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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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l’importanza della testimonianza, non deve condurre il credente ad una sorta <strong>di</strong> presunzione<br />

personale. Dobbiamo sempre tenere presente che “nella nostra carne non abita alcun bene”<br />

(Ro 7:18). Se il credente è luce in questo mondo, è esclusivamente perché lo splendore <strong>di</strong> Dio<br />

lo colpisce e lui può riflettere a questa “storta e perversa generazione” la luce <strong>di</strong> Dio. Dobbiamo<br />

imparare dalla luna: questo corpo celeste non risplende <strong>di</strong> luce propria, ma può adempiere<br />

il suo compito <strong>di</strong> illuminare la terra durante la notte, soltanto perché i raggi luminosi del<br />

sole la colpiscono. Nella Scrittura, il sole rappresenta la gloria e lo splendore del Signore Gesù<br />

(Apo 1:16) e conseguentemente <strong>di</strong> Dio. E’ necessario che il credente sia colpito dallo<br />

splendore <strong>di</strong>vino per risplendere come un astro.<br />

Questo può avvenire soltanto quando il credente è puro, senza biasimo, adempiente alla volontà<br />

<strong>di</strong> Dio. Il nostro cuore deve essere occupato soltanto dal Signore! Lui è il nostro unico<br />

punto <strong>di</strong> riferimento.<br />

2.4 - La comunione fraterna: un dono prezioso - (Fl 2:16-18).<br />

Non possiamo ignorare quanto ci viene detto in questi tre versetti.<br />

Infatti, quella comunione tanto acclamata da <strong>Paolo</strong> all’inizio del secondo capitolo, la ritroviamo<br />

sotto certi aspetti in questi versi, con una profon<strong>di</strong>tà davvero notevole. Praticamente questa piccola<br />

pericope <strong>di</strong> versetti è costituita da un’esortazione verso i filippesi e da due conseguenti argomenti<br />

che l’apostolo pronuncia per la comune e<strong>di</strong>ficazione. Infatti si può notare che :<br />

• 1. i filippesi sono esortati a tenere alta la parola della vita (v.16a). Naturalmente questa<br />

esortazione non è soltanto riferita <strong>ai</strong> filippesi, ma a tutti i credenti. Tenere alta la Parola <strong>di</strong><br />

Dio, significa non nasconderla.<br />

Purtroppo, <strong>di</strong>verse volte, si fanno dei compromessi con il mondo, si operano delle scelte senza<br />

tenere conto del pensiero <strong>di</strong> Dio. In questo mondo, il credente è altresì chiamato a mettere<br />

sempre in primo piano, non il suo pensiero, ma il pensiero <strong>di</strong> Dio. Ci saranno certamente delle<br />

sofferenze, ci saranno degli insulti e magari anche delle prove superiori, ma le parole del<br />

Signore Gesù ci vengono in soccorso “Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno<br />

e, mentendo, <strong>di</strong>ranno contro <strong>di</strong> voi ogni sorta <strong>di</strong> male per causa Mia. Rallegratevi e giubilate,<br />

perché il vostro premio è grande nei cieli” (Mt 5:11-12). Quella della persecuzione e<br />

della sofferenza in genere è una strada che già altri hanno dovuto affrontare (1Re 19:1-4; Gr<br />

26:8-11; Da 3,6, Am 7:10-13), Il nostro avversario è il <strong>di</strong>avolo de egli può usare queste armi<br />

per impe<strong>di</strong>rci <strong>di</strong> portare in alto la Parola della vita. Per questo è necessario fare proprie le parole<br />

<strong>di</strong> Pietro “Resistetegli (cioè resistete al <strong>di</strong>avolo) stando fermi nella fede, sapendo che le<br />

medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo” (1Pi 5:9). La cosa importante<br />

è sperimentare ancora una volta che il Signore non ci abbandonerà m<strong>ai</strong> (Mt 28:20).<br />

• 2. Il frutto della fatica <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> (v.16b). Questo è il primo argomento che scaturisce quale<br />

conseguenza all’esortazione fatta in precedenza. <strong>Paolo</strong> prima <strong>di</strong> tutto, evidenzia e sottolinea<br />

un particolare evento chiamato “giorno <strong>di</strong> Cristo”, che viene sviscerato in modo dettagliato<br />

nella prima lettera <strong>ai</strong> Tessalonicesi 4:13-17. E’ importante fare questa precisazione per non<br />

confondere il rapimento della Chiesa, con la venuta in gloria del Signore Gesù per stabilire il<br />

Suo regno, evento che va, invece, sotto il nome <strong>di</strong> “giorno del Signore” (2Pi 3:10). Qui, <strong>Paolo</strong>,<br />

sottolinea una delle promesse più e<strong>di</strong>ficanti e consolanti per il cristiano, cioè il rapimento<br />

della Sposa, per mettere in evidenza una sua speranza. Infatti, il suo desiderio risultava essere<br />

quello <strong>di</strong> non avere “corso invano” né <strong>di</strong> avere faticato inutilmente.<br />

<strong>Paolo</strong>, nell’utilizzare delle immagini quoti<strong>di</strong>ane e nello stesso tempo usate in altre lettere (2Ti<br />

4:7; Ga 2:2; 1Co 15:10), vuole porre in risalto non la sua persona, come già più <strong>di</strong> una volta è<br />

stato detto, ma un suo desiderio spirituale che è ricondotto ad una progressiva santificazione<br />

dei filippesi “tenete alta la parola della vita, in modo che nel giorno <strong>di</strong> Cristo io possa vantarmi<br />

<strong>di</strong> non aver corso invano, né invano faticato”. Questo <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> è certamente<br />

giusto, infatti la sua fatica era caratterizzata esclusivamente alla Grazia <strong>di</strong> Dio come afferma<br />

lui stesso nella prima lettera <strong>ai</strong> Corinzi “Ma per la Grazia <strong>di</strong> Dio, io sono quello che sono; e<br />

la Sua Grazia verso <strong>di</strong> me non è stata vana; anzi ho faticato più <strong>di</strong> tutti loro; non io però,<br />

ma la grazia <strong>di</strong> Dio che è con me” (1Co 15:10).<br />

Se egli era usato dal Signore era soltanto per la Grazia <strong>di</strong> Dio. La visione del Cristo risorto<br />

non lo aveva soltanto portato ad una conversione, ma lo aveva reso attivo più ancora <strong>di</strong> quelli<br />

che avevano conosciuto Gesù durante la Sua incarnazione (2Co 5:16). Tutto questo ci insegna<br />

che la Grazia <strong>di</strong> Dio era un punto <strong>di</strong> riferimento della fatica <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> e tenere alta la parola<br />

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