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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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so già” ma non bisogna <strong>di</strong>menticare che la Parola <strong>di</strong> Dio non deve essere solo ascoltata, ma<br />

altresì messa in pratica (Gm 1:21-25). Se ci si ferma soltanto ad un freddo ascolto, senza mettere<br />

in pratica la Parola Giacomo ci ricorda che si è simili “ad un uomo che guarda la sua<br />

faccia naturale in uno specchio; e<br />

quando si è guardato se ne va, e subito <strong>di</strong>mentica com’era” (Gm 1:23-24). Quando si afferma<br />

<strong>di</strong> sapere e <strong>di</strong> conoscere gli insegnamenti della Scrittura bisogna domandarsi se il proprio<br />

atteggiamento è conforme alla Parola <strong>di</strong> Dio. Nelle nostre chiese vi è bisogno <strong>di</strong> ripetere<br />

le “stesse cose”, e questo per uno scopo molto importante sottolineato da <strong>Paolo</strong>.<br />

• 3. Il ripetere gli insegnamenti <strong>di</strong>vini garantisce la sicurezza (v.1b). Quando si ripetono determinati<br />

insegnamenti sulla Parola <strong>di</strong> Dio non si ha come scopo il te<strong>di</strong>are la gente che ascolta,<br />

bensì quello <strong>di</strong> rafforzare le verità e l’autorità della Parola <strong>di</strong> Dio per una “garanzia <strong>di</strong> sicurezza”.<br />

Come afferma sempre Giacomo, quando la Parola <strong>di</strong> Dio è piantata nel nostro cuore<br />

e persevera in essa, non sarà un ascoltatore smemorato ma un credente che è felice nel suo<br />

operare (Gm 1:25). E’ interessante l’esempio dell’albero.<br />

Il Sl 1 afferma che colui che si <strong>di</strong>letta nella legge del Signore, quin<strong>di</strong> nella Parola <strong>di</strong> Dio è<br />

simile ad un albero che è piantato vicino a ruscelli, fruttifero e prosperoso (Sl 1:3). Se le ra<strong>di</strong>ci<br />

della pianta sono ben ra<strong>di</strong>cate nel terreno, essa potrà assumere quel nutrimento necessario<br />

alla sopravvivenza.<br />

Se la Parola <strong>di</strong> Dio è piantata in noi, potremo trarre quel nutrimento spirituale necessario per<br />

giungere alla “perfetta statura <strong>di</strong> Cristo” (Ef 4:13).<br />

Se si prende soltanto l’argomento dell’allegrezza nel Signore, si può benissimo osservare che<br />

questo tema viene ripetuto più volte, anzi nel cap.4 e v.4 <strong>Paolo</strong> afferma “Rallegratevi sempre<br />

nel Signore. Ripeto: rallegratevi” (Fl 4:4). Queste ripetizioni non erano inutili, ma rappresentavano<br />

quei necessari strumenti adatti per essere garantiti da una “sicurezza” incrollabile.<br />

2. Il significato della vera circoncisione (Fl 3:2-4a).<br />

Da un tono dolce ed amorevole, l’apostolo passa con una certa fermezza e decisione, a formulare<br />

un <strong>di</strong>scorso che i filippesi dovevano tenere presente per guardarsi da coloro che <strong>Paolo</strong> definisce<br />

dei “cattivi oper<strong>ai</strong>”.<br />

Questi versetti rappresentano un’occasione per l’apostolo per sottolineare ulteriormente come la<br />

salvezza sia esclusivamente per grazia, visto che, vi era da temere l’influenza <strong>di</strong> coloro che si<br />

“confidavano nella carne”, dando un’importanza sbagliata alla circoncisione esteriore.<br />

Infatti, nell’analisi <strong>di</strong> questi versetti si possono notare <strong>di</strong>verse cose.<br />

2.1 - Raccomandazioni su determinate persone - (Fl 3:2).<br />

<strong>Paolo</strong> non utilizza queste parole per scagliarsi con un atteggiamento iroso contro degli in<strong>di</strong>vidui<br />

qualsiasi, ma desidera che i filippesi facciano attenzione al comportamento e al pensiero <strong>di</strong> certe<br />

persone, per non essere influenzati.<br />

Infatti l’apostolo afferma “Guardatevi d<strong>ai</strong> cani, guardatevi d<strong>ai</strong> cattivi oper<strong>ai</strong>, guardatevi da<br />

quelli che si fanno mutilare”. In questo versetto si può osservare che :<br />

• 1. Bisognava fare attenzione <strong>ai</strong> “cani” (v.2a). <strong>Paolo</strong> non intende certo l’animale che va sotto<br />

il nome <strong>di</strong> cane, ma in<strong>di</strong>ca una classe determinata <strong>di</strong> persone con un termine, tra l’altro, <strong>di</strong>spregiativo.<br />

Da tenere presente che gli ebrei, quali <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> coloro <strong>ai</strong> quali erano state<br />

date le promesse del Messia e le bene<strong>di</strong>zioni del patto stretto tra Dio ed Abrahamo, si sentivano<br />

autorizzati <strong>di</strong> rivolgere a quelli che non facevano parte del loro popolo, appellativi <strong>di</strong>spregiativi,<br />

tra cui il più comune è proprio quello <strong>di</strong> “cane”.<br />

Per cui, questo epiteto che <strong>Paolo</strong> rivolge a queste persone è molto forte, se si pensa ad esempio<br />

che la Scrittura utilizza l’appellativo “cani”, in un senso spirituale, per coloro che non entreranno<br />

“per le porte della città” (Ap 22:15), esclusi da quelle meravigliose bene<strong>di</strong>zioni che<br />

si riscontrano in Apo 22 :3-5. <strong>Paolo</strong> mette in guar<strong>di</strong>a contro chi ha una vita impura e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata.<br />

• 2. Bisognava fare attenzione <strong>ai</strong> cattivi oper<strong>ai</strong> (v.2b). <strong>Paolo</strong> nella seconda lettera alla chiesa<br />

<strong>di</strong> Corinto, utilizza un appellativo molto simile verso coloro che si travestivano da apostoli <strong>di</strong><br />

Cristo, essendo però soltanto caratterizzati da apparenza e non da sostanza visto che<br />

l’apostolo li definisce “falsi” (2Co 11:13). Questo significa che non bisogna essere caratte-<br />

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