reale e/o virtuale nelle scene pittoriche del pintoricchio

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754 Note 1 C. RICCI, Pintoricchio, Vincenzo Bartelli & C., Perugia 1915, p. 254. 2 M. MASSIRONI, in M. KUBOVY, La freccia nell’occhio, Franco Muzio Editore, Verona 1992, p. xi. 3 C. BOULEAU, La geometria segreta dei pittori, Electa, Venezia 1996, p. 3. 4 Il quarto affresco, in cui è rappresentato l’“Incontro tra Federico III ed Eleonora d’Aragona”, è di grande interesse per la fedele rappresentazione dei luoghi. Al centro del racconto è stata dipinta la colonna Camollia sormontata dagli stemmi degli sposi che la Repubblica di Siena fece erigere in loro onore dopo l’evento, che a tutt’oggi è in loco. Sullo sfondo il paesaggio comprendeva, l’antica Porta Camollia e la chiesetta di San Basilio (entrambe andate distrutte nell’assedio del 1554), il Duomo e l’incompiuto Facciatone. Bibliografia BOULEAU C., La geometria segreta dei pittori, Electa, Venezia 1996. GARIBALDI V., MANCINI F. F., Pintoricchio, Silvana Editoriale, Milano 2008. KUBVY M., La freccia nell’occhio, Franco Muzio Editore, Verona 1992. RICCI C., Pintoricchio, Vincenzo Bartelli & C., Perugia 1915. SALVEMINI F., La visione e il suo doppio, Editori Laterza, Bari 1990. Reale e/o Virtuale nelle scene pittoriche del Pintoricchio
L'ANALISI GEOMETRICA PER LA CONOSCENZA DELL'ARCHITETTURA di BARBARA PANI architettura è frutto del pensiero e dell’opera manuale dell’uomo e come tale rac- L’ chiude in se un aspetto puramente emotivo ed uno materiale. Il primo è relativo ai sentimenti che nascono in chi osserva un edificio, il secondo è legato agli aspetti pratici inerenti la sua costruzione. A seconda delle epoche la geometria e i rapporti matematici derivanti da particolari costruzioni geometriche, furono utilizzati non solo per interpretare il mondo fisico e quello trascendentale ma anche come strumento di controllo della realtà; in ambito architettonico, in particolare, la geometria ha avuto un ruolo fondamentale non solo all’atto della creazione dell’opera ma anche come strumento pratico per garantirne la buona riuscita. I costruttori gotici, infatti, si servivano delle figure geometriche, specialmente del quadrato, per ottenere la giusta misura senza la quale l’opera architettonica non avrebbe potuto rispettare i canoni di bellezza del tempo ma, soprattutto, non avrebbe potuto essere robusta e durare nei secoli. I saperi tecnici e teorici degli architetti sono cambiati di secolo in secolo, così come è cambiata l’architettura, tanto che oggi non sono più percepiti da chi osserva un edificio storico perché non è in grado di codificare correttamente il linguaggio formale utilizzato dal costruttore. È spesso difficile ad un primo sguardo, senza operare uno studio attento dell’opera, individuare il principio generatore che ha condotto l’artefice a creare nella sua mente un edificio e poi a realizzarlo. In tal senso l’architettura può essere considerata portatrice di conoscenza in grado di tramandare ai posteri con la sua matericità e tangibilità ciò che materiale non è e cioè le nozioni tecniche e teoriche degli architetti dei secoli passati. Una delle chiavi di lettura necessarie per tradurre queste conoscenze è, appunto, l’analisi geometrica dell’architettura. La produzione scientifica sulle conoscenze geometriche degli architetti nel Medio Evo e sull’utilizzo che essi ne facevano è vasta, dagli anni ‘50 sino ad oggi sono stati pubblicati numerosi studi di carattere sia generale sia particolare soprattutto da parte di studiosi inglesi, americani e tedeschi1 . Dall’esame di parte di questa ampia bibliografia emerge che indubbiamente l’architetto medievale non solo era in possesso di nozioni geometriche, seppure elementari, ma le applicava per progettare le proprie costruzioni. Questo è ormai assodato per quanto riguarda l’architettura gotica per la
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