Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI
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Concludendo questo <strong>di</strong>scorso, il luogo più probabile in cui <strong>Paolo</strong> si trovava in prigione è<br />
Roma, anche perché i saluti affettuosi <strong>di</strong> “quelli della casa <strong>di</strong> Cesare”, si comprendono meglio<br />
se partono da Roma, quale testimonianza del progresso del Vangelo in quel luogo.<br />
Quin<strong>di</strong> è necessario rimanere sulla Parola <strong>di</strong> Dio, senza lasciarsi andare a delle sterili critiche<br />
improduttive. La tra<strong>di</strong>zione vuole, che l’elaborazione dell’epistola sia da collocare nella<br />
primavera del 63 d.C.<br />
3. Caratteristiche dell’epistola.<br />
Paragonando le varie lettere paoline, forse l’epistola si <strong>Filippesi</strong> è la più sciolta, il suo linguaggio<br />
è molto scorrevole e non si può certo definirla un semplice trattato teologico. Quasi<br />
tutta la lettera è caratterizzata da confidenze personali ed esortazioni a perseverare<br />
nell’amore fraterno e nella santificazione. Inoltre l’autore manifesta, in modo sorprendente<br />
essendo questo libro un’epistola, la sua gioia ed il suo amore con semplici frasi, ma <strong>di</strong> notevole<br />
efficacia “Del resto, fratelli miei, rallegratevi nel Signore” (Fl 3:1), supportate da<br />
ulteriori, ma necessarie ripetizioni “Rallegratevi sempre nel Signore” (Fl 4:4).<br />
Alcuni hanno cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre questa epistola in due parti <strong>di</strong>stinte: una storica e l’altra<br />
parenetica; cioè riguardante le esortazioni, ma nell’approfon<strong>di</strong>mento e nell’esegesi si potrà<br />
vedere che le esortazioni sono amalgamate alle notizie stesse che <strong>Paolo</strong> rivolge <strong>ai</strong> suoi amati<br />
fratelli.<br />
Il tono che l’apostolo utilizza risulta essere intimo e personale, per questo le sue esortazioni<br />
ed i suoi ammonimenti, non prendono la forma <strong>di</strong> frasi <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio pesanti e, magari, offensivi,<br />
bensì sono resi persuasivi ed amorevoli.<br />
Naturalmente il centro su cui ruota tutta la lettera è la Persona stessa del Signore Gesù, infatti<br />
più volte <strong>Paolo</strong> ricorda la Sua importanza producendosi in detti ed affermazioni che<br />
non lasciano alcun dubbio: il vivere è Cristo (Fl 1:21). La norma della condotta dei filippesi<br />
non si rifletteva nell’esempio dell’apostolo, benché egli stesse vivendo un periodo <strong>di</strong>fficile,<br />
ma nell’esempio eccellente <strong>di</strong> Gesù Cristo, verità incontestabile per ogni vero credente. Con<br />
semplicità si può benissimo notare quanto fosse sicura la fede nella <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> Cristo, nei<br />
primi cristiani.<br />
Noti il lettore quanto sia profondo il legame che intercorre nei vari personaggi della lettera:<br />
più forte delle simpatie istintive, o dell’interesse comune, un legame meraviglioso tiene uniti<br />
<strong>Paolo</strong>, Epafro<strong>di</strong>to, i credenti <strong>di</strong> Filippi, Timoteo. La gioia <strong>di</strong> uno, deve essere la gioia <strong>di</strong> tutti,<br />
il dolore <strong>di</strong> uno, il dolore <strong>di</strong> tutti.<br />
Il linguaggio dell’apostolo dà la risposta a questo legame misterioso “il potere della risurrezione<br />
<strong>di</strong> Cristo” (Fl 3:10), l’amore <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> si <strong>di</strong>ffonde “nelle visce-“re del Signor Gesù”<br />
(Fl 1:8).<br />
L’esegeta inglese J.B Lightfoot afferma “Quando un pagano contemporaneo notava quanto i cristiani<br />
si amassero l’un l’altro, sentiva <strong>di</strong> stare davanti ad un enigma non risolto. La potenza che operava<br />
il miracolo gli era nascosta. Non era un nuovo comandamento in verità, perché faceva appello<br />
alle inclinazioni più antiche e più vere del cuore umano. Tuttavia era un nuovo comandamento, perché<br />
nella vita, nella morte e risurrezione <strong>di</strong> Cristo, aveva trovato non solo un esempio e una consacrazione,<br />
ma anche la potenza, la vitalità totalmente sconosciute e m<strong>ai</strong> provate fino allora”.<br />
3.1 - L’autenticità della lettera - .<br />
Per quanto riguarda l’autenticità della lettera <strong>ai</strong> <strong>Filippesi</strong>, il testo stesso parla della sua origine<br />
paolina, della caratteristica schiettezza dell’apostolo.<br />
L’attribuzione a <strong>Paolo</strong> dell’epistola, attestata fin dal secondo secolo dopo Cristo dalle lettere<br />
<strong>di</strong> Clemente Romano e <strong>di</strong> Policarpo, fu combattuta per la prima volta dalla scuola <strong>di</strong> Tubinga,<br />
da Baur fino a Holsten; inoltre Baur non fu seguito su questo punto nemmeno da critici<br />
che si ricollegavano alla sua scuola. Ai nostri giorni, l’autenticità dell’epistola <strong>ai</strong> <strong>Filippesi</strong> è<br />
universalmente ammessa, tranne che dalle idee ra<strong>di</strong>cali olandesi.<br />
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