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"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...

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politiche legalitarie, cont<strong>in</strong>uarono le <strong>in</strong>timidazioni,<br />

gli assalti a coo<strong>per</strong>ative e i pestaggi<br />

ai capilega.<br />

Si giunse alle elezioni politiche anticipate<br />

del maggio 1921. In un clima di guerra civile<br />

si svolse una campagna elettorale sangu<strong>in</strong>osa,<br />

contrassegnata da rappresaglie e ritorsioni.<br />

«Le vittime di entrambe le parti, nei<br />

soli primi tre mesi del 1921, su<strong>per</strong>arono le<br />

160 unità. Certo non mancarono casi <strong>in</strong> cui<br />

<strong>la</strong> responsabilità immediata dei conflitti risaliva<br />

ai comunisti, conv<strong>in</strong>ti - di fronte al<strong>la</strong><br />

rassegnazione dell’umanesimo socialista -<br />

di poter rispondere ai fascisti con <strong>la</strong> loro<br />

stessa violenza. Ma “nel<strong>la</strong> stragrande maggioranza<br />

dei casi <strong>la</strong> responsabilità fu dei fascisti<br />

che <strong>in</strong> tal modo si proponevano di distruggere<br />

le ultime vestigia del ‘potere rosso’<br />

e di impedire col terrore <strong>la</strong> libera volontà<br />

popo<strong>la</strong>re nelle elezioni” [...] I prefetti, tranne<br />

iso<strong>la</strong>te eccezioni, non mostrarono risentimenti<br />

partico<strong>la</strong>ri contro l’eversione squadrista<br />

che <strong>in</strong>vece utilizzarono “<strong>per</strong> mobilitare<br />

il comune modo di sentire di un vasto<br />

schieramento di destra”» 63 .<br />

Marilena Vittone<br />

Maffi ottenne <strong>la</strong> riconferma <strong>in</strong> par<strong>la</strong>mento<br />

e il Psi riportò nel Vercellese il 45,5 <strong>per</strong> cento<br />

e il Pcd’I il 14 <strong>per</strong> cento. Il Partito popo<strong>la</strong>re,<br />

che aveva un proprio giornale, “Il Vercellese”,<br />

elesse Federico Marconc<strong>in</strong>i (108 deputati<br />

al<strong>la</strong> Camera). Il Blocco nazionale portò<br />

<strong>in</strong> Par<strong>la</strong>mento anche i fascisti, tra cui il casalese<br />

Cesare Maria De Vecchi, che si segnalò<br />

<strong>per</strong> le violenze nel<strong>la</strong> Bassa e nel Novarese,<br />

e il nazionalista novarese Ezio Maria Gray.<br />

La Lega contad<strong>in</strong>a di San Genuario chiese<br />

al<strong>la</strong> Giunta di affittare i terreni <strong>in</strong>colti,<br />

<strong>per</strong>ché «si doveva provvedere ai tanti senza<br />

<strong>la</strong>voro», e un sussidio <strong>per</strong> comprare i medic<strong>in</strong>ali<br />

ai poveri.<br />

Al Teatro municipale di Crescent<strong>in</strong>o si<br />

<strong>in</strong>augurò <strong>la</strong> bandiera dell’Associazione dei<br />

muti<strong>la</strong>ti, con corteo al<strong>la</strong> <strong>la</strong>pide dei caduti; il<br />

segretario, avvocato Febo Caretto, rievocò<br />

le radiose giornate del 1915 e don Giuseppe<br />

Bianco benedisse <strong>la</strong> bandiera. Biasimo fu<br />

espresso <strong>per</strong> i molti che non <strong>in</strong>tervennero<br />

al<strong>la</strong> festa.<br />

A Vercelli, Luigi Garrone ricordò i due figli<br />

eroicamente caduti al fronte 64 .<br />

63 F. FABBRI, op. cit., pp. 531-532. Nel testo vengono ricostruite le statistiche del<strong>la</strong> violenza,<br />

a partire dall’armistizio. Lo storico mette a nudo le radici del<strong>la</strong> repressione <strong>in</strong> Italia, dal<br />

governo Or<strong>la</strong>ndo f<strong>in</strong>o al 12 giugno del ’21: 986 morti e dec<strong>in</strong>e di migliaia di feriti. Dal 1 gennaio<br />

al 12 giugno: 411 morti. Il 13, seduta <strong>in</strong>augurale del<strong>la</strong> XXVI legis<strong>la</strong>tura, un gruppo di deputati<br />

fascisti, tra cui De Vecchi e Lanfranconi di Novara, «al grido “Fuori il disertore!”, si gettarono<br />

sul deputato comunista Francesco Misiano, da tempo maltrattato e dileggiato come obiettore<br />

di guerra, e lo trasc<strong>in</strong>arono fuori dall’au<strong>la</strong> di Montecitorio. “L’atto col quale il gruppo<br />

par<strong>la</strong>mentare fascista ha debuttato davanti al paese - commentò A. Gramsci - è un atto cui<br />

non si può attribuire nessun significato politico: è un atto di pura e semplice del<strong>in</strong>quenza<br />

politica”», <strong>in</strong> idem, p. 605.<br />

64 “La Sesia”, 19 luglio 1921. Le spoglie di Eugenio vennero tras<strong>la</strong>te il 28 ottobre 1922 e<br />

il giornale locale diede notevole risalto al<strong>la</strong> vicenda. Molto si era scritto sui due giovani alp<strong>in</strong>i<br />

vercellesi, limpide figure di patrioti. “La Sesia” dell’11 gennaio 1918 aveva pubblicato le<br />

lettere di Giuseppe Garrone (caduto sul Carso, il 14 dicembre) al padre Luigi con un commovente<br />

ricordo; il 5 febbraio aveva riportato <strong>la</strong> notizia del<strong>la</strong> morte del fratello Eugenio,<br />

avvenuta <strong>in</strong> prigionia, il 7 gennaio 1918. L’anno successivo il cognato Luigi Ga<strong>la</strong>nte raccolse<br />

le lettere <strong>in</strong> un volume dal titolo Ascensione eroica; con regio decreto fu concesso ai nipoti<br />

Alessandro, Virg<strong>in</strong>ia e Carlo, figli di Luigi Ga<strong>la</strong>nte e di Margherita, sorel<strong>la</strong> dei due caduti,<br />

di fregiarsi del cognome Garrone (“La Sesia”, 8 aprile 1919).<br />

48 l’impegno

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