reale e/o virtuale nelle scene pittoriche del pintoricchio

Franca Restuccia, Mariateresa Galizia, Cettina Santagati
dievale degli elementi turriti locali, senza scadere in neologismi. Tra passato e presente,
tra storia e contemporaneità, tra classicismo e razionalismo, infatti, ridisegna
con creatività un tassello mancante della storia di Enna che ripropone l’architettura
razionale del tempo attingendo dalle matrici classiche locali, a memoria del suo ruolo
di urbs inexpugnabilis.
Un laboratorio di progettazione architettonica creativa a Enna
La riorganizzazione delle circoscrizioni provinciali operata negli anni ‘20 del secolo
scorso dal regime fascista assegna ad Enna il ruolo di capoluogo di provincia innescando
così un processo virtuoso di trasformazione della struttura economica, sociale
e culturale della cittadina, creando nuovi poli dirigenziali di riferimento a servizio del
nuovo livello provinciale.
Il progetto del centro direzionale della città ad opera dell’architetto Salvatore Caronia
Roberti con la realizzazione della Piazza del Governo e degli edifici su di essa prospicienti,
rappresenta un’importante occasione di sperimentazione del “moderno” per
i progettisti coinvolti che attingono, in alcuni casi felici, alle radici della tradizione
per rinnovare con continuità, attuando soluzioni alimentate dal “talento dei luoghi”.
In questo contesto, il ruolo di regista e attore principale è svolto da Salvatore Caronia
Roberti i cui progetti, per il Palazzo del Governo e
il Palazzo del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa,
influenzano l’operato degli altri progettisti che
operano sull’invaso della piazza l’ingegnere Rocco Giglio
6 Rendering degli edifici prospicienti
la piazza: a sn il Palazzo del
Governo (1935-40, arch. S. Caronia),
a ds il Palazzo della Banca
d'Italia (1935-39, ing. R. Giglio).
di CETTINA SANTAGATI
La memoria conta veramente per gli individui, la collettività, solo se tiene insieme
l’impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare
senza dimenticare quel che si voleva fare, di diventare senza smettere di essere,
di essere senza smettere di diventare.
Italo Calvino
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