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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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neando un suo particolare desiderio che si ripercuote in tutte le sue epistole, quasi con le<br />

stesse parole, salvo leggere varianti. Non si può certo <strong>di</strong>re, che la conclusione <strong>di</strong> questo saluto<br />

sia da considerare fuori luogo, oppure superfluo, ma se <strong>Paolo</strong>, ispirato dal Santo Spirito,<br />

ha affermato “grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo”, significa<br />

che la nostra attenzione si deve fermare su questa frase.<br />

2.1 - Dio è fonte <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> pace - (v.2a).<br />

<strong>Paolo</strong> desidera che questi attributi, siano incorporati nell’animo dei filippesi, caratteristiche<br />

che non un uomo anche particolarmente dotato può elargire, ma soltanto la Persona <strong>di</strong> Dio.<br />

L’apostolo spiega molto bene che tutte queste cose derivano “da Dio”, ed ogni cristiano può<br />

usufruirne, grazie alla misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong>vina. Riguardando, prima <strong>di</strong> tutto, alla grazia proprio<br />

perché Egli elargisce grazia sopra grazia, il credente stesso è chiamato a crescere in essa<br />

“ma crescete nella grazia” (1 Pi 5:10), Colui che perfeziona, che rende fermi e che fortifica<br />

in stabilità (1 Pi 5:10). Tutto questo non può passare “sotto l’uscio”, il nostro Dio è ripieno<br />

<strong>di</strong> grazia ed è assurdo che il credente riguar<strong>di</strong> da un’altra parte per ricercarla.<br />

Inoltre in molti passi neotestamentari, è sottolineata l’importanza della moltiplicazione della<br />

grazia (1 Pi 1:2; 2 Pi 1:2).<br />

Per questo tale attributo non deve essere sottovalutato, proprio per il fatto che attraverso la<br />

grazia, nella quale siamo stati giustificati “<strong>di</strong>ventassimo, in speranza, ere<strong>di</strong> della vita eterna”<br />

(Tt 3:7). Ed è proprio da questo che ricaviamo, dalla stessa Scrittura, che la Grazia <strong>di</strong><br />

Dio, non è qualcosa, ma qualcuno “Infatti la Grazia <strong>di</strong> Dio, salvifica per tutti gli uomini,<br />

si è manifestata, e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere<br />

in questo modo moderatamente, giustamente e in modo santo” (Tt 2:11-12). La<br />

Grazia <strong>di</strong> Dio è stata resa nota e il Signore Gesù Cristo stesso, ha manifestato tale attributo,<br />

in tutta la Sua vita terrena, sul duro legno della croce, nel sepolcro rimasto vuoto. Da questo,<br />

la Grazia manifesta ed esorta con particolare vigore ed energia a rinunciare a tutte le<br />

passioni carnali e ad ogni sorta <strong>di</strong> empietà. Il termine greco utilizzato nella parola “rinunziare”,<br />

è identificato nella parola arneom<strong>ai</strong>, cioè “rifiutare”. Infatti il credente, non deve porre<br />

il suo sguardo sui piaceri <strong>di</strong> questo mondo, in quanto vuote, senza sostanza e passeggere, al<br />

contrario la Grazia <strong>di</strong> Dio in<strong>di</strong>ca in modo chiaro e preciso, che il comportamento cristiano<br />

ha come scopo e obiettivo il ricercare una maggiore santificazione (Eb 12:14; 1 Ti 4:7), aborrendo<br />

l’ignominia delle opere <strong>di</strong> questa generazione “storta e perversa” (Fl 2:15).<br />

Come <strong>di</strong>sse un giorno il fratello Gastone Racine riferendosi proprio a Tt 2:11-12 “ La Grazia<br />

<strong>di</strong> Dio, manifestata a tutti gli uomini è il Signore Gesù Cristo stesso”.<br />

La conclusione del saluto formulata dall’apostolo <strong>Paolo</strong>, verso i membri della chiesa <strong>di</strong> Filippi,<br />

pone come ulteriore riflessione, la verità incontestabile che Dio è altresì fonte <strong>di</strong> pace.<br />

Come per la grazia, anche per quanto riguarda la pace il Nuovo Testamento non è carente<br />

<strong>di</strong> passi che evidenziano l’importanza della moltiplicazione <strong>di</strong> questo attributo nel cristiano<br />

“misericor<strong>di</strong>a, pace e amore vi siano moltiplicati” (Gd v.2). Sono convinto che la pace risulta<br />

essere un desiderio innato posto nel cuore dell’uomo anche in quello incredulo, ma se<br />

si osservano le offerte mondane, e si rifiuta il Signore Gesù, non soltanto sarà impossibile la<br />

“moltiplicazione della pace”, ma altresì lo sperimentare il vero significato della pace (termine<br />

greco eirene che significa letteralmente “stato <strong>di</strong> completa tranquillità”). Se risulta impossibile<br />

trovare la tranquillità, <strong>di</strong> cui ci parla la Scrittura, in questo mondo non lo è altrettanto se<br />

veramente gli occhi dell’uomo “pongono lo sguardo su Gesù” (Eb 12:2). L’apostolo Pietro,<br />

riprendendo un passo veterotestamentario identificato nel Sl 34:13-17 afferma “Chi vuole<br />

amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal<br />

<strong>di</strong>re il falso; fugga il male e faccia il bene, cerchi la pace e la persegua” (1 Pi 3:11). Il<br />

credente è esortato a perseguire la pace e conservarla, poiché la serenità, che implica necessariamente<br />

una comunione viva ed efficace con Dio, sarà inclusa nello stato intimo e viscerale<br />

del cristiano.<br />

In 2 Te 3:16 compare per ben due volte la parola “pace” “Il Signore della pace vi <strong>di</strong>a Egli<br />

stesso la pace sempre e in ogni maniera”. Il Signore nella sua grazia, elargisce la pace<br />

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