"l'impegno" in formato pdf - Istituto per la storia della Resistenza e ...
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Dove va <strong>la</strong> s<strong>in</strong>istra? (al c<strong>in</strong>ema)<br />
<strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> ragione alle ragioni del<strong>la</strong> forza».<br />
Si consuma <strong>in</strong> questo modo il distacco<br />
dal partito-limbo, <strong>in</strong>capace di difendere <strong>la</strong><br />
c<strong>la</strong>sse o<strong>per</strong>aia dai padroni. È una recisione<br />
confusa, non completamente compiuta, che<br />
parte da una lettura distorta e miope del<strong>la</strong><br />
realtà. Sergio dice che gli uom<strong>in</strong>i di Prima<br />
l<strong>in</strong>ea si credevano i nuovi “partigiani”, combattevano<br />
una guerra <strong>per</strong> il popolo, mentre<br />
dietro di loro non c’era nessuno. Già l’amico<br />
Piero l’aveva esortato a smettere, <strong>per</strong>ché<br />
«<strong>la</strong> gente non vi capisce, non vi segue».<br />
Il fallimento di Prima l<strong>in</strong>ea è di aver voluto<br />
coniugare comunismo e rivoluzione, su<strong>per</strong>ando<br />
le impostazioni metodologiche del<br />
Pci, ma senza riuscire a conv<strong>in</strong>cere il movimento<br />
o<strong>per</strong>aio del<strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> lotta<br />
armata <strong>per</strong> modificare il sistema. Ancora una<br />
volta, come nel film di P<strong>la</strong>cido, anziché <strong>la</strong> visione<br />
analitica, si fa strada il sogno, <strong>in</strong>capace<br />
di leggere criticamente il clima sociale<br />
di quegli anni. Una sconfitta ammessa a posteriori,<br />
con dolore e franchezza, da Sergio<br />
stesso: «Oggi (1989), che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> sta cancel<strong>la</strong>ndo<br />
quel che resta del comunismo, so<br />
che eravamo fuori dal tempo, fuori dal mondo.<br />
Avevamo scambiato il tramonto <strong>per</strong> l’alba.<br />
Eravamo conv<strong>in</strong>ti di avere ragione e <strong>in</strong>vece<br />
avevamo torto».<br />
In questa poetica del dis<strong>in</strong>canto, gravida<br />
di conseguenze sangu<strong>in</strong>ose, si può ravvisare<br />
un riferimento implicito al<strong>la</strong> contemporaneità.<br />
L’affermazione che il comunismo sia<br />
ormai f<strong>in</strong>ito può essere <strong>in</strong>terpretata storicisticamente,<br />
ma orig<strong>in</strong>a pure problematiche<br />
complesse e <strong>per</strong> niente scontate sul<strong>la</strong> collocazione<br />
politica e culturale del<strong>la</strong> s<strong>in</strong>istra<br />
odierna. Chi cerca di dare una risposta ad<br />
esse è Maselli <strong>in</strong> “Ombre rosse”. Già il contesto<br />
storico è di <strong>per</strong> sé significativo: il 2007,<br />
negli ultimi mesi del governo di centros<strong>in</strong>istra<br />
di Romano Prodi. Nel film vengono<br />
del<strong>in</strong>eate le due anime del<strong>la</strong> s<strong>in</strong>istra: quel<strong>la</strong><br />
<strong>in</strong>tellettuale e quel<strong>la</strong> movimentista. La pri-<br />
ma è <strong>in</strong>carnata da Sergio S<strong>in</strong>iscalchi e dai<br />
suoi amici, <strong>la</strong> seconda dai giovani del centro<br />
sociale “Cambiare il mondo”. S<strong>in</strong>iscalchi,<br />
docente universitario, provocatore culturale,<br />
habitué di talk show, frequentatore dei<br />
salotti buoni, è simbolo di una s<strong>in</strong>istra <strong>in</strong>vecchiata<br />
che si è allontanata dai valori <strong>in</strong><br />
cui <strong>per</strong> anni ha creduto, rimasti fermi sul<strong>la</strong><br />
carta ma separati dal<strong>la</strong> realtà. Intellettuali<br />
che si par<strong>la</strong>no addosso, che senza rendersi<br />
conto si sono imborghesiti, diventando come<br />
coloro contro cui hanno combattuto <strong>per</strong><br />
una vita. Ne è esempio esplicito l’architetto<br />
Varga. Ricco, famoso e donnaiolo, si vanta<br />
di aver fatto il Sessantotto, cita cont<strong>in</strong>uamente<br />
Marx, veste al<strong>la</strong> moda, fa l’eccentrico,<br />
è presuntuoso: gli basta una telefonata<br />
<strong>per</strong> avere subito a disposizione va<strong>la</strong>nghe di<br />
petrodol<strong>la</strong>ri <strong>per</strong> trasformare il centro sociale<br />
<strong>in</strong> una Casa del<strong>la</strong> cultura, riducendolo a<br />
veicolo mediatico e pubblicitario <strong>per</strong> se stesso.<br />
S<strong>in</strong>iscalchi è sì rimasto colpito dall’es<strong>per</strong>ienza<br />
dei giovani di “Cambiare il mondo”,<br />
ma li guarda con distacco e quasi casualmente<br />
suggerisce <strong>la</strong> vecchia idea di Malraux<br />
di creare le case del<strong>la</strong> cultura, che scatena i<br />
media. A lui di quei giovani non importa<br />
niente, come chiarisce nel f<strong>in</strong>ale, <strong>in</strong>teressa<br />
solo alimentare il proprio ego. La cultura di<br />
questa s<strong>in</strong>istra è ormai vuota, fatta di nul<strong>la</strong>,<br />
il desiderio di rivoluzione è un ricordo sbiadito,<br />
anche quando ci sarebbe <strong>la</strong> voglia di<br />
lottare non si hanno più le energie <strong>per</strong> farlo,<br />
come nel caso del vecchio s<strong>in</strong>dacalista Massimo.<br />
Si tratta di un’<strong>in</strong>tellighenzia che ha tradito<br />
il modello gramsciano di <strong>in</strong>tellettuale organico,<br />
attraverso un progressivo distacco<br />
dalle masse e qu<strong>in</strong>di dall’uomo, preferendo<br />
<strong>la</strong>sciarsi <strong>in</strong>cantare da un’ideologia consumistica<br />
più comoda, facile ed accattivante,<br />
sul<strong>la</strong> quale <strong>in</strong> tempi non sospetti già Pasol<strong>in</strong>i<br />
metteva <strong>in</strong> guardia. La figura di S<strong>in</strong>iscalchi<br />
è fatta di disillusione ma anche di c<strong>in</strong>i-<br />
a. XXX, n. s., n. 2, dicembre 2010 85