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"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...

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Sui giornali apparvero le foto dei caduti, i<br />

saluti dei militari e le lettere di chi, a casa,<br />

era <strong>in</strong> difficoltà <strong>per</strong>ché non bastavano le<br />

braccia <strong>per</strong> i raccolti agricoli. Nel complesso,<br />

l’arruo<strong>la</strong>mento mobilitò milioni di <strong>per</strong>sone,<br />

s<strong>per</strong>imentando efficaci tecniche <strong>per</strong> ottenere<br />

il consenso degli italiani.<br />

A livello statale, so<strong>la</strong>mente dopo tre anni<br />

di guerra, il governo decise di sostenere le<br />

famiglie dei militari e organizzò una rete di<br />

soccorsi. La commissione locale <strong>in</strong>iziò a <strong>la</strong>vorare,<br />

<strong>in</strong> autunno, sul<strong>la</strong> base del decreto<br />

luogotenenziale del 28 giugno 1917, n. 1.041,<br />

poi del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n. 470 del 19 luglio 1917,<br />

dove si chiariva che doveva sussistere <strong>la</strong><br />

condizione di «aver compiuto due anni di<br />

effettivo servizio alle armi» <strong>per</strong> fruire degli<br />

aiuti.<br />

Da Crescent<strong>in</strong>o si mossero non solo i ragazzi<br />

del 1899, ma anche gli uom<strong>in</strong>i del 1875,<br />

<strong>per</strong> ben due terzi contad<strong>in</strong>i; alcuni erano<br />

braccianti che non possedevano nul<strong>la</strong>. Tutti<br />

validi e abili. Pochissimi furono i renitenti,<br />

<strong>per</strong> lo più emigrati nelle Americhe che non<br />

tornarono <strong>in</strong> patria.<br />

Nello scarno l<strong>in</strong>guaggio del documento<br />

emergono <strong>in</strong>teressanti storie private.<br />

Un padre di sei figli piccoli, nato nel 1876,<br />

fu richiamato il 23 maggio 1916 e affrontò<br />

tutte le disgrazie del<strong>la</strong> guerra.<br />

Drammatica risultò <strong>la</strong> situazione dei rivisitati<br />

e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, arruo<strong>la</strong>ti. Filippo Bazzolo<br />

(1891), ri<strong>formato</strong> <strong>per</strong> cattiva conformazione<br />

del cavo toracico, fu nuovamente ri<strong>formato</strong><br />

il 15 marzo 1916, poi dichiarato abile di 1 a categoria<br />

(visita del 30 aprile); Mario Gamba<br />

(1888), «ri<strong>formato</strong> <strong>per</strong> collo deforme del femore<br />

destro che <strong>in</strong>duce accorciatura arto»,<br />

fu arruo<strong>la</strong>to il 14 marzo 1916; Giovanni Bergamo<br />

(1895), ri<strong>formato</strong> <strong>per</strong> deficienza di statura,<br />

partì il 13 agosto 1917; Lorenzo Mi<strong>la</strong>no<br />

(1895), ri<strong>formato</strong> <strong>per</strong> debole costituzio-<br />

11 Si veda “La Sesia”, 22 dicembre 1916.<br />

Marilena Vittone<br />

ne (17 gennaio 1914), f<strong>in</strong>ì sotto le armi a partire<br />

dal marzo 1917.<br />

Giovanni Bosso (1897) fu preso prigioniero<br />

nell’ottobre del 1917 e trasferito <strong>in</strong> Germania.<br />

Era stato arruo<strong>la</strong>to il 10 maggio 1916; <strong>la</strong><br />

madre si <strong>la</strong>mentava, non sapendo se fosse<br />

vivo o morto; un altro suo figlio, Giuseppe<br />

(1895), stava <strong>in</strong> tr<strong>in</strong>cea.<br />

Felicita Parasacco, che ebbe <strong>la</strong> «sventura<br />

e il dolore di <strong>per</strong>dere l’amatissimo marito Carlo<br />

Bianco, prigioniero <strong>in</strong> Austria dal 28.12.17»,<br />

con una lettera richiedeva al<strong>la</strong> commissione<br />

<strong>la</strong> pensione di guerra. Il documento comunale<br />

si apriva con <strong>la</strong> domanda di un padre,<br />

pensionato ferroviere, che aveva al fronte i<br />

figli Mario (1896) e Antonio (1898) Zanero.<br />

I loro nomi sono scritti sul<strong>la</strong> <strong>la</strong>pide del<strong>la</strong> torre<br />

civica; i due morirono a un mese di distanza<br />

l’uno dall’altro (rispettivamente il 3 agosto<br />

e il 6 settembre del 1917).<br />

Giovanni Gallea, con quattro figli piccoli,<br />

stava sotto le armi da tre anni; <strong>la</strong> madre di<br />

Pietro Canonica (1896) dichiarò che il figlio<br />

era al fronte da ben quattro anni; Domenico<br />

Pavese (1889), fuciliere, morì nei primi giorni<br />

di dicembre 1915 e Cesare Fasolo, primogenito<br />

di madre vedova, nel settembre del<br />

1916; Giuseppe Lusano (1892), da sei anni<br />

sotto le armi, era stato arruo<strong>la</strong>to <strong>in</strong> 1 a categoria;<br />

<strong>la</strong> moglie dichiarava di non possedere<br />

nul<strong>la</strong> e di far fatica a sopravvivere. Una<br />

moglie o una madre analfabeta pose il segno<br />

del<strong>la</strong> croce nelle caselle.<br />

Qualcuno morì negli ospedali da campo:<br />

Giuseppe Gozzo<strong>la</strong>, c<strong>la</strong>sse 1893, il 4 aprile del<br />

1918. Era un contad<strong>in</strong>o ed era stato ri<strong>formato</strong>.<br />

Altri giovani furono precettati come o<strong>per</strong>ai<br />

militari <strong>per</strong> <strong>la</strong> Società elettrica italiana o<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> Fiat. Molti del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse 1885 partirono<br />

a f<strong>in</strong>e 1915, come Giuseppe Ro<strong>la</strong>ndo e Mario<br />

Vigè, soldati di fanteria, che caddero <strong>in</strong><br />

combattimento nell’autunno del 1916 11 .<br />

30 l’impegno

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