"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...
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ve si <strong>la</strong>vorava a<strong>la</strong>cremente <strong>per</strong> esportare una<br />
certa immag<strong>in</strong>e non solo del<strong>la</strong> nazionale ma<br />
del<strong>la</strong> nazione <strong>in</strong> generale. Un esempio emblematico<br />
è costituito dal<strong>la</strong> partita Inghilterra-Italia<br />
del 14 novembre 1934 all’Highbury<br />
Stadium di Londra. L’<strong>in</strong>contro aveva valore<br />
di f<strong>in</strong>alissima mondiale dal momento che,<br />
anche se <strong>la</strong> nostra nazionale si era aggiudicata<br />
<strong>la</strong> coppa Rimet (come si chiamava allora)<br />
l’estate precedente, mancava ancora il confronto<br />
diretto con l’Inghilterra esclusa dal<br />
torneo <strong>in</strong> quanto “patria” del calcio. Nonostante<br />
<strong>la</strong> sconfitta dell’Italia <strong>per</strong> 3 a 2, <strong>in</strong> quell’occasione<br />
Carosio riuscì ad alimentare<br />
così <strong>in</strong>tensamente l’emozione dei radioascoltatori<br />
<strong>in</strong> Italia che <strong>per</strong> i calciatori furono coniati<br />
«all’istante soprannomi roboanti ed<br />
epici come “i leoni di Highbury”, moderni<br />
eroi di una saga calcistica nazional-popo<strong>la</strong>re<br />
appena agli <strong>in</strong>izi ma dest<strong>in</strong>ata a durare a<br />
lungo» 25 .<br />
Guerra d’Africa<br />
Il genere delle “Radiocronache” aveva<br />
costituito un valido <strong>la</strong>boratorio <strong>per</strong> <strong>la</strong> messa<br />
a punto di accorgimenti tecnici e di soluzioni<br />
suggestive utili <strong>per</strong> le irradiazioni delle<br />
grandi celebrazioni di regime. Da quel momento<br />
<strong>in</strong> poi <strong>in</strong>fatti, i più importanti risultati<br />
conseguiti dal governo fascista erano stati<br />
puntualmente <strong>in</strong>tercettati dai microfoni dell’Eiar<br />
e divulgati con gli stessi artifici delle<br />
“Radiocronache” sportive: microfoni panoramici<br />
<strong>per</strong> catturare contemporaneamente <strong>la</strong><br />
voce dello speaker e il c<strong>la</strong>more del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong><br />
eccitata, suoni di musiche e <strong>in</strong>ni <strong>in</strong> sottofondo,<br />
stile elettrizzante nel<strong>la</strong> conduzione<br />
del<strong>la</strong> cronaca, ecc. Il tutto nell’<strong>in</strong>tento di aumentarne<br />
l’effetto spettaco<strong>la</strong>re ed ottenere<br />
25 Idem, p. 182.<br />
26 Oggi al<strong>la</strong> radio, <strong>in</strong> “La Stampa”, 24 agosto 1935.<br />
Gioach<strong>in</strong>o Lanotte<br />
un effetto esaltante sui radioascoltatori. Fra<br />
le prime audizioni di massa organizzate dal<strong>la</strong><br />
radio fascista c’era stata <strong>la</strong> “Radiocronaca<br />
del<strong>la</strong> partenza dal porto di Napoli dei Legionari”<br />
che a bordo del “Saturnia” si recavano<br />
<strong>in</strong> Africa Orientale 26 , andata <strong>in</strong> onda il<br />
24 agosto 1935 alle ore 17.40 con un commentatore<br />
d’eccezione, il commediografo<br />
Alessandro De Stefani. Si trattava di un evento<br />
che, <strong>in</strong>serendosi nel crescendo che<br />
avrebbe portato al conflitto d’Etiopia (esca<strong>la</strong>tion<br />
com<strong>in</strong>ciata nel dicembre precedente<br />
con l’<strong>in</strong>cidente ai pozzi di Ual-Ual), preannunciava<br />
i venti di guerra che da lì a poco<br />
avrebbero condotto all’<strong>in</strong>vasione dell’Abiss<strong>in</strong>ia<br />
(come veniva ancora chiamata l’Etiopia)<br />
da parte delle truppe di Mussol<strong>in</strong>i.<br />
Anche <strong>in</strong> quell’occasione il regime trovò<br />
nelle canzonette una leva efficacissima <strong>per</strong><br />
compiere un’o<strong>per</strong>azione di non poco conto:<br />
aval<strong>la</strong>re verso l’op<strong>in</strong>ione pubblica “valide”<br />
ragioni <strong>per</strong> attaccare l’Etiopia. In realtà,<br />
il regime fascista aveva sempre cercato<br />
di al<strong>la</strong>rgare i conf<strong>in</strong>i delle sue colonie e di<br />
consolidare il dom<strong>in</strong>io italiano <strong>in</strong> Africa. Diversi<br />
i motivi che sp<strong>in</strong>gevano <strong>in</strong> questa direzione<br />
un governo che si considerava erede<br />
del<strong>la</strong> politica coloniale di Crispi: all<strong>in</strong>earsi<br />
ad Inghilterra e Francia <strong>in</strong> quel momento<br />
ancora al<strong>la</strong> testa di vasti im<strong>per</strong>i, riscattare<br />
l’umiliazione di Adua, distogliere l’attenzione<br />
degli italiani dal<strong>la</strong> situazione <strong>in</strong>terna dove<br />
le promesse di uno stato corporativo si stavano<br />
rive<strong>la</strong>ndo una <strong>in</strong>fruttuosa costruzione<br />
cartacea, accreditare il nostro paese come<br />
una nazione militarmente preparata nel delicato<br />
quadro <strong>in</strong>ternazionale <strong>in</strong> quel momento<br />
al<strong>la</strong> vigilia di importanti cambiamenti. Ma<br />
<strong>la</strong> conquista dell’Etiopia non poteva essere<br />
proposta come un mero progetto di espan-<br />
62 l’impegno