Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI
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• 2. L’atteggiamento del credente (v.12b). Dopo aver rivolto <strong>ai</strong> membri della chiesa <strong>di</strong> Filippi<br />
parole incoraggianti, ecco che giunge la prima esortazione cioè quella <strong>di</strong> adoperarsi al compimento<br />
della propria santificazione.<br />
Per giungere a questo traguardo non si può fare affidamento sulle proprie capacità umane, ma<br />
sul timore <strong>di</strong> Dio con la necessaria riverenza.<br />
Diverse volte si ha un atteggiamento scorretto nei confronti <strong>di</strong> Dio che non tiene conto del carattere<br />
glorioso ed ineffabile della Sua Persona.<br />
Non è per mezzo della superficialità che si potrà tendere alla perfezione, ma con quel timore<br />
riverenziale che soltanto a Dio è dovuto (2Co 7:15).<br />
1.2 - L’opera <strong>di</strong> Dio nel credente - (v.13).<br />
Il v.13 rappresenta la continuazione del <strong>di</strong>scorso dell’apostolo. Non è a caso, infatti, che <strong>Paolo</strong><br />
abbia posto l’enfasi sul carattere timoroso e riverenziale del credente, in quanto risulta essere<br />
Dio stesso Colui che compie nel credente delle azioni meravigliose.<br />
• 1. Dio produce nel credente la volontà (v.13a). Per quel credente che desidera nel suo cuore<br />
impegnarsi per crescere in Dio, non dovrà svolgere delle operazioni complesse e impossibili,<br />
poiché il Padre stesso interverrà producendo in lui questo volere. Non possiamo <strong>di</strong>menticarci<br />
che nella nostra carne non abita alcun bene (Ro 7:18) e se esiste una crescita spirituale in noi<br />
dobbiamo soltanto ringraziare il Signore e non il nostro “io”. Come afferma <strong>Paolo</strong>, è Lui che<br />
produce nel nostro stesso cuore quel desiderio e quella volontà <strong>di</strong> servirLo e <strong>di</strong> crescere spiritualmente.<br />
Infatti nella prima lettera <strong>ai</strong> Tessalonicesi <strong>Paolo</strong> afferma “Or il Dio della pace vi santifichi<br />
Egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato<br />
irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Te 5:23). Tutto il nostro<br />
essere risulta essere rinnovato, ma questo non <strong>di</strong>pende da delle nostre particolari capacità,<br />
ma esclusivamente dall’opera <strong>di</strong> Dio in noi.<br />
Eppure esistono dei credenti che non possiedono nemmeno il desiderio <strong>di</strong> servire il Signore.<br />
Forse Dio ha delle parzialità?<br />
Niente affatto, non si può incolpare il Signore per una presunta mancanza <strong>di</strong> interventi, ma<br />
soltanto se stessi. Come abbiamo già detto, non ci si può beffare <strong>di</strong> Dio (Ga 6:7).<br />
• 2. Dio interviene nell’azione concreta (v.13a). Risulta logico che il secondo passo per compiere<br />
la propria santificazione è proprio l’azione concreta.<br />
Sarebbe veramente assurda quella situazione secondo la quale un credente ha il desiderio <strong>di</strong><br />
servire il Signore, ma rimane con le mani in mano.<br />
Sorgerebbero certamente degli interrogativi sulla fedeltà <strong>di</strong> questo cristiano.<br />
Anche in questo caso il Signore non lascia solo il Suo figliuolo, ma conclude la Sua opera<br />
guidandolo in tutto e per tutto.<br />
• 3. Dio agisce secondo il Suo <strong>di</strong>segno benevolo (v.13b). Il Signore non compie m<strong>ai</strong> delle azioni<br />
sprovvedute o senza senso, ma secondo un preciso piano che Egli ha per ognuno <strong>di</strong> noi.<br />
<strong>Paolo</strong> afferma “secondo il Suo <strong>di</strong>segno benevolo”. Questo significa che i pensieri che il Signore<br />
ha verso <strong>di</strong> noi, non potranno m<strong>ai</strong> produrre l’infelicità, ma la gioia in Lui.<br />
Nella lettera agli Efesini si può benissimo notare che l’elezione (Ef 1:4), la predestinazione<br />
(Ef 1:5), la redenzione (Ef 1:7) e l’ere<strong>di</strong>tà del credente ( Ef 1:11) era stabilita dal <strong>di</strong>segno benevolo<br />
<strong>di</strong> Dio (Ef 1:5, 9, 11).<br />
Dalla Scrittura si sa che queste quattro promesse sono per il cristiano meravigliose, per questo<br />
non si può dubitare del pensiero <strong>di</strong> Dio che risulta essere sempre perfetto in ogni suo aspetto.<br />
Possa il nostro atteggiamento essere sempre sottomesso a Colui che opera in noi secondo la<br />
Sua volontà.<br />
2. Bisogna <strong>di</strong>stinguersi dal mondo (vv.14-18).<br />
Questo principio non può m<strong>ai</strong> essere ignorato. Infatti per un credente è necessario che, in ogni<br />
aspetto della sua vita, esista una netta <strong>di</strong>stinzione dal mondo e dal peccato. D’altronde è proprio<br />
questa la santificazione che il cristiano ricerca. Per spiegare questo importantissimo insegnamenti<br />
biblico, l’apostolo <strong>Paolo</strong> sottolinea <strong>di</strong>versi aspetti che costituiscono questi cinque versetti.<br />
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