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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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VIII. Essere irreprensibili<br />

<strong>Filippesi</strong> 2:12-18<br />

Un principio molto importante che bisogna sempre tenere presente è che non ci si può beffare <strong>di</strong><br />

Dio (Ga 6:7). Diverse volte l’uomo mette davanti delle scusanti che possono risultare più o meno<br />

cre<strong>di</strong>bili, ma il credente deve essere esente da questi sotterfugi. La Parola <strong>di</strong> Dio ci esorta ad una<br />

progressiva crescita spirituale che non può lasciare spazio alla carnalità o ancor peggio alla <strong>di</strong>fesa<br />

dei propri peccati. Molte volte, quando si <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>sce davanti a Dio, si sottolinea subito il<br />

fatto che noi siamo miserevoli e caratterizzati ancora dalla vecchia natura. Ma nella stessa epistola<br />

<strong>ai</strong> Galati è inserita la soluzione per ovviare a questo problema “Io <strong>di</strong>co: camminate secondo<br />

lo Spirito e non adempirete i desideri della carne” (Ga 5:16).<br />

E’ questa la ricetta!<br />

Camminando in un modo convenevole alla volontà <strong>di</strong> Dio, ubbidendo a Lui, si sperimenterà in<br />

prima persona che cosa significhi essere irreprensibili (v.15).<br />

Nella porzione <strong>di</strong> brano da esaminare (Fl 2:12-18), si ha un continuo susseguirsi <strong>di</strong> esortazioni<br />

che hanno come unico scopo quello <strong>di</strong> procacciare la santificazione. Certamente l’impegno guidato<br />

da Dio <strong>di</strong> separarsi sempre <strong>di</strong> più dal peccato del mondo, non può essere ignorato: il credente<br />

spirituale, infatti, si riconosce proprio dal suo comportamento, d<strong>ai</strong> suoi atteggiamenti, dalle<br />

sue parole che coincidono con gli insegnamenti della Scrittura.<br />

Per cui l’apostolo <strong>Paolo</strong>, sebbene abbia già elaborato precedentemente delle necessarie esortazioni<br />

(Fl 1:27-30 ; Fl 2:1-5), egli desidera continuare su questa linea. L’esempio della perfezione<br />

del Signore Gesù era certamente uno stimolo per i filippesi <strong>di</strong> imitare il Maestro per eccellenza.<br />

Si consideri, quin<strong>di</strong>, il contenuto <strong>di</strong> queste esortazioni.<br />

1. Adoperarsi per la santificazione (vv.12-13).<br />

L’inizio <strong>di</strong> questa pericope <strong>di</strong> versetti risulta essere veramente consolante non soltanto per i filippesi,<br />

ma anche per noi. Infatti <strong>Paolo</strong> in questi due versetti sottolinea principalmente due cose.<br />

1.1 - E’ necessario l’impegno - (v.12).<br />

<strong>Paolo</strong> non comincia ad esortare i filippesi con un tono arrogante e presuntuoso, ma con la necessaria<br />

consolazione <strong>di</strong> cui ogni credente necessita.<br />

Infatti l’inizio del v.12 è caratterizzato da un appellativo affettuoso “miei cari”, anticipazione <strong>di</strong><br />

quello che poi l’apostolo <strong>di</strong>rà nel cap.4. Come è stato detto precedentemente riguardo alle caratteristiche<br />

della comunione fraterna, <strong>Paolo</strong> mette in pratica le sue stesse parole ispirate dallo Spirito,<br />

incoraggiando i filippesi :<br />

• 1. per la loro ubbi<strong>di</strong>enza (v.12a). I membri della comunità <strong>di</strong> Filippi erano caratterizzati da<br />

un’ubbi<strong>di</strong>enza notevole, sia quando <strong>Paolo</strong> era con loro (ve<strong>di</strong> pg.2), sia quando l’apostolo era<br />

assente. Tale assenza incideva non poco sulla situazione dei filippesi: infatti <strong>Paolo</strong> aveva sottolineato<br />

prima che il rimanere nel corpo era necessario per questi membri (Fl 1:24).<br />

Ma è incoraggiante notare come ad<strong>di</strong>rittura l’ubbi<strong>di</strong>enza dei filippesi era aumentata durante la<br />

stessa assenza dell’apostolo con le parole “ma molto più adesso che sono assente”. Da un<br />

punto <strong>di</strong> vista umano questa situazione non era delle migliori: certamente i filippesi avrebbero<br />

potuto godere della presenza <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> per degli ulteriori insegnamenti e consigli, ma da un<br />

punto <strong>di</strong> vista spirituale questi hanno sperimentato il vero significato <strong>di</strong> affidarsi completamente<br />

a Dio. L’ubbi<strong>di</strong>enza <strong>ai</strong> consigli <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> ha prodotto nello stesso tempo l’ubbi<strong>di</strong>enza a<br />

Dio, ed è questa la cosa importante.<br />

Qual’è il comportamento dei giovani nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> un anziano che cerca <strong>di</strong> istruirli negli insegnamenti<br />

della Scrittura con umiltà? E’ un comportamento <strong>di</strong> ribellione o <strong>di</strong> sottomissione<br />

e ubbi<strong>di</strong>enza? La Scrittura insegna chiaramente che per coloro che sono giovani nella fede<br />

devono essere “sottomessi agli anziani” (1Pi 5:5). I filippesi si sono comportati così ed hanno<br />

ricevuto parole consolanti ed incoraggianti. Anche nelle nostre chiese vi deve essere questa<br />

atmosfera.<br />

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