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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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Dobbiamo essere coscienti che il ringraziamento è un punto fermo nell’orazione del credente.<br />

Dio conosce quelli che sono Suoi (2Ti 2:19) e la Sua conoscenza si estende a quelli che sono<br />

i nostri bisogni, le nostre preoccupazioni, per poi consolarci in una maniera perfetta, poiché<br />

Egli è il “Dio <strong>di</strong> ogni consolazione” (2Co 1:3). Ma l’uomo senza Dio non può sperimentare<br />

questo, perché sebbene il Signore conosca quello che esiste nel suo cuore, tuttavia egli si <strong>di</strong>sinteressa<br />

delle Sue esigenze. <strong>Paolo</strong> sapeva una cosa: Dio aveva avuto pietà anche <strong>di</strong> lui, egli<br />

sapeva in chi aveva creduto (2Ti 1:12).<br />

3.2 - La necessità della presenza <strong>di</strong> Epafro<strong>di</strong>to a Filippi - (Fl 2:28).<br />

A motivo della gravità della malattia <strong>di</strong> Epafro<strong>di</strong>to e della preoccupazione dei filippesi,<br />

l’apostolo <strong>Paolo</strong> afferma delle parole consolanti che hanno come soggetto l’intervento del suo<br />

collaboratore a Filippi “Perciò ve l’ho mandato con gran premura, affinchè vedendolo <strong>di</strong> nuovo<br />

vi rallegriate, e anch’io sia meno afflitto” (v.28). Da ciò si può osservare che questa decisione<br />

è stata presa per il bene comune, e nell’interno del v.28 si possono notare tre cose:<br />

• 1. la premura <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> (v.28a). Questa caratteristica esistente nell’animo <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> non deve<br />

essere considerata come una smodata voglia <strong>di</strong> fare quello che si vuole, o come il desiderio <strong>di</strong><br />

agire sconsideratamente senza aver minimamente riflettuto, ma la premura che egli aveva era<br />

costituita da tutt’altro sentimento. In greco il termine “premura” corrisponde alla parola<br />

σπουδαιοτεροσ (spoud<strong>ai</strong>oteros), che ha vari significati come “con <strong>di</strong>ligenza, con cura, con<br />

serietà”. Per cui la premura che aveva <strong>Paolo</strong> era caratterizzata da quell’amore e legame che<br />

teneva legati lui e i filippesi.<br />

<strong>Paolo</strong> non si è comportato come uno sprovveduto, ma come un fratello responsabile il cui desiderio<br />

era solo quello <strong>di</strong> <strong>ai</strong>utare palesemente i destinatari della sua lettera. In effetti questa<br />

scelta, questa decisione e lo zelo da lui mostrato, ha prodotto due conseguenze molto importanti.<br />

• 2. Il cuore dei filippesi si sarebbe rallegrato per la presenza <strong>di</strong> Epafro<strong>di</strong>to (v.28b). Quando<br />

le nostre azioni sono caratterizzate dallo zelo <strong>di</strong> servire il Signore per adempiere alla Sua<br />

volontà, prima o poi i risultati si vedranno. La conseguenza che avrebbe avuto la presenza <strong>di</strong><br />

Epafro<strong>di</strong>to a Filippi (e <strong>di</strong> questo <strong>Paolo</strong> ne era sicuro), si sarebbe identificata in un giubilo ed<br />

in un’allegrezza da parte <strong>di</strong> loro. Nel Nuovo Testamento risulta chiaro come molte volte il<br />

rallegrarsi sia un atteggiamento derivato dall’incontro o da notizie <strong>di</strong> fratelli. A proposito basti<br />

osservare quello che <strong>di</strong>ce <strong>Paolo</strong> nella seconda lettera <strong>ai</strong> Corinzi “Ma Dio, che consola gli<br />

afflitti, ci consolò con l’arrivo <strong>di</strong> Tito e non soltanto con il suo arrivo, ma anche con la<br />

consolazione da lui ricevuta in mezzo a voi. Egli ci ha raccontato il vostro vivo desiderio <strong>di</strong><br />

vedermi, il vostro pianto, la vostra premura per me; così mi sono più che m<strong>ai</strong> rallegrato”<br />

(2Co 7:6-7).<br />

E’ importante osservare questa situazione. L’arrivo <strong>di</strong> Tito aveva prodotto già <strong>di</strong> per sé una<br />

grande consolazione.<br />

In secondo luogo la gioia che Tito ha provato era il risultato <strong>di</strong> un incoraggiamento e<br />

dell’e<strong>di</strong>ficazione ricevuta.<br />

Ma il fatto straor<strong>di</strong>nario è stata la risposta dei Corinzi, i quali, invece <strong>di</strong> reagire negativamente,<br />

hanno manifestato il vivo desiderio e “premura” <strong>di</strong> rivedere <strong>Paolo</strong>. Questi erano <strong>di</strong>spiaciuti<br />

per quello che precedentemente era avvenuto. Questa è la manifestazione dell’affetto e<br />

dell’amore!<br />

Questo atteggiamento, infatti, ha prodotto in <strong>Paolo</strong> una grande allegrezza nel cuore. Anche <strong>di</strong><br />

questo il credente ha bisogno: non soltanto un incontro spora<strong>di</strong>co con i fratelli, come è già<br />

stato detto, ma una presenza concreta.<br />

• 3. Ulteriori informazioni sullo stato <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> intorno a questa circostanza (v.28b). <strong>Paolo</strong><br />

ripete quasi completamente le parole dette nel v.27, ma questa non è una ripetizione inutile.<br />

Egli desidera ricordare che la necessità della presenza <strong>di</strong> Epafro<strong>di</strong>to a Filippi non avrebbe<br />

giovato soltanto a loro, ma anche a lui. Nel v.27 la sua consolazione era identificata nel meraviglioso<br />

intervento <strong>di</strong> Dio, ora nel fatto che i filippesi avrebbero visto personalmente Epafro<strong>di</strong>to.<br />

Questo procurava nel cuore <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> sollievo, per questo egli afferma “anch’io sia<br />

meno afflitto”.<br />

Una caratteristica <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> era quella <strong>di</strong> consolare coloro che si trovavano in qualunque afflizione,<br />

poiché “per mezzo <strong>di</strong> Cristo, abbonda anche la nostra consolazione” (2Co 1:4). La<br />

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