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Epistola di Paolo ai Filippesi Introduzione - CRISTIANI EVANGELICI

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che avete ricevuto, sia anatema” (Ga 1:8-9).Come <strong>Paolo</strong> raccomandò i Galati a rigettare<br />

qualsiasi insegnamento che si <strong>di</strong>scostasse da quello già annunciato, nella stessa maniera dovette<br />

ammonire i Corinti per lo stesso motivo “Infatti, se uno viene a pre<strong>di</strong>carvi un altro<br />

Gesù, <strong>di</strong>verso da quello che abbiamo pre<strong>di</strong>cato noi, o se si tratta <strong>di</strong> ricevere uno spirito<br />

<strong>di</strong>verso da quello che avete ricevuto, o un vangelo <strong>di</strong>verso da quello che avete<br />

accettato, voi lo sopportate volentieri” (2 Co 11:4). Il termine greco anechom<strong>ai</strong>, utilizzato<br />

per tradurre il verbo sopportare, può anche essere inteso con sostenere. Ad ogni modo è importante<br />

essere ammaestrati dalla Parola continuamente per evitare <strong>di</strong> cadere nella confusione<br />

e nell’eresia.<br />

2. La testimonianza dell’amore <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> (Fl 1:8-11).<br />

<strong>Paolo</strong> non è mosso da un amore puramente umano, ma ama in Cristo. Questo è certamente<br />

molto importante e dal commentario <strong>ai</strong> <strong>Filippesi</strong> scritto da Gehrard Friedrich ricaviamo<br />

queste parole “La sua nostalgia è <strong>di</strong>venuta amore <strong>di</strong> Cristo che lo ha afferrato, lo fa agire (2 Co<br />

5:14). E come non è più lui a vivere, ma è Cristo che vive in lui (Ga 2:20), così non è più l’uomo <strong>Paolo</strong><br />

ad amare i filippesi, ma è Cristo che ama in lui”. Per cui in questi versetti ricaviamo alcune<br />

cose molto importanti.<br />

2.1 - La testimonianza <strong>di</strong>vina - (Fl 1:8).<br />

Nonostante il Signore Gesù <strong>di</strong>a delle precise istruzioni intorno al giuramento, qui l’apostolo<br />

chiama chiaramente Dio come testimone. Con le parole “Dio mi è te<br />

stimone”, <strong>Paolo</strong> vuole probabilmente <strong>di</strong>re che ha cercato totalmente la guida del Signore,<br />

per questo motivo poteva <strong>di</strong>re con certezza ed autorità che aveva dalla sua parte la testimonianza<br />

<strong>di</strong>vina.<br />

2.2 - L’amore deve abbondare nella conoscenza e in ogni <strong>di</strong>scernimento - (Fl 1:9).<br />

Questo sentimento non può essere generalizzato ad un mero sentimentalismo, ma è necessario<br />

che la carità sia abbondante nella conoscenza e nel <strong>di</strong>scernimento. Diverse volte si sente<br />

<strong>di</strong>re, a riguardo delle varie <strong>di</strong>fferenze che esistono nelle varie denominazioni evangeliche<br />

“Che importa delle <strong>di</strong>fferenze, l’importante è che si parli <strong>di</strong> Cristo”, trascurando quelli che<br />

sono i principali fondamenti della dottrina cristiana quale, per esempio, la certezza della salvezza.<br />

E’ naturale che, in primo luogo, si parli <strong>di</strong> Cristo, della Sua opera e tutto ciò che Lo<br />

concerne, ma non si può, in nome <strong>di</strong> un effimero sentimentalismo, accettare ed essere accomodanti<br />

verso tutte le dottrine che vengono propinate e che non sono conformi al pensiero<br />

della Scrittura. L’apostolo in<strong>di</strong>ca chiaramente che deve certamente abbondare l’amore, ma<br />

deve essere manifestato con <strong>di</strong>scernimento spirituale, senza lasciarsi trasportare da delle eccitazioni<br />

emotive.<br />

2.3 - L’amore implica anche l’accettare le cose migliori - (Fl 1:10).<br />

E’ interessante osservare la parola greca utilizzata per tradurre il termine apprezzare, cioè<br />

dokimazo. Tale termine viene usato principalmente quando si esamina, si scruta se un metallo<br />

è puro, oppure vi sono delle scorie e l’inizio <strong>di</strong> questo versetto fa comprendere quale sia<br />

l’effetto e il vantaggio del <strong>di</strong>scernimento spirituale integrato nell’amore. Quando si esercita<br />

l’amore, in questa maniera, nel credente è prodotto l’apprezzamento <strong>di</strong> quelle cose che veramente<br />

contano e che, secondo la Scrittura, sono realmente buone e spirituali. Le “cose<br />

migliori”, non si possono certo identificare con i piaceri carnali, ma in tutte quelle virtù che<br />

rendono, un credente, completo. L’apostolo Pietro poteva <strong>di</strong>re “Voi per questa ragione,<br />

mettendo da parte ogni vostro impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù<br />

la conoscenza, alla conoscenza l’autocontrollo, all’autocontrollo la pazienza, alla<br />

pazienza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno, e all’affetto fraterno, l’amore” (2 Pi 1:5-<br />

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