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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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Questo comportamento è in completa antitesi con quanto <strong>di</strong>ce <strong>Paolo</strong> nella seconda lettera<br />

<strong>ai</strong> Corinzi “infatti l’amore <strong>di</strong> Cristo ci costringe, perché siamo giunti a questa conclusione:<br />

che uno solo morì per tutti, quin<strong>di</strong> tutti morirono; e ch’Egli morì per tutti, affinchè<br />

quelli che vivono non vivano più per sé stessi , ma per Colui che è morto e risuscitato<br />

per loro”. (2Co 5:14-15). La costrizione a cui fa riferimento <strong>Paolo</strong> è la straor<strong>di</strong>naria realtà<br />

che Dio ha operato autonomamente <strong>di</strong> Sua iniziativa, senza preoccuparsi <strong>di</strong> risposte o<br />

<strong>di</strong> reazioni, affinchè gli uomini conoscessero il Suo amore. Tutto questo non può lasciare<br />

in<strong>di</strong>fferenti, poiché questo argomento è talmente grande che <strong>Paolo</strong> aggiunge che si è arrivati<br />

ad una conclusione. In primo luogo a causa del nostro peccato noi tutti dovevamo morire,<br />

ma Cristo ha preso il nostro posto (1Pi 2:22-24).<br />

In secondo luogo, Cristo è risorto e ci ha fatto partecipi della sua vita (Ro 6:4-10). Questo<br />

<strong>di</strong>scorso non è a caso, ma deve essere fatto per sottolineare che noi non viviamo più per<br />

noi stessi, con lo scopo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare dei nostri personali interessi, ma viviamo per il Signore,<br />

poiché siamo del Signore (Ro 14:8). Il credente deve tenere presente le parole <strong>di</strong><br />

<strong>Paolo</strong> “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Ga 2:20).<br />

Per questo motivo la nostra preoccupazione deve essere quella <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare gli “interessi”<br />

<strong>di</strong> Cristo.<br />

• 5. La <strong>di</strong>mostrazione delle caratteristiche <strong>di</strong> Timoteo (v.22). Il proseguimento del <strong>di</strong>scorso<br />

<strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> ci insegna che non è sufficiente avere dei buoni propositi, ma bisogna attuarli. Ad<br />

esempio, un credente chiede al Signore l’identificazione del dono esistente in lui e questi, dopo<br />

averlo capito, si siede e non lo esercita. Timoteo non si è comportato così! Quello che lui<br />

aveva da parte del Signore lo ha manifestato! Da questo versetto si può notare che:<br />

♦ a. i filippesi sapevano <strong>di</strong> questa manifestazione (v.22a). L’apostolo afferma infatti “Voi<br />

sapete”, sottolineando una conoscenza da parte dei membri della chiesa <strong>di</strong> Filippi sul<br />

comportamento <strong>di</strong> Timoteo.<br />

Proprio nella prima lettera <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> in<strong>di</strong>rizzata a Timoteo l’apostolo afferma “Occupati <strong>di</strong><br />

queste cose e de<strong>di</strong>cati interamente ad esse perché il tuo progresso sia manifesto a tutti”<br />

(1Ti 4:15). Le “cose” che sottolinea <strong>Paolo</strong> sono chiare se si legge attentamente il contesto:<br />

essere <strong>di</strong> esempio nel parlare, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza e<br />

nell’esercizio del dono o del carisma che era in lui.<br />

Quin<strong>di</strong>, perché il progresso sia manifesto, come nel caso dei filippesi è necessario impegnarsi<br />

e de<strong>di</strong>carsi a questi argomenti. Il credente non deve conoscere la pigrizia, la sua vita<br />

è un continuo servizio per il Signore e grazie a tale manifestazione, anche il suo progresso<br />

spirituale potrà essere manifesto anche ad altri fratelli.<br />

La vita <strong>di</strong> Cristo deve essere manifesta nella nostra vita (2Co 4:11)!<br />

♦ b. L’occasione <strong>di</strong> questa conoscenza (v.22b). <strong>Paolo</strong> ricorda <strong>ai</strong> filippesi che la prova che<br />

Timoteo ha manifestato, nei loro confronti, è il servizio che è stato effettuato per la causa<br />

del Vangelo fa tutti e due.<br />

Questo speciale argomento è già stato trattato nel corso dell’epistola in Fl 1:27. Ma bisogna<br />

sempre tenere presente che è necessario combattere e lottare per la “fede che ci è stata<br />

trasmessa una volta per sempre” (Gd 1:3). Questo atteggiamento lo ha <strong>di</strong>mostrato sia<br />

Timoteo che <strong>Paolo</strong>, rispettivamente “come un figlio, con il proprio padre”.<br />

• 6. Ultime considerazioni (vv.23-24). L’apostolo rinnova la sua speranza ed il suo desiderio,<br />

cioè riuscire a mandare Timoteo d<strong>ai</strong> filippesi. Ma ancora in queste ultime parole sulla persona<br />

<strong>di</strong> Timoteo, <strong>Paolo</strong> sottolinea il fatto palese della sua situazione, argomento che è già stato visto<br />

in Fl 1:12 e seg.<br />

Certamente le circostanze che l’apostolo stava vivendo erano pesanti e <strong>di</strong>fficili da un punto <strong>di</strong><br />

vista umano, per cui egli informa i filippesi che probabilmente Timoteo sarà mandato, dopo<br />

che queste si saranno concluse.<br />

L’apostolo, comunque, non lascia nello sconforto i suoi amati fratelli, ma sottolinea che il Signore<br />

sarà Colui che opererà per il meglio. La sua fede lo portava a <strong>di</strong>re che non soltanto Timoteo<br />

sarebbe andato a Filippi, ma anche lui “ho fiducia nel Signore <strong>di</strong> poter venire presto<br />

anch’io”.<br />

Il credente che progre<strong>di</strong>sce spiritualmente è un uomo che ha queste caratteristiche.<br />

2. Lo stato <strong>di</strong> Epafro<strong>di</strong>to (Fl 2:25-26)<br />

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