirsi e <strong>di</strong> condurre una vita cristiana che ha ben poco a che vedere<br />

con l’attività <strong>di</strong> cui ogni cristiano deve essere caratterizzato. <strong>Paolo</strong>, negli ultimi due versetti <strong>di</strong><br />

questa sezione della lettera, afferma quello che lui aveva nel suo cuore ed il desiderio <strong>di</strong> percepire<br />

un premio molto speciale. Per cui è necessario vedere da vicino queste parole.<br />

6.1 - Proseguire il cammino - (Fl 3:12).<br />

Prendendo la traduzione Diodati l’apostolo <strong>Paolo</strong> afferma “Non già che io abbia ottenuto il<br />

premio, o che già sia pervenuto alla perfezione; anzi proseguo, per procacciare <strong>di</strong> ottenere il<br />

premio; per il qual motivo ancora sono stato preso dal Signor Gesù ” (v.12). Da questo versetto<br />

si può notare che:<br />

• 1. <strong>Paolo</strong> non era arrivato alla perfezione (v.12a). Quello che l’apostolo ha pronunciato poco<br />

prima rappresentavano degli scopi da lui prefissi, che desiderava raggiungere. Ma <strong>Paolo</strong><br />

precisa <strong>di</strong> non avere ancora raggiunto la perfezione e la traduzione Diodati afferma “Non già<br />

che io abbia ottenuto il premio”. Infatti è <strong>di</strong> premio che si parlerà nel v.14. Tuttavia questo<br />

deve essere <strong>di</strong> insegnamento per noi. Le parole <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> non in<strong>di</strong>cano una resa o parole <strong>di</strong><br />

sconfitta, ma sottolineano quelli che sono i limiti della nostra esistenza umana. Quali uomini<br />

mortali, seppur credenti e caratterizzati dallo Spirito Santo siamo talvolta protagonisti <strong>di</strong> atteggiamenti<br />

carnali e peccaminosi che certamente contribuiscono ad un peggioramento, anziché<br />

ad un miglioramento. Inoltre il nostro stesso corpo, come visto prima, è caratterizzato<br />

dalla corruttibilità, dall’essere mortale. Non abbiamo ancora un corpo glorioso. Noi non abbiamo<br />

ancora raggiunto la perfezione, ma in vista delle meravigliose promesse è necessario<br />

essere coscienti delle convinzioni che aveva l’apostolo, non procedenti dalla carne ma<br />

dall’ispirazione dello Spirito.<br />

• 2. Bisogna proseguire il proprio cammino (v.12a). Quando si cammina e si prosegue, non<br />

si torna m<strong>ai</strong> in<strong>di</strong>etro. Si cerca <strong>di</strong> arrivare al traguardo che si è proposti. Per questo continuare<br />

a perseverare nel cammino cristiano implica necessariamente ricercare la perfezione “Del resto<br />

fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione” (2Co 13:11). Dio vuole compiere nella vita<br />

del credente un completo ristoramento. Ma perché succeda questo è necessario che noi ci arren<strong>di</strong>amo<br />

giorno dopo giorno al Signore in quanto è per mezzo <strong>di</strong> questo atteggiamento che<br />

Egli potrà operare potentemente nella nostra vita.<br />

Quin<strong>di</strong> il proseguire il proprio cammino non è soltanto un argomento in<strong>di</strong>viduale, ma anche<br />

un’esortazione spirituale in riferimento a quello che un giorno il Signore Gesù <strong>di</strong>sse “Siate<br />

perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5:48). Sebbene questo umanamente<br />

sia impossibile, tuttavia ora abbiamo lo Spirito, e nell’umiltà bisogna lasciare che Dio<br />

agisca in noi (Ro 6:11-19). Il credente deve essere un imitatore <strong>di</strong> Dio (Ef 5:1).<br />

• 3. Ottenere il premio (v.12b). Questa non è un’ambizione umana che ha la sua ra<strong>di</strong>ce<br />

nell’orgoglio, ma è un desiderio che necessariamente deve esistere in ognuno <strong>di</strong> noi. Questo<br />

argomento è sviscerato anche nella seconda lettera <strong>ai</strong> Corinti, nella quale <strong>Paolo</strong> afferma “Non<br />

sapete che coloro i quali corrono nello sta<strong>di</strong>o, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio?<br />

Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo<br />

fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi per una incorruttibile. Io quin<strong>di</strong> corro<br />

così; non in un modo incerto ... anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù”<br />

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