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Periodico elettronico di informazione motociclistica<br />
PRoVE nEWS <strong>Moto</strong>GP DAKAR SPoRt<br />
“la Dakar come il tt: rischio eccessivo?”<br />
di Nico Cereghini | La discussione è sempre aperta, ma partendo<br />
da una realtà indub<strong>it</strong>abile: chi ci corre con la moto è mosso solo dalla<br />
passione e sa che potrà pagare un prezzo alto. invece certi altri…<br />
Ciao a tutti! Guardo la<br />
Dakar, mi appassiono<br />
alla gara di Coma e<br />
Despres, tifo Peterhansel tra le<br />
auto perché quando Stephane<br />
era sulla moto dava spettacolo.<br />
E del resto mi viene in mente<br />
che quando seguivo il Rally in<br />
Africa ero sempre entusiasta<br />
dei motociclisti; ogni giorno<br />
c’erano bellissime pagine da<br />
raccontare: smanettate, faticacce, smarrimenti, piccoli e grandi<br />
eroismi. Sono passati circa vent’anni, ma l’immagine dei protagonisti<br />
di allora, da orioli a Picco a De Petri e tutti gli altri, sono<br />
ancora fotografate nella mia mente, con l’impronta bianca della<br />
mascherina sulle facce marroni per la polvere. Eravamo i primi ad<br />
intervistarli, noi di <strong>it</strong>alia 1, e la complic<strong>it</strong>à tra loro e noi è sempre<br />
stata grande. Ero invece deluso dagli automobilisti, e perplesso sulla<br />
formula della corsa. C’era pericolo, sulle piste, nei villaggi, tra le<br />
dune e persino sugli aerei che trasportavano stampa e assistenze.<br />
E sì, c’era anche chi con questo pericolo ci giocava troppo. Ma non<br />
era mai su una moto. il motociclista paga un prezzo molto alto, se<br />
le cose vanno male, e ne è consapevole. E se qualche volta esagera<br />
lo fa soltanto per passione, per l’intimo piacere della guida veloce;<br />
e anche per la sana competizione, naturalmente. invece alla Parigi-<br />
Dakar ho conosciuto gente -e parlo di francesi, che erano in grande<br />
maggioranza- che sulle quattro ruote (enormi) delle auto e dei camion<br />
si sentiva fortissimo, sicuro, indistruttibile. Gente che era in<br />
gara con lo spir<strong>it</strong>o del colonialista, del prevaricatore. Che trattava i<br />
locali con prepotenza, che attraversava i villaggi a grande veloc<strong>it</strong>à<br />
con il preciso intento di terrorizzare i neri; ho visto addir<strong>it</strong>tura chi<br />
lanciava gli adesivi ai bambini per guardarli azzuffarsi in mezzo alla<br />
pista, sfiorati dai concorrenti che seguivano. Qualcuno di questi<br />
concorrenti si è preso anche qualche fucilata; ma lasciamo perdere,<br />
che è meglio. Dico tutto questo per sottolineare che una corsa<br />
spettacolare come la Dakar attirava anche molti frustrati. non so<br />
se ancora ne attira, spero di no, ma nel caso sono sicuro che non<br />
guidano una moto. E’ un po’ lo stesso discorso del tourist trophy.<br />
Alla Dakar o al tt il rischio è alto, molto alto, più alto di quello che<br />
si corre in pista, nel CiV o in <strong>Moto</strong>GP. E penso che si possa anche<br />
discutere se sia accettabile, se sia etico quando potenzialmente<br />
mette a repentaglio anche la sicurezza degli altri, ci si può domandare<br />
persino –nel caso del tt- se la sopravvivenza della gara non<br />
sia il frutto di una cultura eroica che forse appartiene al passato.<br />
Ma non si può mai dub<strong>it</strong>are di una cosa: chi si getta in queste avventure<br />
con la moto non lo fa per calcolo o per scatenare istinti<br />
repressi. E’ profondamente innamorato del suo mezzo, è un appassionato<br />
autentico, alla fine è mosso dall’amore per la v<strong>it</strong>a. Discutiamone,<br />
se volete, ma partendo da qui.<br />
86 87<br />
23 Gennaio<br />
2012<br />
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Anno<br />
02<br />
“<br />
Il motociclista paga un prezzo molto alto, se le<br />
cose vanno male, e ne è consapevole<br />
“<br />
numero<br />
45<br />
<strong>Sport</strong>