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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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5. Comportarsi in modo degno del vangelo <strong>di</strong> Cristo.<br />

22<br />

Fl 1:22-30<br />

In questa ultima sezione <strong>di</strong> versetti appartenenti al primo capitolo, <strong>Paolo</strong> espone ancora una volta<br />

quello che sussisteva nel suo animo, per poi riprendere nell’esortazione. Questo modo <strong>di</strong> comportarsi<br />

deve essere preso in considerazione, troppo spesso ci si chiude nel proprio intimo, nei propri pensieri.<br />

Certamente il Signore ha un’importanza rilevante per alleviare le sofferenze, i dubbi che vi possono<br />

essere, ma esternare tutte quelle preoccupazioni che ogni credente può avere è estremamente positivo.<br />

Lui stesso può <strong>di</strong>ventare un soggetto <strong>di</strong> preghiera per tutti i membri della chiesa. Nella seconda lettera<br />

<strong>ai</strong> Corinti, l’apostolo elenca dettagliatamente tutti i pesi che costituivano le sue sofferenze “Spesso in<br />

viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali,<br />

in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella<br />

fame e nella sete, spesse volte nei <strong>di</strong>giuni, nel freddo e nella nu<strong>di</strong>tà. Oltre a tutto il resto, sono assillato<br />

ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese” (2 Co 11:26-28). Ma<br />

nonostante questo il credente deve essere comportarsi in modo coerente, per fede. Cristo stesso, come<br />

detto prima, deve essere il punto <strong>di</strong> riferimento in ogni azione, in ogni pensiero, in ogni parola, affinchè<br />

il cristiano non sia ad<strong>di</strong>tato come esempio negativo. Bisogna ricordarsi sempre che il mondo ci<br />

guarda! Per questo <strong>Paolo</strong>, esorta in questi versetti i filippesi a perseverare nel comportamento cristiano,<br />

portando come ban<strong>di</strong>era il vangelo <strong>di</strong> Cristo. Una vera conversione si <strong>di</strong>mostra dal proprio comportamento,<br />

il Signore infatti <strong>di</strong>sse al popolo d’Israele “Convertitevi ciascuno dalla via malvagia,<br />

cambiate comportamento” (Gr 35:15).<br />

1. Una giusta preoccupazione (Fl 1:22-26).<br />

Solitamente le ansie e le preoccupazioni, non sono viste positivamente dalla Scrittura. Il credente<br />

stesso non è esente dalle ansie che la vita su questa terra, purtroppo produce.Il Signore Gesù ha impegnato<br />

un intero <strong>di</strong>scorso su questo argomento (Mt 6:25-34) e dobbiamo ammettere che le maggiori<br />

preoccupazioni che occupano la nostra mente sono proprio quelle riferite alla quoti<strong>di</strong>anità o a quello<br />

che ci riserva il domani. Ma la preoccupazione <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> era <strong>di</strong> tutt’altro genere: il suo dubbio era orientato<br />

sul punto <strong>di</strong> vista spirituale, in quanto vi erano vantaggi “d<strong>ai</strong> due lati”. Per cui ve<strong>di</strong>amo almeno<br />

due cose.<br />

1.1 - Il dubbio <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> - (Fl 1:22-24).<br />

L’apostolo si pro<strong>di</strong>ga, nel vero senso della parola, ad un’attenta analisi, per cercare una risposta concreta<br />

e sod<strong>di</strong>sfacente. Egli innanzitutto:<br />

• 1. verifica la sua opera (v.22), cioè pone sul piatto della bilancia il frutto che la su opera poteva<br />

produrre. Egli infatti <strong>di</strong>ce “Ma se il vivere nella carne porta frutto all’opera mia, non saprei cosa<br />

preferire”. Magari molti, se si trovassero nella situazione <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> sarebbero contenti e allegri, in<br />

quanto vedrebbero che l’opera sta proseguendo. Per cui vi sarebbe gratificazione e allegrezza. Ma per<br />

l’apostolo non era così, anzi afferma “non saprei cosa preferire”. Questo ci insegna a non cercare il<br />

plauso, la gratificazione personale, il complimento, ma <strong>di</strong> avere sempre ben presente che “il vivere è<br />

Cristo”. Se l’opera va avanti e vi sono frutti <strong>di</strong> conversione è soltanto grazie al Signore e non per merito<br />

nostro.<br />

• 2. Considera due casi (v.23-24). <strong>Paolo</strong> <strong>di</strong>chiara apertamente <strong>di</strong> essere “stretto d<strong>ai</strong> due lati”, il che<br />

significa che la sua decisione era con<strong>di</strong>zionata da due desideri contrapposti “da una parte ho il desiderio<br />

<strong>di</strong> partire e <strong>di</strong> essere con Cristo, perché è molto meglio; ma dall’altra, il mio rimanere nel<br />

corpo è più necessario per voi”. Se si escludesse il v.24 <strong>Paolo</strong> aveva già fatto la sua scelta: il suo desiderio<br />

si identificava nella beata partenza da<br />

questa terra e <strong>di</strong> essere per sempre con il Signore. Inoltre bisogna aggiungere che il cristiano deve<br />

sempre avere nel proprio cuore l’attesa del ritorno del Signore Gesù. Il rapimento della Chiesa (1 Te<br />

4:13-17), rappresenta il motivo della nostra allegrezza. Diverse volte mi è capitato <strong>di</strong> sentire, specialmente<br />

da giovani, che il loro desiderio <strong>di</strong> rimanere su questa terra era più forte <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> attendere<br />

il Signore Gesù. In tal caso la dottrina del rapimento della Chiesa, non rappresentava, per loro,

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