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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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amorevoli che riempiono e scaldano il nostro cuore e nel quale compare per la prima volta,<br />

in questa epistola, la parola “amore” (v.9).<br />

In base a questo riflettiamo sulla nostra con<strong>di</strong>zione e sui nostri atteggiamenti, poiché anche<br />

questa porzione dell’epistola <strong>ai</strong> filippesi, <strong>di</strong>verrà uno stimolo per poter riguardare dentro il<br />

nostro intimo, alla nostra persona, al nostro essere, per verificare se veramente il legame<br />

della perfezione è vivo in noi “Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutte queste cose rivestitevi dell’amore che<br />

è il vincolo della perfezione” (Cl 3:14).<br />

1. - La partecipazione della grazia nelle sofferenze - (Fl 1:7).<br />

E’ meraviglioso considerare come l’apostolo giustifichi quanto aveva detto prima (vv.3-6),<br />

mettendo in evidenza l’importanza che i membri della chiesa <strong>di</strong> Filippi rivestivano. Subentra<br />

quasi una sorta <strong>di</strong> commozione quando si osserva l’atteggiamento dolce ed amorevole <strong>di</strong><br />

<strong>Paolo</strong>, specialmente per le circostanze che egli stava vivendo. Egli stava praticando quello<br />

che lui stesso avrebbe detto più avanti “Non fate nulla per spirito <strong>di</strong> parte o per vanagloria,<br />

ma ciascuno con umiltà, stimi gli altri superiore a sé stesso” (Fl 2:3). Proprio riguardando<br />

a queste caratteristiche dell’apostolo i membri della comunità <strong>di</strong> Efeso “scoppiarono<br />

in un gran pianto; e si gettarono al collo <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>” (At 20 :37-38). Sebbene <strong>Paolo</strong><br />

accenni, in questi versetti, al suo stato <strong>di</strong> prigionia, non <strong>di</strong>ce questo per autocompiangersi,<br />

ma per <strong>di</strong>mostrare il suo amore verso i filippesi e per renderli partecipi alle sue sofferenze.<br />

1.1 - L’affezione <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> (Fl 1:7a).<br />

Già nella prima parte del versetto, <strong>Paolo</strong> utilizza un’armoniosa espressione che spiega chiaramente<br />

quale era il suo sentimento “Ed è giusto che io senta così <strong>di</strong> tutti voi, perché io<br />

vi ho nel cuore, voi tutti”. La prima preoccupazione dell’apostolo consiste proprio nel giustificare<br />

quello che aveva detto prima, cioè che i filippesi risultavano il soggetto continuo<br />

delle preghiere <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> per l’avanzamento e la partecipazione dell’Evangelo. Da osservare<br />

che l’apostolo si<br />

preoccupava anche in altre epistole <strong>di</strong> manifestare questo sentimento “Voi siete <strong>di</strong>venuti<br />

imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze,<br />

con la gioia che dà lo Spirito Santo e con piena convinzione” (1 Te 1:6), “Noi ringraziamo<br />

Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, pregando sempre per voi” (Cl 1:3).<br />

Perciò sono necessari alcuni interrogativi: il nostro affetto si riflette su tutti i credenti o soltanto<br />

su una parte <strong>di</strong> questi? Vi è coerenza nella nostra vita? Sono necessarie delle risposte.<br />

1.2 - Partecipare alle sofferenze - (Fl 1:7b).<br />

Si sa certamente quali erano le catene che tenevano imprigionato <strong>Paolo</strong>. Infatti è stato più<br />

volte detto che molto probabilmente egli era prigioniero a Roma. Ma non per questo egli si<br />

lascia andare alla <strong>di</strong>sperazione, ma include i filippesi quali strumenti <strong>di</strong> conforto. E’ meraviglioso<br />

osservare ciò che sta scritto in Ro 12:15 “Rallegratevi con quelli che sono allegri;<br />

piangete con quelli che piangono”. Certamente quando si è partecipi delle sofferenze <strong>di</strong><br />

un membro, si sperimenta veramente l’amore fraterno.<br />

1.3 - Partecipare alla conferma e alla <strong>di</strong>fesa del Vangelo - (Fl 1:7c).<br />

E’ facile trovare una risposta al perché <strong>Paolo</strong> risalta il Vangelo in una maniera così palese.<br />

Nella lettera <strong>ai</strong> Romani 1:16 sta scritto “Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso<br />

è potenza <strong>di</strong> Dio per la salvezza <strong>di</strong> chiunque crede; del Giudeo e poi del Greco”.<br />

Questa affermazione certa e convinta <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> è stata confermata d<strong>ai</strong> suoi fatti e atteggiamenti:<br />

il vangelo rappresentava il motivo principale della sua prigionia. Ciò significa che<br />

l’apostolo non mostrò m<strong>ai</strong> vergogna nell’annunciare il vangelo e la sua convinzione e zelo lo<br />

hanno portato a <strong>di</strong>re “Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo<br />

<strong>di</strong>verso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema. Come abbiamo già detto,<br />

lo ripeto <strong>di</strong> nuovo anche adesso: se qualcuno vi annunzia un vangelo <strong>di</strong>verso da quello<br />

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